lunedì 22 dicembre 2014

Professionista uno ogni 15 mila

Ci chiediamo se tra i tanti baby calciatori che conosciamo qualcuno riuscirà ad andare avanti fino a diventare un professionista. Sappiamo che è cosa davvero molto difficile, quasi impossibile. Le statistiche dicono che ci riesce uno ogni 15 mila. Eppure nel settore giovanile c’è tanto fermento. Molte società selezionano e allevano aspiranti professionisti come batterie di polli, alimentando a dismisura i loro sogni di gloria e soprattutto quelli dei rispettivi genitori. Le dilettantesche più organizzate in particolare si concentrano sulla fascia tra i 10 e i 15 anni, riuscendo a piazzarne periodicamente qualcuno in qualche squadra professionista, ovviamente dietro adeguato compenso economico. Spesso sono giovani italiani molto talentuosi ma per loro il cammino sarà sempre in salita e pieno di ostacoli. Non mancano poi i casi dei raccomandati, sin dalla tenera età, che giocano dove vogliono e quando vogliono grazie agli amici degli amici. Nonostante ciò, anche per loro restare poi nel mondo del professionismo non è facile, anche quando oltre a essere raccomandati possiedo delle qualità. In ogni modo, andiamo avanti e chi vivrà vedrà. Alla prossima seduta.

mercoledì 17 dicembre 2014

In Italia solo calciatori stranieri

Le squadre italiane traboccano di giocatori stranieri e questa tendenza si manifesta con virulenza già nei settori giovani, sia delle società dilettantistiche, sia delle professioniste. È il Paese del pallone ma i nostri ragazzi non interessano, non vengono premiati neanche quando con la formazione Primavera riescono a raggiungere importanti vittorie. Qualche talento italiano, ironia della sorte, viene invece valorizzato e fatto crescere soltanto all’estero, in squadre tedesche, inglesi o francesi. In Italia viene snobbato, non conta nulla, non interessa. Se gli va bene finisce a giocare nei campionati minori, se gli va male torna a casa dopo anni di sacrifici sui campi di calcio che tragicamente si rileveranno inutili. In Italia il talento italiano non trova spazio e perfino in nazionale aumentano i giocatori stranieri naturalizzati. Migliaia e migliaia di bambini italiani che giocano a calcio non avranno un futuro professionale in questo sport. (continua)

giovedì 11 dicembre 2014

Non è uno sport per italiani

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. È uno sport bellissimo che insegna molto ai ragazzi, dall’arte del sacrificio allo spirito di squadra per il raggiungimento di un obiettivo comune. Con gli altri genitori della Soccer Kids si discute tanto dello stato del calcio nostrano, delle opportunità di crescita riservate ai giovani italiani, insomma del futuro di questo sport. All’estero si sta investendo molto sul settore giovanile e con ottimi risultati, i professionisti vengono costruiti in casa. 
In Italia, anche su questo tema, si sta iniziando a parlarne solo adesso, in estremo ritardo. Il nuovo C.T. della nazionale azzurra, Antonio Conte, sta incontrando non poche difficoltà a selezionare nel campionato di Serie A dei giovani professionisti per ricostruire la squadra dopo la figuraccia dell’ultimo mondiale. Troppi stranieri, pochi italiani. (continua)

domenica 7 dicembre 2014

Tifosi idioti e strafatti

L’ultima esperienza allo stadio per i nostri ragazzi della Soccer Kids è stata traumatica. In occasione della partita Italia - Croazia al Meazza di Milano, la tifoseria croata ha portato in scena il solito squallido spettacolo misto di violenza e volgarità davanti a migliaia di bambini che erano lì solo per vedere una partita di pallone. 
Come se non bastasse, altri idioti ma questa volta italiani, utilizzando un linguaggio scurrile e violento, hanno iniziato a sollecitare il pubblico a fare un tifo energico non per sostenere l’Italia, ma più per contrastare le intemperanze della tifoseria croata. Le frasi più gentili sono state: “Bastardi pezza di merda alzatevi e urlate… Coglioni restate a casa se non sapete fare il tifo”. 
Il punto è che erano così esagitati e strafatti di fumo che, a parte a inneggiare al Duce e a fare il saluto fascista, non si sono accorti di essere praticamente seduti in mezzo a centinaia di bambini, a intere squadre di calcio del settore giovanile dilettantistico con tanto di divisa e bandiera dell’Italia in mano. 
E noi genitori in evidente difficoltà, di fronte alle intemperanze della tifoseria croata che sparava razzi in campo, e dei dementi fuori controllo e vogliosi di scontri al nostro fianco. Una cosa è certa: a queste condizioni non è pensabile portare le famiglie allo stadio. Adesso che mi sono sfogato, ci aggiorneremo alla prossima seduta.

lunedì 1 dicembre 2014

Ogni occasione è buona

I continui episodi di violenza da un lato, i caro - biglietto dall'altro, giustificano la paura delle famiglie di frequentare gli stadi. Andare allo stadio significa mettere in conto la possibilità che posso accadere qualcosa di brutto, mettere a rischio la propria incolumità e quella dei propri cari. Inevitabilmente, se in testa c’è un minimo di materia grigia, la razionalità spinge a restare a casa, seduti comodi e sicuri sul divano. 
Anche Luca e i suoi compagni della Soccer Kids hanno vissuto l’esperienza di seguire qualche partita allo stadio, campionato di Serie A o gli azzurri. Niente da fare, ogni volta, è successo qualcosa di negativo. Inutile cercare la partita più tranquilla perché c’è sempre qualche gruppo di idioti che fa degenerare la situazione. Idioti che se ne fregano se le platee sono piene di donne a bambini. Le teste vuote sono allo stadio per sfogare le loro frustrazioni ed ogni occasione è buona. (continua)

mercoledì 26 novembre 2014

Lo stadio fa paura ai bambini

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Ci sono domande che sorgono spontanee: per quali ragioni i bambini devono avere paura di andare allo stadio per seguire una partita della nazionale o della squadra del cuore? 
Anche il capitano della Roma e campione del mondo 2006, Francesco Totti, in occasione della consegna del premio intitolato a Giacinto Facchetti a Milano, ha posto l'attenzione sulla necessità che bisogna riportare le famiglie allo stadio e che alle condizioni attuali è vero che i bambini hanno paura
A San Siro, durante la recente partita Italia - Croazia valida per le qualificazione europee 2016, sotto gli occhi esterrefatti di migliaia de migliaia di bambini presenti è successo di tutto, di più: razzi in campo, tafferugli, interruzione della partita. Molte famiglie temendo il peggio hanno subito abbandonato lo stadio. Non è giusto. (continua).

martedì 18 novembre 2014

Genitori a confronto

Quando in campo piove a dirotto o le temperature sono rigide, i genitori si ritirano nel bar della società. La solidarietà ai figli che si stanno allenando nonostante il freddo, il vento e la pioggia va bene fino ad un certo punto. Meglio trovare conforto davanti a una tazza di the, un bicchiere di vino o un punch ad altissima gradazione. È in questi momenti che anche i genitori fraternizzano, fanno gruppo, si raccontano le loro storie andando oltre il pallone. Allora discutere diventa anche l’occasione per capire come sta veramente andando nel nostro Paese, a fronte della terribile crisi economica. Professionisti, artigiani, impiegati mettono a confronto le loro storie personali di lavoro o umane, commentano i temi di attualità, parlano di come sono diverse le nuove generazioni. In sostanza si torna a parlare dal vivo, come una volta, lasciando nella tasca per qualche ora smartphone, tablet, chat e social network. Adesso scusatemi, ci aggiorneremo alla prossima seduta.

giovedì 13 novembre 2014

Inzuppati piace

La cosa più bella è vedere anche quando piove come Dio comanda i ragazzini correre felici. Non capisco ancora per quale ragione ma quando sono inzuppati fradici, si divertono da impazzire. Noi genitori riparati sotto qualche pensilina o protetti dagli ombrelli stiamo a guardare infreddoliti e perplessi. Non si ammalano mai, sono delle rocce. Gli adulti invece a soffiarsi in naso di continuo. Qualcuno ha anche una brutta tosse. È l’età che avanza ma ancora di più gli effetti di una vita spesso sedentaria. I baby calciatori ogni settimana affrontano allenamenti pesanti e partite molto impegnative. In questo senso ben venga lo sport e in particolare il gioco del pallone. (continua)

venerdì 7 novembre 2014

Battaglie nel fango

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. In questa seduta vi voglio raccontare delle condizioni atmosferiche. Non sono diventano un provetto meteorologo. È solo iniziato l’autunno e come oramai accade da qualche anno, siamo passati nel giro di 48 ore direttamente dalle maniche corte ai cappotti, dal sole alla pioggia persistente e al freddo umido che ti entra nelle ossa. Il punto è che anche il calcio giovanile non si ferma mai: l’abbondante nevicata o il più violento dei temporali niente possono contro il pallone. Vince sempre lui. Bisogna solo augurarsi che la società frequentata dal figlio disponga di strutture moderne e in buone condizioni, magari con campi sintetici di qualità. In caso contrario l’allenamento o la partita possono diventare una sorta di battaglia nel fango con aree del campo trasformate in laghetti artificiali in cui si potrebbe fare anche un giro in canoa. (continua)

lunedì 3 novembre 2014

Alla fine decidono i ragazzi

Una volta il pallone era tutto. Dopo i compiti, la sfera magica serviva a riempire intere giornate, in cortile o in qualche angolo di strada. Non è più così e spesso, anche i ragazzini più promettenti, lasciano improvvisamente questa attività sportiva perché hanno a disposizione tante alternative accattivanti, come trascorrere del tempo a divertirsi con i propri amici o dedicarsi al primo amore. Il calcio non perdona perché impone costanza, sacrifici, tempo. 
In questi anni sono tanti i compagni di squadra di Luca, alcuni molto bravi, che hanno mollato tutto. È normale che accada. Per assurdo forse a rimanerci male sono proprio i genitori. Per seguire il figlio sono diventati dei tossici del pallone e dopo anni di dipendenza devono smettere. Qualcuno magari si era creato anche delle aspettative, sognando un giorno di vedere il figlio diventare professionista e giocare in Serie A. 
Una cosa è certa: alla fine a decidere cosa fare saranno sempre i ragazzi. Non possono essere forzati a continuare oppure a smettere. E noi genitori che possiamo fare? Sicuramente godercela fino alla fine. Adesso devo andare, alla prossima seduta.

lunedì 27 ottobre 2014

Le prime distrazioni giovanili

Molti dei giocatori della Soccer Kids sembrano più grandi della loro età. Luca e altri suoi compagni sono alti e impostati, tanto che spesso in occasione delle partite si è costretti dai dirigenti delle squadre avversarie a tirare fuori i documenti per dimostrarne l’età. Spesso i ragazzi diventano altissimi, indipendentemente dalla corporatura e dell’altezza dei loro genitori. La loro voce è ancora quella di bamboccioni ma iniziano a manifestare voglia di autonomia, le prime uscite con i compagni di squadra o di classe (che a volte coincidono). E spesso si lascia fare ma senza esagerare perché, come ben sanno i diretti interessati, hanno scelto uno sport che richiede tanti sacrifici, per evitare di avere poi effetti negativi durante gli allenamenti o peggio durante le partite. Oltre il pallone, però, c’è vita, le storie singole e diverse di ragazzini che crescono, bombardati da migliaia di informazioni e stimoli anche grazie alla diffusione delle nuove tecnologie. (continua)

mercoledì 22 ottobre 2014

C’è vita oltre il pallone?

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Cari amici di terapia la domanda che vi voglio porre in questa seduta è "se c’è vita oltre il pallone".  In questi anni ho seguito Luca passo dopo passo nella sua attività sportiva tanto popolare quanto impegnativa. Mi ricordo quando a cinque anni ha iniziato a correre dietro un pallone frequentando una volta a settimana un tranquillo corso di babycalcio, per poi passare a diverse società dilettantistiche nella categoria piccoli amici e adesso in quella dei pulcini. Il tempo passa è il cervello di noi genitori è così assuefatto dal circo del calcio che spesso dimentica che dietro al pallone c’è il nostro pargolo, che nel frattempo è cresciuto diventando un ragazzino. Iniziano anche a manifestarsi con largo anticipo i primi sintomi critici della pre - adolescenza. (continua)

domenica 19 ottobre 2014

In tribuna camomilla per tutti

Nella prima di campionato la Soccer Kids ha segnato 12 goal. L’altra squadra solo uno. Non si faceva in tempo a elaborare un’azione vincente che la rete si gonfiava di nuovo. Io e gli altri genitori eravamo a gongolare come dei bimbi che entrano in una stanza piena di giocattoli. Diversa ovviamente la reazione dei genitori della squadra avversaria. Sono rimasto colpito in particolare da uno di loro, un tipo magro come un’acciuga ma particolarmente energico. Attaccato alla rete ad ogni goal della Soccer bestemmiava e prendeva furiosamente a calci un bidone dell’immondizia. Un calcio tira l’altro e alla fine il bidone si è rotto facendo schizzare il contenuto ovunque. Ognuno reagisce come gli pare, ma in certi casi non guasterebbe diminuire le dosi di caffeina e iniziare a ingurgitare litri di camomilla. Ci aggiorneremo alla prossima seduta. 

domenica 12 ottobre 2014

Non va bene vincere facile

La prima di campionato i ragazzi della Soccer Kids l’hanno vinta senza fare troppo sforzi. In un summit dei genitori è emerso che il calendario deciso dalla federazione non sembra particolarmente impegnativo. È la cosa più deleteria perché la squadra “pensando erroneamente di vincere facile” tutte le partite, abbassa la concentrazione e scende in campo svogliata, senza una valida motivazione. Al contrario le altre, come spesso è accaduto in passato, contro la forte Soccer Kids si giocano sempre la partita della vita, mettendoci fino all’ultima goccia di sudore la testa, il cuore e le gambe. Il rischio è quindi che una partita sottovalutata si risolva poi con un pareggio o peggio con una sconfitta. Niente di grave, ci mancherebbe. Ma basta poco per fare accendere nel cervello bacato di molti genitori la spia rossa dell’allarme.

domenica 5 ottobre 2014

Fase della perplessitudine

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Sono terminati i tornei di preparazione al campionato ed io non mi sento molto bene. È la fase della “perplessitudine”, quella in cui mi chiedo chi sono, dove sto andando e soprattutto perché mi trovo almeno tre volte a settimana in un campetto di calcio disperso nel profondo nord a incitare ragazzini che corrono dietro il pallone. La nuova formazione della Soccer Kids di Luca sta completando il rodaggio, torneo dopo torneo, amichevole dopo amichevole. Nuovi e vecchi si stanno integrando alla perfezione anche per merito di Adriano, il nuovo allenatore che sembra molto caparbio, preparato e soprattutto capace di motivare la squadra. C’è anche stato il fischio di inizio del campionato autunnale. Niente da fare. Altro giro, altra corsa. Stringiamo i denti e andiamo avanti. (Continua) 

martedì 30 settembre 2014

Quando i bimbi crescono in fretta

Nell'ultimo allenamento è crollato Luigi, un nuovo acquisto della Soccer Kids. La società lo scorso giugno è riuscita a strapparlo ad una diretta concorrente per rinforzare il centrocampo della squadra. Un vero talento ma durante il periodo estivo gli è successo qualcosa di “estremamente naturale” che ha messo subito in crisi società e genitori. Il ragazzino in due mesi si è alzato di 10 centimetri, una crescita esponenziale che per ora gli ha fatto completamente perdere il coordinamento. Risultato? In campo si muove con estrema lentezza e si trascina barcollando a destra e a manca. Commette un errore dopo un altro. Praticamente, è un altro giocatore. Tutto questo ripeto è naturale. Il ragazzino dovrebbe avere solo il tempo utile per adattarsi alle nuove dimensioni, per sviluppare adeguatamente anche la massa muscolare e compensare il consistente allungamento dell’ossatura. I genitori dei suoi compagni di squadra invece sono già in crisi profonda perché, terminato il ciclo iniziale dei tornei e delle partite amichevoli, inizierà il campionato e temono che Luigi non riesca a stabilizzarsi in tempo. La pazienza e la ragionevolezza sono un optional. Alla prossima seduta.

martedì 23 settembre 2014

Essere sempre al top

A un papà nel pallone l’ansia schizza in alto al minimo intoppo. Se capita che un figlio non sia in forma e giochi male, si avverte un insopportabile bruciore dentro, una sensazione spiacevole. A nessuno piace vedere il proprio discendente in difficoltà, semplicemente perché non è giornata. Le cause possono essere tante, ma nessuno ci pensa perché quello che conta anche per i bambini in scarpette di calcio è soltanto vincere. Non devono esistere giustificazioni: o giochi sempre al massimo o sei un perdente. Questa è la cultura imperante anche nel calcio giovanile. Le indicazioni delle organizzazioni calcistiche per giovani sono spesso dimenticate. Il punto è che con questo clima basta un passaggio sbagliato per scatenare l’idiozia di altri papà nel pallone che subito esclamano: “Oggi tuo figlio non c’é. Sta mettendo in difficoltà la squadra, non capisco perché il mister lo tiene ancora in campo” o ancora “A che ora lo hai mandato a letto ieri sera? Cazzo, sta dormendo in campo”. Tutte affermazioni che mortificano e fanno aumentare l’agitazione. È poi ovvio che un genitore vede soltanto gli errori dei figli altrui, perché il proprio pargolo, a suo avviso, non sbaglia mai ed è sempre al Top. (continua)

mercoledì 17 settembre 2014

Stati di agitazione dei genitori

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. In questa seduta di terapia vorrei parlarvi degli stati di agitazione dei genitori in campo. I ragazzini giocano, si allenano, disputano tante partite ma soprattutto si divertono. Anche una sconfitta, un richiamo del mister se ben fatto viene elaborato e assimilato in fretta. Non è la stessa cosa per molti papà che, in merito alle prestazioni calcistiche dei figli, sono diventati più apprensivi delle mamme.  Il pupo dovrebbe dare sempre il massimo, non deludere le loro aspettative trattandosi ovviamente di un “campioncino in erba”. La realtà è diversa. Per quanto un giocatore o un’intera squadra possano avere già buone doti tecniche e resistenza, si parla sempre di ragazzini in fase di crescita. È normale che abbiano alti e bassi, momenti di massimo rendimento e altri in cui scendono in campo e sembrano lenti e impacciati, in poche parole delle schiappe. (Continua)

domenica 14 settembre 2014

Nuovi stimoli per i ragazzi

I primi allenamenti della nuova stagione sono andati e tra le principali novità c’è anche il cambio del mister. In genere, un allenatore rimane con la stessa squadra per due anni. Poi è giusto, indipendentemente dai risultati, cambiare guida anche per dare nuovi stimoli ai ragazzi. La prima impressione dei genitori comunque è stata positiva. Adriano, il nuovo mister, sembra preparato e determinato, uno di quelli che riesce a fare salire l’adrenalina in campo ma anche a dare le giuste indicazioni. È alto un metro e novanta, grandi occhi verdi, capelli ricci e due spalle così larghe da sembrare un giocatore di rugby. Incute quasi timore e questa cosa servirà a tenere a debita distanza i genitori più ansiosi e appiccicosi. A lui spetterà il compito di fare divertire e crescere i pulcini della Soccer Kids. Vi racconterò altre storie alla prossima seduta.

martedì 9 settembre 2014

Le squadre cambiano

Con l’inizio della stagione la squadra di Luca si è quasi completamente rinnovata. Ci sono tante di quelle facce nuove tra giocatori e relativi genitori che non si capisce nulla. Ci vorrà del tempo per fare conoscenza e ordine. Anche in queste occasioni viene fuori il carattere dei ragazzini, alcuni per esempio soprattutto nelle prime settimane avvertono la mancanza dei compagni di squadra che non ci sono più per diverse ragioni: principalmente perché non sono stati confermati dalla società oppure perché hanno deciso di andare a giocare altrove, magari perché prima adocchiati e poi conquistati da altre società. A volte vanno via anche per ragioni completamente diverse. È il caso di un ragazzo molto bravo, a cui Luca si era legato e che ha lasciato la Soccer Kids perché il padre è stato trasferito in Inghilterra per lavori. Tutta la famiglia inevitabilmente ha dovuto seguirlo. Altri ragazzini invece qualunque cosa succeda restano impassibili e, anche se cascasse il mondo come diceva il grande Totò, tirerebbero dritto senza tradire emozioni. Ma forse è meglio così. Se da un lato l’attaccamento a una società e lo spirito di squadra sono fondamentali per determinare una buona stagione, bisogna anche essere pronti ai cambiamenti positivi e negativi. Non sempre si resta nella stessa squadra, soprattutto nel calcio, compreso quello giovanile. (continua)

sabato 6 settembre 2014

Fischio d'inizio

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Non ho fatto in tempo a chiudere l’ombrellone e a tornare in città che è iniziata la stagione di calcio 2014 - 2015 anche per la Soccer Kids del mio Luca. Non è stata la solita routine perché al primo allenamento più degli scorsi anni la sede della società è stata presa d’assalto da un rumoroso esercito di mamme, papà, nonni e fratelli e parenti vari fino alla settima generazione. Una folla immensa, superiore perfino a quella che si forma in occasione del primo giorno di scuola. Le aspettative dei familiari sono alte. I bambini sono diventati degli ometti, le selezioni dirette e indirette avvengono in maniera sempre più rigida. È interessante rilevare come a volte sia data più importanza al pallone rispetto alla scuola. Nel bene e nel male il calcio è molto impegnativo per figli e genitori, ma la scuola dovrebbe restare sempre la priorità. Per molti genitori (esaltati) non è così. (continua)

lunedì 1 settembre 2014

Mio figlio ha più talento di tutti

L’ultimo giorno di vacanza il campo di calcio del Villaggio è stato invaso da un genitore con un forte accento veneto che ha iniziato a inveire contro i ragazzini colpevoli di non passare la palla a suo figlio. «Che bravi che siete, tutti campioni! - ha urlato - Voi capite tutto di calcio. Vergognatevi! Dovete passare la palla a mio figlio, altrimenti non giocate più. È piccolino ma ha sicuramente più talento di voi». In realtà, suo figlio ogni volta che ha ricevuto la palla si è dimenticato della squadra correndo a testa bassa verso la porta. I ragazzi più grandi hanno cercato di tranquillizzare il genitore esagitato e alla fine la partitella è ripresa con l’impegno di passare di più la palla al figlio solista. Stessa storia, una volta ricevuta ha continuato praticamente a giocare da solo. Alla fine, sopraffatti da una noia mortale, tutti i giocatori hanno abbandonato la partita. Anche durante le vacanze non si riesce a stare lontano dal campo e da queste situazioni. Ancora qualche giorno di pseudo libertà e inizierà la stagione 2014 - 2015 della Soccer Kids di Luca. Incrociamo le dita. Sono un papà nel pallone e vi racconterò altre storie alla prossima seduta di terapia.

venerdì 29 agosto 2014

Il pallone in vacanza

Quando il centro estivo finisce si passa alle ferie vere e proprie e le famiglie si spostano in un luogo di villeggiatura, a mare o in montagna. Anche in questo caso all’interno delle strutture o nelle immediate vicinanze non manca mai un campo di calcio. E di nuovo ricominciamo le sfide, le partite interminabili che coinvolgono bambini ma anche adolescenti con un fisico così imponente da sembrare giocatori di rugby. In questo caso, purtroppo, i genitori possono assistere e creare scompiglio, le tipiche situazioni assurde cui si assiste durante le partite di campionato del mio Luca. Tradotto: tifo esasperato, scene ai confini della realtà, litigi e tanto altro ancora. (continua)

lunedì 25 agosto 2014

Non si stacca mai

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Con la pausa estiva si pensa di uscire dal tunnel per qualche mese ma non si stacca mai veramente. La stagione calcistica del bambino è terminata, così come la scuola. Una famiglia dovrebbe godersi in santa pace la tregua di due mesi lontano dai terreni di gioco, dai genitori assatanati che fanno il tifo, dal grottesco circo in cui spesso gli adulti trasformano questo favoloso sport. Invece, è solo una tregua apparente. Si inizia nel centro estivo, dove i bambini trascorrono le prime settimane di vacanza. Inevitabilmente, tra le attività ricreative, è contemplata anche quella calcistica. In fondo, basta un pallone e un minimo di spazio per disputare una partita e se poi il centro è dotato di due campi di calcetto non si salva nessuno. Ed ecco formare subito squadre e tornei per passare intere giornate a tirare calci al pallone. L’unica nota positiva è che nel centro non ci sono i genitori e almeno in questo caso i bambini risolvono tutto da soli, dalle scaramucce alla gestione del gioco. Qualche scivolone, qualche battibecco e le solite mani alzate urlando a squarciagola “goal” quando si segna. Tutte le altre attività vengono dimenticate e in fondo per gli animatori del centro estivo va bene così: in un colpo solo si liberano di almeno venti bambini che per ore corrono dietro il pallone fregandosene delle alte temperature. (continua)

sabato 28 giugno 2014

Ubriaco perso negli spalti

Domenica i pulcini della Soccer Kids hanno disputato con grinta tutte le partite del girone finale del torneo nazionale a Marina di Ravenna. Alla fine della mattinata hanno meritatamente sollevato al cielo la coppa dei primi classificati, mandando in estasi i genitori. Una grande festa e la degna conclusione di quattro lunghe giornate trascorse lontano da casa. Ancora oggi, a settimane dal torneo, tra le cose che ricordiamo di quei momenti è un soggetto strano che ha seguito le partite, dalla mattina alla sera, ubriaco perso e facendo il tifo per tutte le squadre urlando a squarciagola come un matto e abbracciando uno ad uno tutti gli spettatori presenti nelle gradinate. È toccato anche me, si è avvicinato ad un palmo dal mio viso e subito sono stato raggiunto da un tanfo insopportabile. Mi ha abbracciato dicendomi di volermi bene, poi si è allontanato perso tra i fumi dell’alcol continuando ad urlare in modo disumano. Un tipo folcloristico ma innocuo, per fortuna. Un tipo tutto vino e amore. Vi racconterò altre storie alla prossima seduta.

mercoledì 25 giugno 2014

Scene apocalittiche

Venerdì vicino a Marina di Ravenna sono iniziate le partite del primo torneo nazionale dei pulcini della Soccer Kids. Come previsto il tempo si è rovinosamente oscurato e per quasi la metà della giornata abbiamo assistito a scene apocalittiche. 
Dall'alto delle gradinate osservavamo i nostri pulcini giocare mentre violenti acquazzoni si alternavano con qualche raggio di sole.  La preoccupazione è aumentata quando all'orizzonte, praticamente dietro il campo di calcio da destra e da sinistra si sono formate due minacciose trombe d’aria. Nonostante questo le partite non sono state fermate e ammetto che pur essendo oramai un consumato papà nel pallone mi sono chiesto: “Che cosa aspettano per interrompere il gioco: l’arrivo di Godzilla? Un’invasione aliena con incontri pericolosi del primo tipo? La cavalcata dei cavalieri dell’apocalisse?”.  
È andata bene e nonostante le instabili condizioni del tempo, Luca e gli altri ragazzi hanno giocato bene vincendo tutte le partite, così come quelle del giorno dopo quando il sole è tornato a illuminare il lido. Nei momenti di pausa i genitori hanno stretto i loro rapporti di amicizia, conoscendosi finalmente meglio, facendo lunghe passeggiate lungo la spiaggia, ridendo di gusto e gustando i piatti tipici della zona in trattorie romagnole. È stato bello: da un lato i ragazzi con l’allenatore che come piccoli ometti sono stati responsabili e indipendenti, dall'altro i genitori che hanno impiegato al meglio il tempo trascorso insieme. (continua)

mercoledì 18 giugno 2014

Il torneo nazionale

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Caldo, fulmini, trombe d’aria, risate e tanti calci al pallone. È quello che resta di un week end trascorso nella riviera adriatica per seguire i pulcini della Soccer Kids al loro primo importante torneo estivo nazionale. È stata un’esperienza importante non solo per loro, ma anche per noi genitori che come sempre fungiamo da supporto organizzativo ed economico alla società anche in queste occasioni. Per settimane era stato preparato tutto nel minimo dettaglio: dal borsone dei ragazzi completo di cambi, dal numero di autovetture per raggiungere la metà, dal numero di fermate in autostrada per sgranchirsi le gambe e bere un caffè. Ci siamo ritrovati un giovedì mattina all’alba davanti alla sede della Soccer Kids, da dove siamo poi partiti in direzione dei lidi ravennati. Raggiunti la destinazione, i ragazzi sono stati sistemati nelle stanze in gruppi da tre, mentre noi genitori in gruppi di due. In maggioranza avendo tutta l’operazione un costo ogni bambino è stato accompagnato da un solo genitore, in larga maggioranza dal papà. Il primo giorno è stato molto bello. Tutti, approfittando della mezza giornata libera, abbiamo fatto il primo bagno della stagione per poi fare una partitella in spiaggia. La sera è arrivato il primo appuntamento ufficiale del torneo con il ritrovo di tutte le squadre nella piazza principale e la seguente sfilata nelle vie principali del lido sventolando i propri stendardi. Tutto sommato avere un figlio che gioca a calcio ha anche dei lati positivi. (continua)

mercoledì 11 giugno 2014

Salamella dopo salamella

Il periodo dei tornei, soprattutto quelli giornalieri che iniziano la mattina presto e terminano la sera tardi, sono anche l’occasione migliore per socializzare, divorare i classici panini con la salamella, patatine fritte e fiumi di bevande fresche. Roba da mettere a dura prova il fegato. Sono anche i momenti dei bilanci di stagione e occasione di più o meno vivaci “resoconti” tra genitori che hanno avuto qualche incomprensione nel corso dell’anno appena trascorso. Immaginate la situazione: il caldo, gli impegni, i dissapori e i nervi a fior di pelle. Meno male che nella Soccer Kids, i bimbi danno soddisfazioni macinando una vittoria dietro l’altra. Tutto questo contribuisce a rendere meno gravoso l’attraversamento dell’ultimo tratto del tunnel. E così partita dopo partita, viaggio dopo viaggio, goal dopo goal, salamella dopo salamella, si chiuderà anche il ciclo dei tornei. Vi racconterò altre storie alla prossima seduta.

mercoledì 4 giugno 2014

Il mercato delle vacche

È anche iniziato il “mercato delle vacche”, nel senso che spesso i tornei primaverili sono l’occasione per scovare qualche ragazzino talentuoso da inserire nel proprio organismo e da strappare alle altre società. Molte società condividendo questo obiettivo si fanno la guerra per accaparrarsi i migliori e rinforzare così le proprie squadre per la prossima stagione. Qualcuna si è anche fatta furba e per evitare “furti” di bravi giocatori riduce al minimo la partecipazione ai tornei o addirittura non convoca alle partite i ragazzini più bravi, così evita di metterli in mostra. (continua)

mercoledì 28 maggio 2014

L'ultima sporca meta

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Il campionato è terminato, ma noi genitori siamo subito entrati nel tunnel infernale dei tornei, l’ultimo da attraversare prima dell’agognata pausa estiva. 
È il periodo più caotico perché i nostri figli giocano davvero tante partite anche infrasettimanali. 
Gli allenamenti invece si riducono sensibilmente e servono principalmente per provare nuovi ragazzini da inserire in squadra. È fisiologico. 
Nella Soccer Kids qualcuno andrà via, altri arriveranno. (continua)

giovedì 22 maggio 2014

La grande baruffa

Quando la partita si è terminata sugli spalti stava succedendo di tutto, una scena apocalittica. Il papà di Michele era disteso per terra placcato da due genitori della squadra avversaria che a turno lo riempivano di cazzotti. Altri adulti si stavano insultando pesantemente a vicenda. Diverse mamme invece erano passate direttamente dalle parole alle borsettate e alle tirate di capelli. Io che con pochissimi mi ero avvicinato per cercare di sedare gli animi mi sono beccato uno spintone, una borsetta sulla schiena (che a distanza di una settimana fa ancora male) e uno sputo verdastro della mamma indemoniata con gli occhi a palla. Per fortuna gli allenatori hanno avuto il buon senso di fare andare subito i bambini negli spogliatori e di chiamare la polizia, anche se forse sarebbe stato meglio fare venire la neuro. Il bilancio della mega rissa è stato disastroso e avrà sicuramente degli strascichi legali. È stato il modo peggiore di finire il campionato. Nel settore giovanile accade anche questo. Alla prossima seduta.

mercoledì 14 maggio 2014

La scintilla

I gruppi dei genitori delle due squadre erano sugli spalti a distanza troppo ravvicinata ma per fortuna ognuno stava tifando per i propri figli senza esagerare. Tutto è cambiato per colpa della mamma indemoniata che ha provocato la solita zuffa ai danni del papà del nostro Michele, il nemico a lei più vicino. Sempre con gli occhi a palla, roteando la testa e urlando frasi in lingue sconosciute si è avvicinata all’uomo che è rimasto come paralizzato. La mamma ha fatto prima girare la sua borsa in aria, probabilmente di 150 kg, per poi colpirlo con decisione sotto il mento facendolo barcollare.  Lui ha reagito cercando di bloccarla ma a quel punto il marito della donna e un altro adulto gli si sono avventati contro. Non si è capito più nulla. (continua)

venerdì 9 maggio 2014

Chiamate un esorcista

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Il campionato primaverile è finito. L'ultima partita è stata bellissima sotto il profilo agonistico ma ancora una volta i genitori hanno rovinato tutto. Una mamma della squadra avversaria ha iniziato a roteare la testa e ad urlare frasi incomprensibili con gli occhi a palla. Sembrava di assistere dal vivo a un remake dell'esorcista. Soltanto che questa donna era più brutta dell'indemoniata interpretata dall'indimenticabile Linda Blair e neanche il migliore dei preti sarebbe riuscito a sedarla. Roba da fare rizzare i peli delle braccia. La sua manifestazione sulfurea è iniziata quando la Soccer Kids ha segnato il quinto goal di fila. Gli avversari arrancavano fermandosi a una sola rete, tra l’altro fortuita perché frutto di una serie spettacolare di rimpalli tra pali, schiene e terreno fangoso. (continua)

lunedì 5 maggio 2014

Perché questo è il calcio

I bambini della Soccer Kids hanno perso le staffe per la partita rubata e qualcuno di loro sfuggendo al controllo del tecnico si è infilato nello spogliatoio della squadra avversaria, che stava festeggiando la vittoria immeritata e avvenuta per un goal di scarto. Si sono rivolti all'allenatore chiedendogli: “Perché hai annullato un goal regolare? Non c’è stato nessun fallo. Così non è giusto! Meritavamo almeno il pareggio”. Luca invece gli ha tuonato: “Guarda che ci siamo accorti che hai messo in squadra tre giocatori più grandi di noi. Ci hai fregato la partita”. L’adulto li ha guardati con un’espressione beffarda prima di scoppiare a ridere invitandoli ad andarsene e di accettare il risultato perché “questo è il calcio”. Mio figlio mi ha raccontato questo episodio e ho cercato di spiegargli che lo sport prima di tutto è rispetto delle regole, poi ci sono persone che vogliono vincere anche con l’inganno, ma è sbagliato. Lui si è tranquillizzato, anche se non ha ancora digerito la vicenda ed io sono riuscito a nascondergli il mio stupore per come già a livello di calcio giovanile con bambini così piccoli si possano fare certe porcate. Mi sono sfogato abbastanza. Alla prossima seduta.

mercoledì 23 aprile 2014

Maledetta Aquila Nera

I pulcini della Soccer Kids hanno disputato un'ottima partita. Peccato che tutto si andato in malora per il comportamento scorretto dell'allenatore dell’Aquila Nera, la squadra avversaria. 
Luca ha fatto una doppietta nel primo tempo, ma dal secondo il tecnico avversario ha iniziato a imbrogliare, prima inserendo di nascosto tre giocatori della categoria superiore, poi con un non richiesto arbitraggio a senso unico che ha mandato in tilt i nostri baby giocatori per presunti falli, fuori e calci d'angolo inesistenti. 
Meno male che il gruppo di genitori della Soccer Kids è moderatamente tranquillo perché per molto meno ho visto scatenare risse in campo e sugli spalti. 
Nell'ultimo tempo con questi stratagemmi Aquila Nera è passata in testa con 4 goal contro 3 dei nostri. Nell’ultimo minuto utile il nostro numero 7 facendoci spazio con forza tra la difesa avversaria ha sganciato un potente sinistro che si è infilato in un angolino della rete. Il portiere non l’ha neanche vista entrare. Inevitabile l’esaltazione ma poi l'allenatore della squadra avversaria ha preteso l’annullamento del goal per un non meglio definito fallo precedente. 
Avreste dovuto vedere la faccia sconvolta dei giocatori della Soccer e quella del nostro tecnico argentino che ha preferito non contestare lasciando fischiare la fine della partita. (Continua)

venerdì 18 aprile 2014

Senza parole

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Può capitare di seguire una partita di bambini e restare senza parole. Se è vero che anche nel calcio giovanile vincere non è importante ma l’unica cosa che conta, oserei aggiungere purché si rispettino le regole e si permetta un bel gioco. Può capitare che in una partita di bimbetti qualche allenatore abbia la fregola di vincere a qualsiasi costo e inizi a falsare tutto iniziando a inserire con l’inganno nella sua squadra anche altri giocatori più grandi o di squadre più competitive. Può capitare che tutto questo non basti e serva fare di più come improvvisarsi anche direttore di gara, fregandosene dell’auto arbitraggio che dovrebbe esserci tra i pulcini e solo con lo scopo di favorire i suoi giocatori e di bloccare con qualsiasi pretesto le azioni più pericolose degli avversari o addirittura annullare qualche goal regolare. È quello che è successo alla Soccer Kids la scorsa settimana in occasione di una delle ultime partire di campionato (Continua).

lunedì 14 aprile 2014

Solo squadre A, il resto è fuffa

Nelle società di calcio giovanile l’attenzione è tutta per le squadre A. Le altre possono vincere, perdere, giocare male o bene. Quello che fanno tanto non interessa a nessuno. Alcune realtà, invero, per evitare differenze riducono per ogni annata le squadre a un numero massimo di due formazioni rinunciando a maggiori incassi con le iscrizioni, ma di fatto le differenze di trattamento tra le squadre persistono e per assurdo in questi casi sono addirittura più evidenti. Se per esempio, una società di calcio ha solo due squadre per la categoria 2002, vuol dire che ha fatto una selezione ma anche che al 99% ha formato una squadra (la A) di soli elementi bravi e l’altra (la B) di giocatori altrettanto talentuosi ma con qualcuno con minori capacità. Il risultato è che la prima squadra è messa nella condizione ottimale per crescere, mentre la seconda parte svantaggiata. Non sarebbe meglio per una società avere due squadri forti dello stesso livello? Meglio poi evitare di addentrarsi in quei strani meccanismi che portano dei ragazzini non dotati nelle squadre A o addirittura in squadre professioniste. Questi forse sono misteri del calcio giovanile, inspiegabili per i profani. Non sempre, infatti, certe politiche sono comprensibili per i genitori ma sicuramente le società avranno le loro valide ragioni per compiere certe scelte. Basta, sono stanco. Sono un papà nel pallone. Vi racconterò altre avventure alla prossima seduta.

giovedì 10 aprile 2014

I bimbi calciano, le società guadagnano

Ci sono società di calcio giovanile il cui unico obiettivo è fare business iscrivendo il maggior numero possibile di ragazzini. Il costo annuale per ogni iscritto varia dai 300 ai 500 euro, cui bisogna aggiungere periodici e a volte non indifferenti extra. 
Se adesso, cari amici di terapia, considerate che per alcune annate formano dalle quattro alle sei squadre e che ogni squadra conta mediamente 10 piccoli atleti, il conto è fatto. In una società che è la maggiore antagonista della Soccer Kids di Luca, soltanto per i 2006 ci sono cinque squadre, di 10 giocatori ciascuna. Con l’iscrizione individuale che è di 500 euro, solo con questa categoria la società introita 25 mila euro l’anno. 
Non ci sarebbe nulla da obiettare se a tutti i bambini delle cinque squadre fosse garantito lo stesso trattamento, anche in termini di crescita e attenzione. Non è così. Quello che accade è che spesso i più bravi vengono fatti confluire nella stessa squadra e poi gli altri in ordine di lettera o colori (perché a volte bisogna essere creativi) in altre squadre. In questo modo si formano le squadre A, B, C e così via oppure Gialla, Rossa, Verde. 
Su questa selezione e distribuzione non tutti i genitori hanno la stessa posizione. Personalmente credo che le squadre debbano essere costruite in maniera equilibrata, affinché non ci siano troppe differenze tra i baby giocatori (in termini di maturità e capacità motorie). Il problema è che spesso alle società interessa solo la squadra A e se va bene anche la B. Tutte le altre servono per fare “gruzzolo” con le iscrizioni e di conseguenza vengono poco seguite. (Continua)

domenica 6 aprile 2014

Sognando la Serie A

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. In questo periodo come sentivo dire una volta sono più confuso che persuaso. Questo accade quando mi trovo in una situazione poco comprensibile su cui poi il cervello inizia a lavorare per fare chiarezza. In questi anni di dipendenza dal pallone dietro mio figlio Luca ho visto proliferare un numero infinito di scuole calcio. È chiaro che sono prima di tutto un business anche in tempi di crisi, anzi sono in continua crescita perché riescono a coinvolgere ovunque migliaia e migliaia di ragazzini che sognano di diventare professionisti. Sono i potenziali Candreva, Immobile, Cerci o Marchisio del futuro. Loro ci credono ma i genitori di più. Ed è proprio su questo sogno che spesso si fa leva per fare funzionare “economicamente” le scuole calcio. Tutto legittimo, purché queste strutture garantiscono serietà e competenza, per consentire ai ragazzini che hanno qualche potenzialità di crescere e coltivare un sogno secondo sani principi sportivi ed etici. Non è sempre così, purtroppo. (Continua).

mercoledì 2 aprile 2014

Genitori che non socializzano

Ci sono delle squadre in cui i genitori, nonostante la convivenza con qualche “adulto” fastidioso che tenta di mettere zizzania, riescono a fare gruppo. Certe differenze poi si notano. Noi della Soccer Kids, per esempio, abbiamo anche smesso di scattare fotografie e di girare dei video. In altre squadre invece ci manca poco che girino dei film sulle imprese calcistiche dei loro figli e questi genitori fanno bene. Video e foto, comunque vada a finire, resteranno per sempre un caro ricordo soprattutto per i bambini. Anche i genitori di un’altra squadra ci sembrano davvero molto affiatati. Sarà tutto oro quello che luccica? Intanto, organizzano perfino eventi e grigliate in cui, dicono, si divertono da matti, più dei loro figli che ne approfittano per correre come sempre dietro a un pallone. Noi invece non riusciamo più a fare nulla, salvo i pochi casi in si è obbligati a pranzare o cenare insieme per un torneo giornaliero. Eppure non sarebbe cosa cattiva socializzare ma non sempre si riesce a mettere ai margini chi divide, chi cerca di formare un gruppo da anteporre ad altri, chi spesso spinto dall'invidia alimenta contrasti. In ogni modo, questa stagione è andata così. Inutile arrabbiarsi che poi non serve neanche a questa terapia. Non resterà che guardare l’erba più verde dei vicini e sperare nell'ingresso di nuovi elementi positivi e in un cambio generale di atteggiamento. Ho finito. Alla prossima seduta di terapia.

domenica 30 marzo 2014

Fare squadra fuori dal campo

Avere un figlio che gioca a calcio significa anche imparare ad aprirsi di più, convivere non solo “obbligatoriamente” per ore con estranei in occasione di allenamenti, singole partite o interminabili tornei. La cosa migliore è cercare di instaurare un “minimo sindacale” di rapporto sociale, anche quando ci sono genitori che manifestano un’insana tendenza a creare dissapori. 
Nei giorni scorsi con altri papà abbiamo attentamente osservato i genitori di una squadra vicina alla nostra, il loro campo non solo ci appare più verde del nostro ma ci sorprende il buon livello di socializzazione che hanno raggiunto. 
Ai nostri occhi sembrano andare tutti d’amore e d’accordo e questo non può che riflettersi positivamente sui loro ragazzi. Forse esagerano un pochino, ma come “genitori nel pallone” sono riusciti a fare squadra anche fuori dal campo organizzando momenti conviviali, feste e perfino delle gite fuori porta. (Continua)

martedì 25 marzo 2014

L'erba del vicino

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Ricordando il detto “l’erba del vicino è sempre più verde”, che in questo caso ci azzecca tantissimo considerando che si parla di pallone, devo ammettere che spesso nella vita si fanno dei confronti. Per esempio, tra società di calcio per valutare come si comportano le dirigenze con i piccoli atleti iscritti e le famiglie oppure anche tra i genitori di squadre antagoniste o di annate diverse. In questa seduta mi voglio soffermare sul confronto tra i genitori. Vi ho già raccontato che il calcio è lo sport più democratico che esiste, unisce bambini e soprattutto adulti di diversa estrazione sociale ed economica che molto probabilmente fuori dal campo non prenderebbero insieme neanche un caffè. (Continua)

sabato 22 marzo 2014

È un mondo difficile

In campo la musica non è stata diversa. Allenatore e dirigente della società Tempesta hanno iniziato a offendere pesantemente i nostri ragazzi, a prenderli in giro a ogni occasione fino a quando il loro dirigente ha dato perfino del coglione al nostro numero cinque. Vi rendete conto che gentaglia si incontra nello stadio. Personaggi frustati, senza un minimo di senso civico, pronti a coprire di insulti i bambini della squadra avversaria. Questa vicenda mi ha colpito molto perché a volte basta uno stupido per rovinare tutto, ma quando gli stupidi sono tanti da formare un gruppo esagitato non c’è più speranza. La partita è finita con un pareggio. I nostri ragazzi si sono innervositi e hanno giocato sotto tono. Sono rimasti sconvolti nel sentire adulti offenderli senza ritegno.  Quello del calcio a volte è un mondo difficile. Alla prossima seduta vi racconterò altre storie, grazie per avermi ascoltato. Mi sono liberato di un peso e mi sento già meglio.

martedì 18 marzo 2014

Che stronzo quel bambino!

I bambini della Tempesta sono stati caricati in maniera eccessiva. Hanno fatto tutto, tranne che giocare a calcio commettendo falli pericolosi uno dietro l’altro e offendendo gli avversari incitanti da allenatore, dirigenti e genitori rabbiosi. Sono stati 45 minuti davvero terribili per la brutalità espressa da adulti che hanno condizionato negativamente una banale partita tra bambini. Un baby giocatore della Soccer Kids per aver reagito energeticamente all’ennesimo fallo, è stato subito apostrofato per ben due volte ad alta voce con un “guarda che stronzo questo bambino”. A questo punto sugli spalti gli animi si sono surriscaldati, anche perché i genitori delle due squadre erano seduti uno accanto all’altro. È iniziato un parapiglia che solo per un soffio non è degenerato in rissa grazie all’intervento pacificatore di qualche mente illuminata di entrambe le fazioni. (Continua)

venerdì 14 marzo 2014

Casi di estremo cafonal

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Sono reduce da un week end da dimenticare. In occasione della partita di campionato degli adulti hanno di nuovo toccato il fondo. Un gruppo di genitori molto cafonal della quadra Tempesta ha passato il tempo a coprire di insulti i nostri ragazzi e tentato di scatenare più volte la rissa tra gli spalti. 
La Soccer Kids per la terza volta in poche settimane ha incontrato la Tempesta, che ha sempre perso e anche male. Forse per l’eccessiva voglia di rivalsa, i genitori sono arrivati in campo incattiviti e tesi come elastici, con l’unico obiettivo di vincere ad ogni costo e con ogni mezzo. 
L’ho capito subito incrociando i loro guardi e sentendo il modo aspro con cui genitori e dirigenti si rivolgevano ai loro ragazzi in procinto di entrare nello spogliatoio per cambiarsi. 
Prima che iniziasse la partita ho preferito allontanarmi per mettermi da solo vicino alla rete, cercare di seguire in santa pace il gioco e vedere da vicino il mio piccolo Luca. Non è servito a nulla. (Continua)

martedì 11 marzo 2014

Bambini che fanno sacrifici

Con il passare del tempo anche un bambino della categoria pulcini impara l’arte del sacrificio. Giocare a calcio comporta, oltre al rispetto delle regole, alla capacità di stare in gruppo e di mantenere un buon livello di performance, anche la volontà di rinunciare a qualche divertimento. Mio figlio Luca è ancora piccolo ma ha scelto un’attività sportiva che gli impone già di rinunciare a tanti eventi con gli amici. Spesso e volentieri deve saltare feste di compleanno, manifestazioni pubbliche per bambini, pizzate e simili perché gli orari coincidono con una partita o perché non può fare tardi dovendo giocare la mattina presto seguente. Non è facile, ma lui e tanti altri bambini ci riescono. Imparano a rinunciare a qualcosa. Altri genitori mi raccontano che il momento più critico per gli aspiranti giocatori si ha nell'adolescenza, quando iniziano i primi amori. Arriverà un momento in cui una ragazza potrebbe chiedere all'aspirante calciatore di fare una scelta molto difficile: o lei o il pallone. È ancora troppo presto per i pulcini che al momento preferiscono correre dietro al pallone piuttosto che alle ragazze. Ci aggiorneremo alla prossima seduta.

venerdì 7 marzo 2014

In famiglia il pallone ha la priorità

Avere in famiglia un bambino che gioca a calcio condiziona moltissimo l’organizzazione della vita dei singoli componenti. Tutto inizia a ruotare attorno agli allenamenti e alle partite dell’aspirante calciatore. 
Il pallone ha la priorità e così si impara ad amministrare al meglio il poco tempo libero che rimane nel week end per sbrigare tutte le altre faccende: dalla spesa settimanale alle relazioni umane. Fare una gita fuori porta o trascorrere una giornata con amici diventa un’impresa quasi impossibile. 
Ecco perché a volte i genitori con figli che giocano nella stessa squadra, un po’ per disperazione, ma a volte anche per reciproca sintonia e simpatia, iniziano a frequentarsi anche fuori dallo stadio. Condividono molte cose, in particolare la malattia del calcio e il grande impegno che occorre per seguire l’attività sportiva dei pargoli. (Continua)

martedì 4 marzo 2014

In arrivo il tour de force

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Il tempo è ancora instabile ma iniziano le prime giornate di sole che fanno pregustare la primavera. Per una famiglia normale questo significa poter uscire da casa per trascorrere del tempo libero all’aria aperta, magari immersi nella natura o comunque nelle aree verdi e attrezzate delle città. Non è così quando si ha un figlio che gioca a pallone. La prima aria di primavera significa soltanto una cosa: la stagione sta per entrare nel vivo e dopo il campionato si sprofonderà nel tunnel dei tornei con partite anche infrasettimanali. Un tour de force che metterà a dura prova la resistenza di tutti: bambini, genitori e allenatori. (Continua)

giovedì 27 febbraio 2014

Business e scuole calcio

Le statistiche spengono ogni cenno di entusiasmo sul possibile futuro di qualsiasi ragazzino nel calcio professionistico. Il sistema attuale rende tutto più difficile. Eppure in tempi di forte crisi economica perfino le riviste di economia suggeriscono di avviare una scuola calcio. Il gioco più amato dagli italiani è sempre fonte di business. 
Migliaia di ragazzini continuano a riempire i campi d’Italia, da quello di patate a quello in erba a sintetica di ultima generazione, per inseguire il sogno di diventare un giorno professionisti. 
Migliaia di ragazzini continuano a fare tanti sacrifici per prendere a calci il pallone. Luca e tutti i bambini che ho incrociato in questi anni mi fanno tanto tenerezza e se uno di loro dovesse farcela, non importa chi, mi farebbe molto piacere. Adesso devo andare. Alla prossima seduta.

lunedì 24 febbraio 2014

Non si investe sui giovani

Il problema dei giovani talenti italiani è che non sono adeguatamente valorizzati. Lo ha sostenuto pubblicamente perfino un personaggio del calibro di Arrigo Sacchi, attuale coordinatore tecnico delle nazionali azzurre. 
Ci sono tanti giovani promettenti ma si investe poco a differenza di quanto avviene all’estero. Non vengono aiutati a crescere e chi ci riesce è spesso per merito di volontari che hanno una grande passione per il calcio. Le squadre continuano ad essere imbottite di stranieri. (Continua)

mercoledì 19 febbraio 2014

Professionista lo diventa uno su 30 mila

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Con il passare del tempo mi rendo conto che emergere per un ragazzino è davvero difficile. 
I numeri come sempre sono freddi e sentenziano che mediamente un solo bambino ogni 30 mila riesce a diventare un calciatore professionista. 
Non è un dramma se questa attività, sempre impegnativa per prole e genitori resta tale, cioè una disciplina sportiva che occupa uno spazio importante nel processo di crescita ma non fondamentale. Ma è anche vero che più un bambino va avanti e migliora più si insinua nella mente del genitore il pensiero che forse potrebbe farcela. (Continua)

lunedì 17 febbraio 2014

Alzati e gioca, cadavere!

Il punto più basso della partita si è toccato quando un giocatore della CVS ha ricevuto una pallonata in pieno viso. Si è accasciato sul campo e tutti sono andati a soccorrerlo, per assicurarsi che non si fosse fatto nulla. In questo caso, qualunque cosa succeda in campo, si usa versare sul punto di dolorante un poco di acqua come se avesse qualche  proprietà terapeutica miracolosa. Niente di grave per il bambino, ma oltre al dolore per la pallonata ha dovuto subire anche lo sfogo folle del padre che gli gridava dagli spalti: “Sei un cadavere! Alzati subito e continua a giocare. Sbrigati cadavere”.  Anche gli altri genitori hanno fatto la loro sporca parte e ad ogni sbaglio dei loro figli, giù con una pioggia di rimproveri conditi con pesanti epiteti. Questi giocatori della CVS sono andati a casa con la testa bassa, dispiaciuti di aver preso 21 goal ma soprattutto di essere stati umiliati dai propri genitori. Il più gentile della mandria di adulti dopo la partita si è limitato a dire: «Sono dei cani morti. Altro che partite e perdite di tempo, gli dobbiamo dare un pallone per andare a giocare nel parco sotto casa”. Forse sarebbe meglio per loro perché avere dei genitori così cerebrolesi deve essere un peso non indifferente da sopportare nella vita. Vi racconterò altre storie alla prossima seduta.

martedì 11 febbraio 2014

I genitori contro

Non è stata una bella partita. I nostri ragazzi della Soccer Kids hanno segnato praticamente un goal ogni due minuti alla CVS (Calcio, Valori e Sport). L’incontro è terminato con l’imbarazzante risultato di 21 goal a zero. Queste partite non servono a nessuno: né a chi perde, né a chi vince. Che cosa si può fare quando la differenza tra due squadre formata da bambini dello stesso anno è così alta? Interrompere la partita? Fare giocare la squadra meno competitiva con più giocatori? Mescolare le squadre? Non credo che nessuna di queste soluzioni sia possibile. Che imbarazzo vedere quei ragazzini in difficoltà, perdere in maniera così drastica con l’aggravante di dove subire le urla di rimprovero dei genitori e perfino dell’allenatore. (Continua)

giovedì 6 febbraio 2014

Il tempo birichino

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Il tempo è birichino. Anche sui campi di calcio si alternano in modo frenetico sole, pioggia e neve. La scorsa domenica ci siamo trovati a seguire una partita amichevole della Soccer Kids illuminati da un timido sole ma prossimi all’ibernazione a causa di un vento insistente e gelido. E loro, i nostri ragazzini, impavidi correre avanti e indietro per il campo. Ma non è stato solo il freddo a segnare la giornata. I genitori della squadra avversaria si sono comportati malissimo, aggredendo verbalmente i loro figli colpevoli di non giocare bene. Invece di sostenerli hanno contributo a mandarli in confusione. (Continua)

martedì 4 febbraio 2014

È una questione di cultura

Non sono diventato un fanatico del pallone, ma seguendo da diversi anni Luca e la sua squadra alla fine mi sono fatto una cultura in materia. Oltre a libri, giornali e applicazioni per lo smartphone, la cosa più incredibile per me, naturale per gli altri appassionati, è stata abbonarmi ai canali televisivi di calcio. Ho così scoperto aspetti completamente nuovi: non ci sono soltanto decine di partite da seguire bivaccato sul divano in compagnia di mio figlio, ma tutta una serie di programmi e servizi giornalistici che approfondiscono in maniera esasperata ogni singolo aspetto di questo mondo. Sono stato contaminato e continuo a sprofondare nel tunnel del pallone, ma per fortuna nella mia mente ci sono ancora delle sacche di resistenza. Per esempio, quando mi trovo davanti al televisore riesco ad alternare un buon film con una partita di calcio, un programma culturale con le ultime notizie di mercato. Forse non mi sono ancora perso del tutto e questa terapia di gruppo mi potrebbe salvare. Alla prossima seduta.

giovedì 30 gennaio 2014

Io, i fanatici e il calcio

Per saperne di più sul pallone ho fatto la cosa per me più facile, ossia andare dal librario di fiducia e farmi consigliare con suo immenso stupore dei libri sul calcio riguardanti il settore giovanile, le strategie di gioco, la storia. Inizio a leggere ma poi scopro che non basta. Per poter conversare con gli altri genitori della squadra di tuo figlio, in larga maggioranza dei fanatici del pallone, devi conoscere anche le notizie in tempo reale. Qualcuno ha scaricato nel proprio nel proprio smartphone delle applicazioni incredibili per seguire secondo dopo secondo tutto quello che succede nel mondo del calcio italiano, europeo e internazionale.  Tutto a portato di mano 24 ore su 24. (continua)

lunedì 27 gennaio 2014

Tutto il calcio minuto per minuto

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Una volta entrato nel tunnel del pallone ho iniziato a fare cose che mai avrei pensato di fare. Se prima che il pargolo decidesse di praticare questo sport mi limitavo a vedere qualche partita della nazionale italiana o qualche finale importante, adesso le cose sono cambiate e in modo radicale. È vero che spesso le conversazioni tra creature pluricellulari di sesso maschile riguardano donne e pallone. Tralasciando il primo argomento, è evidente che se tuo figlio gioca a calcio ti ritrovi a parlare per ore con altri genitori di pallone, squadre, tattiche, campionato, mercato. Non puoi farti sorprendere impreparato, fare la figura dell’intellettuale che non capisce una mazza di calcio. Non resta che correre ai ripari, informarsi, in poche parole essere sul pezzo. (Continua)

mercoledì 22 gennaio 2014

Il papà Avatar del figlio

L’ingegnere che calcia è comunque diventato un mito. Lo conoscono tutti. Sembra l’avatar del figlio che gioca in campo. Mima in tempo reale tutti i movimenti del corpo, delle gambe e della testa. Uno spettacolo. È una cosa che non riesce a controllare, soprattutto quando le partite sono particolarmente competitive. Si agita e scalcia continuamente. Quando si rende conto che sta esagerando si ferma, si ricompone e non si muove più di un millimetro. Ma l’apparente tranquillità dura appena il tempo di vedere il pallone finire tra i piedi del figlio. Non ci sono santi. Anche le sue gambe iniziano a muoversi per magia accarezzando un pallone immaginario. Noi, però, all’ingegnere vogliamo bene e qualche volta per divertirci lo facciamo sedere negli spalti vicino ai genitori della squadra avversaria, per vedere l’effetto che fa. Sono assicurati calcioni per tutti. Adesso devo andare. Vi racconterò altre storie alla prossima seduta.

domenica 19 gennaio 2014

Come evitare il dolore

Il papà di Michele si è subito scusato. Non era sua intenzione colpirmi. Ma dopo qualche minuto Michele, dopo aver ricevuto un passaggio filtrante dal mio Luca, ha iniziato a correre lungo la fascia sinistra fino ad arrivare in fondo e crossare verso il secondo palo. Un tiro fantastico che è finito sulla testa di un compagno di squadra che ha fatto gonfiare la rete. Anche questa volta l’ingegnere sugli spalti ha seguito l’azione per poi scalciare come un cavallo pazzo. Mi ha colpito di nuovo e sempre nella zona alta della coscia. Una botta tremenda che mi fatto zoppicare per un po’. Da quel momento con gli altri genitori della squadra abbiamo condiviso una decisione drastica per evitare altri dolorosi incidenti. L’ingegnere che calcia è mortificato ma ha accettato il nostro suggerimento di non stare troppo vicino ad altre persone durante le partite. E quando non trova abbastanza spazio negli spalti per ritagliarsi un'adeguata area di protezione deve scendere giù, da qualche parte vicino la rete del campo. In questo modo è libero di esaltarsi e di scalciare a destra e a manca senza fare male a nessuno. (continua) 

giovedì 16 gennaio 2014

Il papà che calciava negli spalti

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Da qualche giorno ho due fastidiosi lividi nella zona alta della coscia destra. Non ho sbattuto contro qualche spigolo. Non sono scivolato rovinosamente a terra. Non ho giocato neanche a pallone, mi basta seguire e vedere correre in campo mio figlio Luca con la maglia della Soccer Kids. Eppure i lividi sono stati provocati dal padre di un compagno di squadra di Luca, un distinto ingegnere che durante le partite si lascia prendere dall’entusiasmo e non ha più il controllo degli arti inferiori. Segue centimetro dopo centimetro l’azione e quando suo figlio ha il pallone tra i piedi inizia a calciare anche lui come se fosse in campo. Il risultato è che le persone che gli siedono sotto negli spalti si beccano qualche calcione dritto sulla schiena o nella coscia come è accaduto a me durante l’ultima partita. Il primo mi è arrivato quando suo figlio Michele, dopo aver dribblato la difesa, ha liberato un potente calcio di destro mettendo la palla all’incrocio dei pali. L’ingegnere si è così immedesimato nella partita che ha tirato un potente calcione per poi urlare come un indemoniato. Anche io ho iniziato a gridare ma per il dolore. (continua)

lunedì 13 gennaio 2014

Le conseguenze del buonsenso

Il mister della Soccer Kids si è avvicinato alla rete e rivolgendosi ai due papà esagitati della squadra avversaria ha detto: “La smettiamo! Che modi sono di comportarsi? Non vi vergognate? Adesso riprendiamo la partita ma se continuate ritiro la squadra dal campo e andiamo tutti a casa”. 
A parte qualche mormorio di sottofondo la partita è poi ripresa ma l’apparente quiete è durata solo qualche minuto. Quando il numero 6 della Team Vita ha di nuovo sbagliato un passaggio innescando un contropiede che ha portato la Soccer Kids a segnare il quarto goal, i due genitori hanno ripreso a inveire pesantemente uno contro l’altro. 
Il mister della Soccer Kids allora è stato di parola. Ha bloccato di nuovo la partita e ha fatto uscire la squadra come segno di protesta contro l’assurdo comportamento di certi genitori che rovinano anche il calcio giovanile. È stato un gesto simbolico da apprezzare, peccato che dopo qualche giorno il mister e la società sono stati ripresi dagli organi ufficiali per aver abbandonato il campo di gara. Inoltre, la partita è stata assegnata a tavolino (3 a 0) alla Team Vita. Sono cose che succedono ma non nascondo che insieme ad altri papà sono molto orgoglioso del gesto di protesta del mister. Vi racconterò altre storie alla prossima seduta.

venerdì 10 gennaio 2014

Quando due papà si picchiano

Il Team Vita è in coda alla classifica ma in quella partita tutti i suoi giocatori hanno dato l’anima. Il colpo di coda della Soccer Kids, però, ha fatto aumentare la tensione e un ragazzino dell’altra squadra, con la maglia numero 6, ha iniziato a sbagliare finendo nel mirino di un papà di un suo compagno di squadra. L’uomo ha cominciato a urlare rabbiosamente: “Che cosa stai facendo? Le stai sbagliando tutte. Mister fallo uscire, altrimenti prendiamo altri tre goal”.
Il genitore del numero 6 non l’ha presa bene, tanto che i due adulti hanno iniziato rumorosamente a litigare negli spalti, prima offendendosi a vicenda con frasi molto volgari, poi tirandosi contro di tutto, partendo dalle bottigliette di acqua.
Solo quando sono arrivati ai cazzotti, altri genitori hanno deciso di intervenire per separarli con forza. Intanto, Filippo, il mister dall'accento argentino della Soccer Kids di fronte a quel triste spettacolo ha chiesto un’interruzione della partita. (continua) 

martedì 7 gennaio 2014

Il tempo di carburare in campo

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. In questa seduta vi racconterò quello che è accaduto durante l’ultima partita di Luca. La sua Soccer Kids ha preso due goal di fila nel primo tempo. I bambini hanno mantenuto per tre mesi un ritmo molto alto macinando vittorie e conquistando con largo anticipo il primo posto della classifica. Sono campioncini d’inverno. Adesso, terminate le meritate vacanze con la famiglia, hanno bisogno di carburare un attimo prima di dare il massimo in campo. La maggioranza dei genitori ha compreso la situazione e alcuni nel corso della partita da dietro la rete hanno cercato di tranquillizzarli, invitandoli a fare girare la palla, a ragionare, a seguire le indicazioni del mister. È servito perché hanno iniziato a giocare meglio e soprattutto a segnare conquistando il pareggio. Le cose si sono messe male nell'ultima frazione di gioco, quando nei primi minuti la Soccer Kids è passata in vantaggio (3 a 2), mandando in escandescenza uno dei papà della squadra avversaria. (continua)

venerdì 3 gennaio 2014

L’invidia è una dimostrazione d’inferiorità

I genitori “seminatori di zizzania” hanno la faccia come quella parte del corpo dove non batte mai il sole. Seguendo da diversi anni mio figlio Luca, purtroppo ho incontrato numerosi e variopinti esemplari di questa specie. Ricordo una coppia che agiva in maniera sistematica contattando singolarmente ogni singolo genitore per sparlare qualcuno e mettere uno contro l’altro. A loro non va bene niente. Fanno a pezzi tutto criticando, in ordine: la società, il programma di allenamento, la qualità della struttura e dei servizi, cosa fanno gli altri genitori, il ruolo dei dirigenti e quello del mister, come sono messi in campo i giocatori, i minuti giocati dal figlio e dagli altri baby - calciatori, i bambini che emergono, le previsioni del tempo e perfino la possibile esistenza di Dio. Credo che a muoverli sia l’invidia e questo sentimento è una dimostrazione d’inferiorità (soprattutto intellettiva). Vogliono cadere sempre in piedi anche di fronte alle loro contraddizioni evidenti. Loro possono fare quello che vogliono e senza chiedere il permesso, a differenza degli altri. Ne ricordo uno che, nonostante l’età avanzata e una presunta maggiore sapienza, era riuscito a provocare nell'arco di poche settimane due risse tra i genitori della squadra. Tutto questo è stressante ma come vi ho già raccontato il calcio giovanile ha la bellezza di mettere insieme gente così diversa che probabilmente, fuori dal campo di gioco, insieme non prenderebbe neanche un caffè. È dura ma bisogna stringere i denti e andare avanti anche quando i seminatori di zizzania riescono ad avvelenare il clima o a ingigantire a dismisura qualche evento spiacevole. Adesso sono stanco. Vi racconterò altre storie alla prossima seduta.