mercoledì 26 settembre 2018

È solo un maledetto gioco

Ciao, mi chiamo Greg e sono il padre di Luca, un ragazzo di 14 anni che gioca a calcio. Il campionato regionale è iniziato e già non mi sento molto bene.
In campo è più dura di quello che pensavo. A ogni partita si lotta fino all'ultimo secondo disponibile, servono fiato e fisico e ancora testa. Per i ragazzi non sarà più un gioco da ragazzi.
Le cose si sono fatte più serie. E il primo passo è diventare una entità unica, una macchia compatta che si muove in maniera fluida lungo il campo. Una sola testa e due sole gambe, in altre parole una vera squadra. Si può fare.
I genitori fuori dal campo soffrono. I dirigenti dentro soffrono. Tutti soffrono ed io provo una grande pena per loro. Le partite si possono vincere, pareggiare o perdere.
Ogni tanto qualche adulto, quando i due neuroni che ha in testa si incontrano e connettono, ha un raro momento di lucidità e guardando verso gli altri papà nel pallone, come si guarda una cacca di cane appena schiacciata sul marciapiede grida: “State calmi, è solo un maledetto gioco in cui si rincorre una palla piena di aria”. (continua).

giovedì 20 settembre 2018

Una strada in salita verso il futuro


È inutile, in questi anni di vita ammorbata dal calcio giovanile ho avuto la conferma che la differenza la fanno le persone, la capacità di fare squadra e di elaborare un efficace sistema di allenamento per la crescita mentale e tecnica a vantaggio dei ragazzi. 
Ogni stagione l’asticella delle difficoltà si alza di qualche centimetro e aumenta di conseguenza l’impegno richiesto ai giocatori da ogni punto di vista. Non è facile tenere il passo e, infatti, in molti mollano il colpo, smettono di giocare a pallone. 
I ritmi sono veramente alti e bisogna ogni giorno dimostrare di meritarsi la convocazione, di sapere stare in campo come squadra e fare le cose che sono state insegnate.  
Adesso i giocatori della “Football Storm”, colossi di 14 anni con il cervello di un "bimbominkia", devono compiere il grande passo nel calcio e nella vita, ossia diventare ragazzi più responsabili, capire quando si può scherzare e fare “casino” e quando invece serve disciplina e serietà, stringere i denti e correre a perdifiato avanti verso il loro futuro. Raccontata così, cari amici di terapia, sembra quasi una cosa seria. Alla prossima seduta.

giovedì 13 settembre 2018

Allenamenti, corse e distrazioni

L’estate è finita in un baleno. Non c’è stato neanche il tempo di gustare fino in fondo le giornate trascorse in riva al mare, spesso con in mano una buona birra artigianale e in buona compagnia. Il calcio per la prima volta non ha concesso tregue. 
Luca durante le vacanze ha dovuto seguire un intenso programma giornaliero di preallenamento. Tutto questo perché la sua squadra deve disputare un competitivo campionato regionale. I primi giorni, come hanno fatto altri papà nel pallone, ho tentato di seguirlo per fargli compagnia e motivarlo ma è impossibile stare dietro a questi mostri di 14 anni, a questi ragazzini che sembrano colossi. 
È stato un piacere vederlo correre allenarsi con impegno lungo la spiaggia o sulla pista ciclopedonale che attraversava una scogliera mozzafiato. E non era solo, bensì sempre circondato da tanti sportivi, soprattutto tante bellissime ragazze. 
Lo ammetto. Il dubbio è venuto anche a me. Il boy che è in piena tempesta ormonale adolescenziale si è allenato molto volentieri ogni giorno perché ne aveva veramente voglia o perché ha trovato un’altra motivazione, scriviamo in maniera soft “il possibile sviluppo di relazioni sociali con organismo pluricellulare di sesso opposto”? 
In ogni modo, ha fatto il suo sporco dovere di calciatore e il primo giorno della ripresa ufficiale degli allenamenti si è presentato in formissima, pronto a iniziare la sfida regionale. (continua)  

giovedì 6 settembre 2018

È nata la tempesta del calcio

Ciao, mi chiamo Greg e sono il padre di Luca, un ragazzo di 14 anni che gioca a calcio. Ho superato le 100 sedute di terapia e ancora non mi sento molto bene. 
Dalla prima seduta, che risale al gennaio del 2013, ho visto girare molti palloni e non sono riuscito ad uscire dal tunnel del calcio giovanile. Cinque anni buttati nel water? Non direi. Ho imparato molte cose positive, per esempio a convivere con questa malattia mentale del pallone. Mentre degli aspetti più negativi di questo circo pseudo sportivo me ne farò una ragione. 
Intanto è iniziata la stagione con tante novità: nuovo mister, tanti innesti di calciatori, allenamenti intensivi e un campionato regionale di alto livello che richiederà sangue e sudore ma soprattutto tanta pazienza. 
Perfino in società ci sono stati cambiamenti. Hanno fuso due vecchie realtà calcistiche, un tempo accese rivali, ed ecco la “Football Storm”. Un nome forse un tantino presuntuoso, ma è meglio non contraddire il presidente. In ogni mondo, andiamo avanti con nuovo giro di giostra (continua).