mercoledì 27 novembre 2013

Conto alla rovescia per la nazionale

Il primo ostacolo è stato trovare i biglietti per vedere allo stadio giocare l’Italia, perché ci siamo mossi un po’ in ritardo. Dopo il fallimento di diversi tentativi on  line, ci ha salvato la biglietteria di un grande centro commerciale. Luca era al settimo cielo. Il suo (e il mio) battessimo in uno stadio sarebbe avvenuto vedendo scendere in campo gli azzurri contro i danesi. In attesa del grande giorno è iniziata tutta la fase preparatoria, dal possibile percorso per raggiungere lo stadio e posteggiare l’auto a cosa fare in caso di situazioni di pericolo. Poi è arrivata la data e ci siamo trovati davanti al Meazza di Milano immersi in un fiume di persone con il tricolore e altri gadget anche molto rumorosi. La prima cosa che ho notato con piacere è stata la presenza di tanti bambini; la seconda i gruppi dei tifosi danesi con i colori della loro squadra aggirarsi ridendo e cantando tra le bancarelle con in mano grandi bottiglie di birra. Pur bevendone quantità industriali restavano innocui e simpatici da vedere. (continua)

domenica 24 novembre 2013

La prima volta a San Siro

Ciao, mi chiamo Greg e sono il padre di un bambino che gioca a calcio. Da quando sono stato contagiato da questa “malattia” sportiva ho imparato a resistere a tutto tranne che alle tentazioni. Ancora una volta mio figlio Luca ha fatto la sua parte e come la goccia scava la pietra (gutta cavat lapidem) è riuscito insistendo, giorno dopo giorno, a convincermi a fare una cosa che non avevo mai fatto prima: acquistare dei biglietti per andare a vedere una partita allo stadio Meazza di Milano e seguire dal vivo una partita di calcio di professionisti. Il piccolo avrebbe voluto vedere la grande sfida tra Milan e Juventus ma in questo caso la mia riposta è stata negativa perché lui non è milanista ed io sono un neofita degli stadi. La sicurezza prima di tutto. Basta poco per finire nel mirino di qualche tifoso esagitato, succede già con molta frequenza perfino durante le partitelle che i bambini giocano in oratorio. In ogni modo, alla fine abbiamo trovato una buona soluzione acquistando i biglietti per vedere “una partita tranquilla”, quella della nazionale italiana contro la Danimarca, valevole per le qualificazioni ai mondiali che giocheranno a Brasile nel 2014. (continua)

martedì 19 novembre 2013

Tutta colpa di tuo figlio!

Anche se oramai da anni mi sono perso nel tunnel del calcio giovanile per seguire il mio Luca, capita sempre qualcosa di assurdo che mi sconvolge. Non tutti hanno accettato che la Soccer Kids abbia avuto un lieve e generale calo di prestazione. Per alcuni i baby giocatori dovrebbero essere sempre al top per conquistare la vetta della classifica. Altre situazioni non sono ammesse. La cosa positiva è che la maggioranza dei genitori ha concordato sul fatto che presto i piccoli torneranno in piena forma. Ho visto però in un angolo del campo un papà scuotere continuamente la testa in segno di negazione, con la faccia rossa e lo sguardo fisso a terra. Gli ho chiesto che cose avesse e lui mi ha risposto: “È vero che la nostra squadra non sta giocando ai soliti alti livelli, soprattutto in questa partita. Abbiamo vinto anche di misura, ma è stata una bruttissima prestazione. Da dimenticare”. Ho capito che non aveva detto tutto perché continuava a tenere lo sguardo basso e a scuotere la testa, allora gli ho detto: “Non ti devi preoccupare. Il mio Luca e molti altri della squadra non hanno dato il massimo ma può accadere. Sono sempre dei bambini. Non è il caso di farne un dramma”. A questo punto lui ha alzato la testa e con tono accusatorio: “Non è vero! Non tutti avranno dato il massimo ma il problema è che quando il tuo Luca non è in forma non gira la squadra. La colpa di quello che sta succedendo è di tuo figlio”. Sono rimasto basito a guardarlo senza riuscire a ribattere. Per fortuna qualche altro genitore è intervenuto al mio posto e gli ha replicato: “Che cazzo stai dicendo? È tutta la squadra a non aver giocato bene. Anche mio figlio, il tuo e altri oggi hanno passeggiato in campo. Sono stati distratti e svogliati. Nonostante ciò, abbiamo vinto cinque a zero e proprio grazie alle poche giocate di Luca. Non credi?”. Il tipo che aveva addossato la colpa a mio figlio è diventato più rosso in faccia, ha borbottato qualcosa di incomprensibile e poi si è allontanato dal gruppo. Non appena suo figlio è uscito dallo spogliatoio, è andato via senza salutare nessuno. Tutto questo mi stanca e a tratti mi rende anche un tantino triste. Sono un papà nel pallone e vi racconterò altre storie la prossima seduta. 

sabato 16 novembre 2013

Non dire mai che bisogna saper perdere!

Una partita si può vincere anche giocando male e l’ultima prestazione della Soccer Kids non è stata eccezionale. Apriti cielo! Non avete idea di che cosa abbia scatenato questa situazione subito dopo la partita incriminata. Molti dei genitori sono entrati subito nel panico, qualche mamma con gli occhi lucidi e la voce strozzata ha detto: “Perché? Cosa sta succedendo ai nostri ragazzi? Se continuano così rischiano di essere raggiunti o superati e perdere il primo posto in classifica”. Altri, tra il serio e il faceto: “Per punizione stasera li manderemo a letto senza cena e gli toglieremo la playstation per una settimana. Cazzo!”. Per fortuna io e altri genitori abbiamo tentato di riportare le cose alla normalità, spiegando che se da un lato è vero che la squadra non ha giocato bene, dall'altro ha vinto lo stesso la partita. Non si tratta della Champions League. Sono soltanto dei nani con le scarpette che stanno imparando a giocare a pallone. Gli alti e i bassi sono normali, succede anche alle più blasonate squadre professionistiche. A me però è scappato qualche commento di troppo perché mi hanno tutti fulminato con lo sguardo quando mi sono permesso di dire: “Non farebbe male ai nostri ragazzi perdere qualche partita. Servirebbe a temprare meglio il loro carattere. Vincere sempre non è positivo. Bisogna anche perdere per imparare ad accettare la sconfitta e ripartire con più carica”. Non è piaciuto proprio questo mio discorso perché, giriamola come vogliamo, per la maggioranza dei genitori anche nel calcio giovanile l’unica cosa che conta è vincere. Non esiste l’opzione sconfitta. E per alcuni genitori ottenere un pareggio è già un evento funesto che provoca una forte depressione per una settimana. (continua)

mercoledì 13 novembre 2013

Con la testa nella classifica

Ciao, mi chiamo Greg e sono il padre di un bambino che gioca a calcio. Ci sono situazioni che non si riescono a comprendere e a superare, neanche con tutte le terapie del mondo ma io voglio continuare a provarci. La cura è fondamentale. Il campionato è avviato e lentamente sta salendo la tensione, ovviamente soltanto tra i genitori. I ragazzini invece se ne fregano della competizione e del posto che occupa la squadra in classifica. A loro interessa soltanto giocare bene, prendere a calci quella maledetta sfera. E probabilmente grazie a questo approccio corretto stanno macinando vittorie, una dopo l’altra. È vero che ogni tanto anche qualcuno dei baby calciatori chiede di conoscere l’andamento della squadra ma così per avere un’idea. I genitori invece sono al settimo cielo perché la Soccer Kids per ora è in testa alla classifica, inseguita a tre punti da distanza da altre due squadre molto competitive. Annotano tutto, raccolgono risultati e dati e qualcuno più schizzato arriva perfino a elaborare delle statistiche generali e individuali. Seguono il campionato dei loro Pulcini con la stessa passione ed esasperazione, con cui sono abituati a seguire quello di Serie A o di B. È un atteggiamento troppo serio e fuori luogo ma è quello che può accadere anche nel mondo del calcio giovanile! (continua)

domenica 10 novembre 2013

Adesso basta!

Il tifoso mezzo uomo, mezzo scimmione, non si era ancora calmato. Non trovandomi più a tiro ha puntato l’arbitro, colpevole a suo avviso di avere penalizzato la squadra del figlio. Non gli è bastato avere quasi provocato una rissa. Ha di nuovo perso la testa. Al giudice di gara ha detto l’impossibile, perfino parole (molto probabilmente offese) in una lingua a me sconosciuta. Poi si è attaccato alla rete iniziando a scuoterla con forza e a urlare. Un animale, una bestia furiosa. La partita è stata sospesa per un quarto d’ora dall'arbitro che ha chiesto espressamente di allontanare l’esagitato dal campo, se necessario anche con l’intervento delle forze dell’ordine. Altrimenti avrebbe assegnato la partita a tavolino alla squadra della Soccer Kids. Diversi genitori e dirigenti della società si sono offerti volontari per convincere bonariamente lo scimmione ad andare via. Non è servito a nulla. I ragazzini hanno seguito tutta la grottesca situazione restando immobili in mezzo al campo, vicino ai loro allenatori. Poi uno di loro si è staccato dai compagni per raggiungere la rete. Con gli occhi lucidi e balbettando si è rivolto allo scimmione e gli ha detto: “Adesso basta! Ti prego papà! Ti prego, lasciaci giocare in pace. Stiamo già perdendo se fai così potrà andare solo peggio”. Quell'essere minaccioso ha scosso la testa e senza emettere più un suono si è diretto barcollando a destra e a manca verso l’uscita dello stadio. Le squadre hanno così potuto riprendere il gioco e terminare la partita. Un’altra brutta giornata di cattivo calcio giovanile ma sempre e solo per colpa degli adulti. Una giornata da cancellare. Non ho più voglia di parlare, vi racconterò altre storie alla prossima seduta.

giovedì 7 novembre 2013

Lancio della sedia

Quella maledetta domenica non ho saputo resistere. Una sorta di figura mitologica ha iniziato a insultarmi con frasi molto volgari ed io non sono rimasto indifferente. Gli ho risposto per le rime alzando progressivamente il tono della voce e gesticolando. Il tipo, sempre più frustato perché nel frattempo la sua squadra aveva preso un altro goal, ha afferrato una sedia di plastica lanciandomela contro. Non mi ha colpito ma la situazione è precipitata. Io ho iniziato a chiamarlo animale, cavernicolo e poi cerebroleso. Un fiume in piena. Lui rosso come un pomodoro stava per saltarmi addosso quando è stato placcato e messo violentemente a terra come nel rugby da un gruppo di genitori che hanno cercato di calmarlo. Secondo me sarebbe stato necessario anche sedarlo con qualche potente sostanza chimica. Una scena vergognosa. A quel punto mi sono reso conto di tutta la tristezza della situazione e con la testa bassa sono andato via verso il bar, ad aspettare che finisse la partita. (continua)

lunedì 4 novembre 2013

Tre passi indietro

Certi tifosi ricordano il film "Il Pianeta delle Scimmie"
Ciao, mi chiamo Greg e sono il padre di un bambino che gioca a calcio. Voglio iniziare questa seduta confessandovi con dispiacere che ho fatto qualche passo indietro nel tunnel. Nei giorni scorsi ho perso la pazienza durante una partita ed ho litigato con un altro genitore. Il bello è che non stava neanche giocando la squadra di mio figlio. Lui era nello spogliatoio a cambiarsi e poco dopo sarebbe sceso in campo con i suoi compagni. Per ingannare il tempo ho quindi deciso di avvicinarmi alla rete e seguire i movimenti di Andrea, un ragazzo più grande e promettente che conosciamo perché abita nel nostro quartiere e anche lui gioca nella società Soccer Kids. Troppo bravo. Ha segnato in rapida successione tre goal, esaltando i tifosi (me compreso) ma facendo infuriare i genitori della squadra avversaria, in particolare uno così brutto da ricordare uno dei personaggi del film “Il pianete delle scimmie”. Questo essere, mezzo uomo, mezzo orangotango, ha iniziato a bestemmiare contro l’arbitro, poi si è voltato verso di me in maniera minacciosa ed io ho capito troppo tardi di essermi trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato. (continua)

venerdì 1 novembre 2013

L’uomo che filmava tutto

Alla fine dell’ultima partita del torneo del week end, i nostri bambini sono stati premiati e poi sono andati di corsa negli spogliatoi. Ne ho approfittato per dirigermi al bar e prendere un caffè, ma sono stato bloccato da un papà palestrato, con il corpo pieno di tatuaggi coloratissimi e piercing. Un soggetto davvero inquietante, credetemi. Mi ha guardato fisso negli occhi e poi: “Bravi! I vostri ragazzi giocano molto bene, sembrano di un altro pianeta. Un altro livello, cazzo! Li riprendente vero?”. Gli ho risposto: “In che senso li riprendiamo?”. E lui: “Io riprendo sempre mio figlio. Faccio dei video durante gli allenamenti e le partite. Poi con calma gli faccio rivedere tutto, così insieme commentiamo le cose giuste e le cose sbagliate da correggere. Questa cosa però la faccio solo io, così non funziona. Dovrebbero essere fatta per tutti in modo da correggere e fare girare bene la squadra come la vostra. Il problema è che gli altri genitori non mi danno retta. Dicono che così si perde troppo tempo e che comunque non è il caso”. L’ho guardato con un sguardo incredulo per poi rassicurarlo: “No! Non filmiamo niente. Non c’è bisogno. È tutto frutto di un buon piano di allenamenti e delle doti dei singoli ragazzini”. Lui c’è rimasto un po’ male e prima di andare via ha borbottato: “Non è possibile! Non fanno errori. Non ci credo che non fate i filmini”. Adesso sono stanco. Vi racconterò altre storie alla prossima seduta