mercoledì 31 gennaio 2018

Come una scatola di cioccolatini

Sono Greg, il papà di un ragazzo che gioca a calcio. “La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”, amava ripetere il personaggio cinematografico Forrest Gump. Lo stesso concetto si potrebbe estendere anche alle società dilettantistiche di calcio, soprattutto per quanto riguarda l’assegnazione annuale del mister a una squadra. 
Qual è il problema? Nelle società più strutturate e professionali tutto avviene secondo rigidi schemi prestabiliti, elaborati da esperti tenendo conto di diversi e importanti fattori. Ogni mister ha un programma settimanale di allenamenti da seguire alla lettera. Deve segnare tutto, dal trend del singolo ragazzo ai risultati della squadra. Niente può essere lasciato al caso. Le verifiche sono continue e rigide. 
In molte altre realtà, purtroppo, non è così e, di fatto, ad ogni mister viene lasciata la più ampia libertà, in sostanza la facoltà di allenare come meglio crede i ragazzi. Ai genitori non resta che affidarsi alla Madonna e a tutti i santi e pregare senza sosta per intere settimane, per ottenere la grazia di avere assegnato un mister capace di educare e allenare. Quando questo non succede è un disastro. Le giovanili si reggono sul volontariato ma certi errori possono avere effetti molto negativi sulla crescita di un ragazzo. (continua)

mercoledì 24 gennaio 2018

Arbitri diversamente giovani in campo

Nei campi di calcio dispersi nella profonda provincia può accadere di tutto, come vedere arbitri diversamente giovani e più gonfi del pallone gestire una gara arrancando da una parte all'altra del campo. 
Fanno tenerezza ma destano anche non poca preoccupazione. Sono vistosamente in difficoltà e senza fiato, avrebbero bisogno di portare alla bocca il tubo di una bombola di ossigeno, anziché il fischietto di ordinanza. 
I genitori più sensibili in tribuna hanno spesso la tentazione di chiamare per sicurezza una ambulanza. La divisa è almeno di due taglie più piccole. Nonostante ciò, può anche accadere che gestiscono benissimo la gara e allora tutto il resto non conta. È quello che volte passa il convento e bisogna accontentarsi. Alla prossima seduta.

mercoledì 17 gennaio 2018

Il piacere di farsi coprire di insulti

Gli arbitri sono delle creature speciali. Non ho idea di cosa possa spingere adulti responsabili a scegliere questa strada, a farsi coprire puntualmente ad ogni partita di indicibili insulti. Devono essere dotati di grande controllo o forse sono soltanto dei masochisti. 
A volte ci mettono del loro per agitare gli animi tra le tribune, ma spesso fanno solo il proprio dovere facendo rispettare le regole.
Pubblico, mister, dirigenti e a volte perfino giovani calciatori li invitano ad andare in quel posto dove non batte mai il sole e protestano con veemenza e la bava alla bocca. Non c’è niente da fare. L’arbitro non è visto come un giudice di gara, ma come un nemico, l’avversario in più. (continua)

mercoledì 10 gennaio 2018

Un toro impazzito in campo

Sono Greg, il papà di un ragazzo che gioca a calcio. Ci lasciamo alle spalle le festività natalizie, in cui il piccolo pazzo mondo del calcio giovanile ha fatto la sua sporca e grassa brutta figura. 
A ridosso della vigilia di Natale è stata disputato un triangolare, un torneo amichevole organizzato per tenere in “forma” i ragazzi e rimediare in parte ai bagordi del periodo. Sulla carta tutto tranquillo ma sin dai primi calci al pallone si è intuito che qualcosa non sarebbe andata nel verso giusto. 
Il ruolo di arbitro è stato affidato, tra pacche sulle spalle e sorrisi di plastica, a uno dei dirigenti delle tre società coinvolte. Ma subito il pubblico formato da prevalentemente genitori, nonni, combattenti e reduci di guerra ha iniziato a rumoreggiare per le scelte dell’improvvisato giudice di gara, il quale in più occasioni ha perso la pazienza facendo anche brutti gesti verso le tribune. 
Il clima si è surriscaldato. In realtà, non stava arbitrando male ma tutti i parenti degli aspiranti calciatori sono nel pallone e basta poco per esprimere rabbia repressa nei meandri più scuri del loro stomaco, probabilmente sin dall'infanzia. 
Ad un certo punto, il mister di una delle squadre in campo, in completo sportivo rosso fuoco ha sbagliando iniziato anche lui a inveire contro l’arbitro. Adesso non so se la colpa è stata del colore sgargiante del suo abbigliamento, dall'improvvisa dipartita dei pochi neuroni presenti nel cervello, ma l’arbitro lo ha puntato e fissato con rabbia per qualche secondo. 
Poi come un toro impazzito ha iniziato a corrergli incontro a testa bassa. Il mister è rimasto paralizzato fino a quando gli è arrivata una testata in pieno volto così violenta che lo ha fatto rimbalzare all'indietro. Naso fratturato e inevitabile conseguenze. È stata proprio un’amichevole da dimenticare, un altro cattivo insegnamento per i ragazzi. (continua) 

mercoledì 3 gennaio 2018

Non fidatevi mai delle apparenze

Non bisogna fidarsi mai delle apparenze. Nel mondo del calcio giovanile l’ho imparato più volte a mie spese. Si conoscono genitori che sembrano persone distinte e poi invece durante le partite si rilevano i peggiori, si trasformano in cafoni violenti che bestemmiano e si agitano in modo innaturale come se fossero posseduti da un demonio.  
E ancora per fare un altro esempio, si incontrano mister, cui i ragazzi e le famiglie danno piena fiducia, capaci di predicare benissimo ma di razzolare molto male facendo tanto di quei danni ai ragazzi e all'ambiente societario, che poi è difficile porvi rimedio. Servono educatori, figure professionali certificate per formare ed educare gli adulti. Adesso vi saluto, alla prossima seduta.