mercoledì 20 dicembre 2017

Vedo gente pazza allenare ragazzi

Ci sono uomini sprovvisti di neuroni e così pericolosi da un punto di vista educativo, che non dovrebbero neanche passare vicino a un campo di calcio, invece te li ritrovi ad allenare una squadra di adolescenti. 
Ne ho incontrato uno la scorsa domenica, quando la Soccer Kids di mio figlio ha disputato una partita amichevole con una squadra mista di ragazzi di due anni più grandi. Fisicamente la differenza si è vista tutta, anche perché alcuni giocatori erano veramente il doppio in altezza. Nonostante ciò, non sono riusciti a dominare il gioco. La Soccer ha tenuto bene e anzi ha rischiato di vincere. La partita è terminata con un pareggio, 2 a 2. 
Il problema è stato il mister della squadra avversaria, un uomo di circa 40 anni, fisico atletico e una voce da tenore. Ha urlato tutto il tempo contro i suoi ragazzi, spesso offendendoli, bestemmiando, tirando calci a destra e a manca comprese le borracce che sono volate via. Nell'intervallo si è avvicinato al suo numero 5, un ragazzone di 1.90 con i capelli cortissimi e occhi così piccoli e neri da sembrare due bottoni. 
«Sei un povero idiota, un buono al nulla, uno che non può giocare a calcio. - gli ha gridato - Non puoi permettere a un giocatore che ti arriva alle ginocchia di non farti vedere la palla. È chiaro che devi cambiare, andartene via. Fai schifo. Hai fatto cagare. Vergognati. Non farti più vedere». 
L’animale ha chiuso la sua bocca solo quando l’arbitro ha invitato le squadre a rientrare in campo. Ho avuto la fortissima tentazione di avvicinarmi alla panchina per prendere le difese del ragazzo, di fermare quell'imbecille. 
Mi sono chiesto come la sua società possa permettere simili comportamenti. Come i genitori possano fare finta di niente. Aggredire psicologicamente un adolescente, che sta già attraversando una delicata fase di crescita, è da grandi irresponsabili, a prescindere. Poi se si aggiunge che proprio il numero 5 non aveva giocato male, il tizio è da manicomio criminale. (continua)

mercoledì 13 dicembre 2017

Educhiamo gli adulti ad essere responsabili

Sono Greg, il papà di un ragazzo che gioca a calcio. Vi ho raccontato più volte storie ai confini del grottesco sul mondo del calcio giovanile, con la speranza che prima o poi qualcosa cambi a vantaggio dei ragazzi, magari attraverso interventi decisi delle autorità preposte, dalla FIGC agli assessorati dello Sport di ogni ente istituzionale. 
Ripeto da tempo con insistenza che il grande problema sono gli adulti. Spesso e volentieri non ci riescono a essere maturi, a svolgere il loro ruolo senza “cannibalizzare” quello di altri. Preferiscono fare o dire cose su cui non si ha alcuna competenza. Il papà deve fare il papà e il mister deve fare il mister. Altrimenti si creano confusione e problemi, tanti problemi. È chiaro, ma non per tutti. Occorre educare gli adulti e tornare ad esaltare i sani principi di questo sport tanto amato quanto popolare. (continua)

mercoledì 6 dicembre 2017

Investire sui vivai per cambiare davvero

Servono educatori, figure professionali di alto livello per formare gli adulti che hanno responsabilità sui giovanotti che frequentano le società calcistiche. 
Urge tornare ai veri e sani valori dello sport, aprire la strada ai talenti. Urge cambiare tutto, a partire dalle società dilettantistiche che spesso in questi anni hanno utilizzato i ragazzini solo per fare cassa con le iscrizioni a vantaggio della prima squadra. Urge cambiare mentalità nelle professionistiche, dove già dalle giovanili si preferisce formare centinaia di stranieri e non gli aspiranti calciatori italiani. 
In altre parole sarebbe opportuno, come hanno scritto e detto esperti e figure popolari del calcio, lavorare seriamente sui vivai. Se amiamo il calcio e vogliamo bene ai nostri ragazzi sarebbe opportuno iniziare a dare risposte concrete a queste emergenze. Alla prossima seduta.

mercoledì 29 novembre 2017

Indignazione non significa rivoluzione

Dopo l’esclusione della nazionale di calcio dai mondiali in Russia, si è sentito di tutto, di più. È cresciuta l’indignazione popolare contro i responsabili della debacle. Le cause partono da lontano, basti pensare alla figuraccia all'ultimo mondiale in Africa. 
Nonostante le avvisaglie, la nazionale è stata lasciata precipitare nel burrone. L’importante è mantenere le poltrone, le piccole e grandi posizioni di potere che nel mondo del calcio, a partire da quello giovanile, danno da mangiare a tanti. Un business senza scrupoli che, purtroppo, ha penalizzato talenti. 
Niente di nuovo ma ora sono tutti indignati: all'italiano puoi togliere le mutande, il lavoro, la dignità, insidiare la moglie ma guai a toccare il pallone. Ecco perché l’esclusione dal mondiale è stata sentita dal popolo e descritta anche dai mass media come una sciagura, una catastrofe, un inequivocabile segno dell’apocalisse. 
Ma sentendo anche gli altri papà della Soccer Kids, società dove gioca mio figlio, a parte l’indignazione nessuno protesterà in piazza o davanti alla sede della Federcalcio. Per avere un minimo di reazione popolare e veramente cazzuta, il fantastico mondo del calcio si dovrebbe fermare completamente, dalla squadra dell’oratorio a quella di Serie A. Allora sì che scoppierebbe la rivoluzione. 
Adesso è impossibile, hanno tolto i mondiali ma c’è tutto il resto a cui aggrapparsi per continuare a drogarsi di calcio. (continua)

mercoledì 22 novembre 2017

Alleniamo da piccoli i giocatori delle nazionali straniere

Cari amici di terapia, sono il papà di un ragazzo che gioca a calcio. Nella vita ci sono cose più importanti del calcio, che comunque resta lo sport più popolare del pianeta. Per il resto il problema è complesso. Sul rilancio del calcio giovanile e il deleterio eccesso di stranieri dalle giovanili, tutto si è fermato alla becera strumentalizzazione politica. 

Il sistema del calcio italiano, analogamente ad altri settori, è segnato in negativo da una classe dirigente non sempre all'altezza. Da qualche anno autorevoli personaggi del mondo dello sport hanno sollevato un problema che, se fosse affrontato con il giusto approccio; potrebbe aprire la strada a delle importanti riflessioni sul calcio italiano

Uno dei principali problemi è il difficile ricambio generazionale, nonostante il territorio nazionale pulluli di società calcistiche dilettantistiche e professionistiche. Il bimbo (o la bimba) possono iniziare a fare calcio sin dalla tenera età di 5 - 6 anni (una volta si iniziava più tardi), per poi finire (se va bene) parcheggiato (quando si ha talento o per restare in tema tramite un calcio nel sedere) nel vivaio di qualche importante società calcistica. I ragazzini sono un business per molti. Dicono che solo un bambino ogni 10 mila riesce a diventare un giocatore professionista. 

L’apparato del calcio e le società italiane, a differenza della Spagna che lo sta facendo da anni con ottimi risultati dimostrati dai numeri e dalle vittorie in tutte le competizioni, non investono sulla “cantera”, sui vivai. Non gli interessa formare, fare crescere ragazzini da inserire nelle professionistiche ai diversi livelli. 

Sempre per motivi di business, le società preferiscono pescare giocatori giovanissimi da tutte le parti del mondo, dall'Africa, dall'Est Europa ma anche dal Nord Europa. Per fare cosa? Investire su di loro, formarli e poi venderli. Potrebbe anche essere una scelta “imprenditoriale” sensata, ma oramai puntano quasi tutto sugli stranieri. 

I vivai ne sono pieni. I ragazzini italiani (o comunque nati in Italia) sono in nettissima minoranza. Le loro possibilità di crescere, di dimostrare il proprio talento sono davvero ridotte al lumicino. Il sogno di arrivare alle professionistiche più alte, Serie A e Serie B, è impossibile. Con la mentalità e la gestione degli ultimi anni, un nuovo Pirlo, Totti, Del Piero o Buffon, rischierebbe di restare fuori dal circuito del professionismo. Nella Serie A, la larga maggioranza della rosa è composta da giocatori stranieri (francesi, inglesi, argentini, nordafricani…). 

Come giustamente è stato detto, i club italiani di fatto oramai allenano e formano i futuri giocatori delle nazionali straniere. In questo modo, sarà sempre più difficile trovare dei nuovi campioni italiani da inserire nella nazionale e nelle società professionistiche. Imitando gli spagnoli invece si dovrebbe tornare a investire di più e con serietà sui giovani italiani per rilanciare il settore, per tornare ad avere anche una nazionale forte e credibile. Lo stanno denunciando da più parti ma quando se ne parla accade solo per becere strumentalizzazioni politiche, come d'altronde accade per ogni altro argomento. (continua)

mercoledì 15 novembre 2017

Esiste anche la terza via

Ogni mister ha una propria idea di calcio. Un bambino ha il diritto di essere circondato e allenato da persone preparate, come ricorda la stessa FIGC. 
Il punto è che ci sono società dove, indipendentemente dalle inclinazioni personali, ogni allenatore è rigidamente tenuto a rispettare un programma di allenamento, statistiche e perfino le indicazioni su come relazionarsi con i ragazzi e i genitori. Forse è una scelta un po’ esagerata, ma spesso serve a tenere meglio la situazione sotto controllo, soprattutto quando in una squadra ci sono tanti papà nel pallone, pronti a creare 1000 problemi alla prima occasione. 
In altre società invece ogni mister è libero di fare quello che vuole e di comportarsi come ritiene più opportuno. Viva la libertà, ma in questo modo ogni situazione può degenerare con estrema facilità. Allora che cosa si dovrebbe fare? 
Esiste sempre la terza via. Come sempre la verità sta in mezzo: non bisognerebbe essere eccessivamente rigidi ma neanche troppo permissivi. Insomma, una via di mezzo. Il mondo non è tutto bianco o tutto nero, ci sono in mezzo tante sfumature. In questo senso l’inserimento di esperti educatori e formatori per grandi e piccini nelle società di calcio giovanile potrebbero essere di aiuto. Alla prossima seduta.

giovedì 9 novembre 2017

Figli e figliastri nel calcio giovanile

È inutile negarlo, fare finta di niente, girarsi dall'altra parte, mettere la testa sotto la sabbia. Nel cuore di ogni mister c’è sempre un pupillo o un gruppo ristretto di prediletti. Sono i baciati dalla Dea bendata, coloro che indipendentemente dalle condizioni fisiche e dal comportamento, saranno sempre in campo possibilmente dal primo all'ultimo minuto di ogni partita. In gergo si dice che ci sono ragazzi che il mister non vede e quelli che invece vede benissimo, quelli che a suo avviso sono insostituibili. 

Nel calcio giovanile non vale la massima tutti sono utili, nessuno è indispensabile. Il cruccio settimanale di ogni genitore è la benedetta convocazione alla partita di campionato. La mente viene divorata da mille pensieri che si agitano come i tentacoli di una piovra e che la notte non fanno dormire. Ogni genitore si chiede: mio figlio sarà convocato? Giocherà o resterà in panchina? In che posizione lo metterà questa volta? Pioverà o ci sarà il sole? Qual è il terzo segreto di Fatima? Dio esiste? 

Paturnie a parte, è impossibile fare previsioni. Non conta nulla per i ragazzi essere puntuali ed educati, non perdere mai un allenamento, avere perfino del talento. I prediletti vengono prima di tutto quando si preparano le convocazioni, gli altri seguono a rotazione. 

Ci sono mister che adottano questo criterio con classe, lo motivano e quasi te la danno a bere. Altri invece sono spudorati e mettono in campo il loro pupillo anche quando non è in forma, si è comportato malissimo o addirittura è reduce da una debilitante malattia o peggio ha ancora i postumi di un infortunio. Ho visto mister tenere in campo per tutta la partita, il proprio pupillo anche quando zoppicava vistosamente a causa di un contrasto o di un precedente infortunio. È vero. 

L’Italia non è un paese fondato sulla meritocrazia, ma a volte basterebbe solo un pochino di buon senso. (continua)

mercoledì 1 novembre 2017

Adulti, state troppo male

Cari amici di terapia, sono il papà di un ragazzo che gioca a calcio. Alti e bassi sono una costante in questo mondo e non faccio riferimento all'andamento del campionato, ma agli equilibri emotivi tra gli adulti. 
I ragazzi come sempre si arrangiano da soli. A loro basta tirare calci al pallone, farsi due risate nello spogliatoio e sono contenti. Il dark side del calcio giovanile è sempre quello rappresentato dagli adulti, siano essi i genitori, dirigenti sportivi o gli allenatori. 
I periodi di serenità sono l’eccezione, in un mondo dove gli eccessi comportamentali degli adulti la fanno da padrona. Anche adesso che i ragazzi sono cresciuti e spesso in altezza hanno ampiamente staccato i genitori, c’è sempre una mamma apprensiva e invadente o un papà grande esperto di strategie di gioco e dei misteri della vita, che deve fare le pulci su ogni cosa: dalla formazione alle tecniche di allenamento; dal ruolo dei singoli calciatori all'alimentazione sostenibile; dal colore dei fazzoletti di carta del mister alle condizioni meteorologiche. Il loro figlio casualmente è sempre quello perfetto che fornisce un apporto determinante alla squadra. Quando lui è in campo si ha a prescindere la migliore delle formazioni possibili e si vincono tutte le partite. 
Come se non bastasse, poi ci sono mister malati di protagonismo o di grande creatività, quelli che dicono Arrigo Sacchi “me lo magno” a colazione e Antonio Conte a merenda. 
E i dirigenti? Dovrebbero fare da ponte tra ragazzi, allenatori, società e genitori e, come nelle missioni dell’ONU, essere a prescindere portatori di pace con il ramoscello di ulivo in bocca. Invece, spesso tra i denti hanno il coltello e nelle mani una tanica di benzina pronta per incendiare ulteriormente situazioni già critiche. È un circo, uno spaccato sociale dell’Italia di oggi, un mondo grottesco da fare studiare nelle università. (continua)

mercoledì 25 ottobre 2017

Chi la vuole cotta e chi cruda

Nessuno è mai contento. Il nuovo mister della Soccer ha iniziato il suo lavoro. È troppo presto per dire se i suoi metodi sono corretti o sbagliati, se produrranno dei risultati positivi o negativi per i ragazzi. 
I bambini sono cresciuti, anche troppo ma hanno sempre la testa di dodicenni. Non sono ancora né carne, né pesce. Ma c’è sempre qualcuno che deve contestare a prescindere tutto quello che fa il mister, dal tipo di allenamento alla sua scelta settimanale dei giocatori da mettere in campo in occasione di ogni partita di campionato. 
C’è chi la vuole cotta e chi cruda, chi nera e chi bianca. Insomma, non si possono accontentare tutti. L’unico consiglio buono è di restare in silenzio, riflettere e dare tempo al tempo, salvo evidenti catastrofi gestionali. A dicembre oppure al termine della stagione, ognuno potrà tirare le somme e scegliere di conseguenza. Adesso sono stanco. Alla prossima seduta. 

mercoledì 18 ottobre 2017

Scegliere tra testa e ortiche

Lo sport aiuta i ragazzi a confrontarsi, a uscire dal mondo virtuale della play station e dei dispositivi elettronici. Permette di svolgere attività fisica, misurarsi dal vivo con i coetanei, mettersi in gioco e in ogni senso. 
Anche in questo caso il ruolo degli adulti è fondamentale, a partire dai genitori arrivando al presidente della società passando per l’allenatore che è la figura più delicata. È lui a essere sempre al centro del mirino, soprattutto quando il gioco si fa duro. I ragazzi della Soccer non sono più bambini ma ragazzini in preda alle tempeste ormonali. Deve farsi rispettare, inculcare le regole e lo spirito di squadra. Non è più obbligato a fare giocare tutti garantendo uguali minutaggi. Si è fatto un primo passo verso il mondo del calcio agonistico, quello dei grandi. 
Gioca chi si allena meglio e chi non salta gli allenamenti ma anche il comportamento ha un ruolo fondamentale. Basta pensare a diversi giocatori della Serie A italiana, campioni talentuosi che per immaturità e comportamenti sbagliati hanno bruciato la loro carriera. Come ha detto il mister della Soccer si inizia a lavorare dentro la testa, se non c’è quella, si butta alle ortiche tutto il resto. (continua)

mercoledì 11 ottobre 2017

Vietare smartphone e tablet

Cari amici di terapia, sono il papà di un ragazzo che gioca a calcio.
A volte mi chiedo che cosa passa per la testa dei ragazzi. Una generazione al 100% digitale con nuovi linguaggi e strumenti di comunicazione, bombardata da ogni angolo da milioni di stimoli 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno. 
Vivono in una grande comunità virtuale, sanno cosa fare e cosa evitare, anche se in molti ritengono il contrario.
Tutto questo, però, inevitabilmente intacca la loro capacità di concentrazione, di cui si abbisogna in diverse attività, compresa quella sportiva calcistica. 
Mi accorgo che non sempre riescono a staccare del tutto e si vede durante gli allenamenti o quando il mister spiega tattiche, tecniche varie o semplicemente lezioni di vita utili per farli crescere come ragazzi e come squadra. 
Ecco perché si dovrebbe assolutamente vietare di usare smartphone e tablet prima degli allenamenti o prima di una partita. E in generale sarebbe sempre molto meglio lasciarli a casa per evitare tentazioni. Devono arrivare in campo "sconnessi" e pronti per giocare bene e con attenzione. La concentrazione deve essere massima. Un sacrificio di qualche è possibile da fare per tutti. La dipendenza è forte ma si deve provare altrimenti si rischia di finire come il ragazzo di quella storiella che, dopo un lungo black out in casa della connessione internet, ha scritto: “Ho scoperto che ci sono delle persone in casa, dicono di essere i miei genitori”. (continua)

mercoledì 4 ottobre 2017

La bellezza dei dettagli

Nella nuova veste di “genitore dirigente” devo entrare in campo con la squadra e stare in panchina. Per me che ho sempre seguito le partite dall’esterno e restando quasi in disparte, in qualche angolo tranquillo lontano dalle tribune, è sicuramente una nuova e forte esperienza. 
Adesso ho mister e ragazzi a pochi metri di distanza. È meglio di un abbonato RAI che come ripeteva lo spot pubblicitario ha un sempre un posto in prima fila. Vedi nei minimi dettagli le azioni, i momenti di tensione e quelli gioia, le espressioni dei giocatori in campo e come si muovono. Tutto cambia. Si colgono dettagli che dalla tribuna sfuggono. 
Nel tuo piccolo devi garantire un minimo di professionalità, mantenere la calma in ogni occasione, stare attento alle indicazioni del mister, fornire subito supporto se richiesto. Chissà se questa nuova esperienza mi manderà ancora di più nel pallone. Alla prossima seduta.


mercoledì 27 settembre 2017

Un genitore dietro le quinte

Da qualche settimana nella Soccer Kids ho iniziato la nuova esperienza di genitore “dirigente accompagnatore” della squadra. È troppo presto per esprimere giudizi. Sono diventato il “quarto uomo” del gruppo che supporta mister, vice allenatore, la squadra e ovviamente gli altri genitori.
La cosa buona è che adesso posso vedere le cose da un altro punto vista, da dietro le quinte. Per esempio, ho già scoperto quanto sia complicato mantenere un minimo di ordine e disciplina negli spogliatoi con ragazzi vivaci e grandi (fisicamente) da sembrare i nipotini di Hulk, trovare le parole giuste per rispondere alle richieste (a volte strane) di qualche genitore, compilare moduli necessari per ogni partita, controllare le scadenze dei certificati medici di ogni ragazzo e tanto altro ancora. E siamo solo all’inizio. (Continua)

mercoledì 20 settembre 2017

Un papà autolesionista

Cari amici di terapia, sono il papà di un ragazzo che gioca a calcio. Oggi ho cercato nel vocabolario la parola “autolesionismo” scoprendo che si usa per indicare “l'atteggiamento o il comportamento di chi agisce in maniera contraria al buon senso e ai propri interessi”. 
Mi sono riconosciuto al 100% in questa descrizione. Secondo voi è normale rischiare di peggiorare la propria situazione accettando una proposta indecente, quando da ben otto anni si vaga confuso e infelice nell’oscuro tunnel del calcio giovanile? 
Tra l’altro, correndo il rischio di compromettere questa terapia di gruppo via web, iniziata per stare bene e seguire il figlio aspirante calciatore senza troppi stress. Qual è la proposta? La società Soccer Kids mi ha chiesto per la nuova stagione di garantire un supporto come nuovo “dirigente sportivo”. 
Titolo ridondante che si traduce in “papà che si presta a dedicare ancora più tempo alla squadra in cui gioca in figlio svolgendo a titolo gratuito mansioni intellettuali ma soprattutto manuali con un ruolo di responsabilità”.  
Ci ho pensato un po’ e alla fine ho accettato. Essendo riconosciuto come un intellettuale, il mio compito dovrebbe essere soltanto quello di dare un supporto “burocratico”, occuparmi di procedure, documenti e scartoffie. Il tempo dirà se è stata una scelta giusta per vivere una nuova esperienza nel fantastico mondo del calcio giovanile o se invece puro e semplice autolesionismo. (continua)

mercoledì 13 settembre 2017

Che la stagione abbia inizio

Alla squadra di Luca è stato assegnato un nuovo mister. Non lo conoscevamo e di conseguenza, ogni bravo “papà nel pallone” ha subito iniziato a fare le necessarie ricerche per raccogliere informazioni utili sul suo conto. 
Nessuno si accontenta del profilo scarno che fornisce la società. Bisogna sapere di più. Chi è, che cosa ha fatto, se è stato un giocatore, dove si è formato, l’andamento di precedenti esperienze. Ma anche qualcosa sulla vita privata. 
Diventa importante sapere ogni cosa, tracciare un identikit dettagliato dell’uomo che allenerà i ragazzi della Soccer Kids, con cui si trascorreranno 10 mesi intensi tra allenamenti, campionato, tornei e amichevoli varie. 
Il mister si chiama Antonio, 42 anni, è stato un giocatore professionista (è arrivato alla Serie B), ha già allenato con successo altre squadre, è serio e pretende tanto sia solo il profilo atletico sia comportamentale. È sposato con una donna inglese ed è padre di due figlie. Si può fare. Ci aspetta un altro anno di tunnel. Che la stagione abbia inizio. Intanto, vi saluto, alla prossima seduta.

mercoledì 6 settembre 2017

Testa e gambe per andare avanti

L’inizio del campionato è sempre preceduto da settimane ricche di tornei e amichevoli e soprattutto da un intenso programma di allenamenti, spesso di sei giorni su sette per un mese di fila. 
Senza tregua si passa dalla montagna o dalla spiaggia al campo di calcio. Alcune società, pur trattandosi di realtà dilettantistiche, organizzano perfino dei ritiri in località ad alta quota di una settimana (a carico dei genitori, ovviamente), che servono a ricompattare le squadre. 
Alcune squadre vengono completamente stravolte, altre invece solo modificate aggiungendo o togliendo qualche elemento allo scopo di rafforzarle come è accaduto per la Soccer Kids di Luca. 
Si inizia a fare sul serio, 11 giocatori in campo, convocazioni per ogni partita, stop al minutaggio uguale per tutti. È il primo passo verso l’agonismo. Vedremo. Alla fine sarà il campo a decidere chi avrà testa e gambe per andare avanti. (Continua)

lunedì 28 agosto 2017

Aiuto! Abbiamo cresciuto dei superboys

Cari amici di terapia, sono un papà di un ragazzo che gioca a calcio. Il periodo estivo è terminato e adesso non resta che attendere l’inizio delle lezioni scolastiche. Come ogni anno, però, la prima cosa che richiama all’ordine i nostri figli sono le sessioni intensive di allenamento in vista della nuova stagione calcistica. 
I bambini sono cresciuti tanto e, qualcuno nel periodo estivo ha perfino esagerato arrivando ad alzarsi anche di 7 centimetri in poche settimane. 
Questa generazione continua a sorprenderci. La squadra di Luca all’esordio come Giovanissimi è, infatti, formata da ragazzi che hanno tra i dodici ed i tredici anni, un’altezza media di 1.80 centimetri e una corporatura quasi da atleti professionisti, indipendentemente dalla statura dei genitori che spesso sono tendenzialmente più “short”. 
A volte ci piace pensare di aver cresciuto dei “superboy” aspiranti calciatori professionisti. In ogni modo, se chiusa la parentesi estiva l’attività lavorativa riprende gradualmente e per la scuola bisogna ancora attendere ancora qualche settimana, il calcio non perdona. Si inizia subito e a ritmi altissimi. (continua)

martedì 1 agosto 2017

Calciare in vacanza senza pensieri

Una delle cose belle dell’estate è guardare tuo figlio giocare a pallone in spiaggia senza pensieri, senza il peso della classifica  e di tutto il circo della stagione lasciata alle spalle. È il momento di intimità tra i ragazzi e il loro pallone, tornano piccoli e calciano liberi solo per giocare e divertirsi. Non devono segnare a tutti i costi. 
E in questi momenti di assoluta libertà mentale riescono a fare con il pallone cose incredibili, danzando con la sfera e mostrando una tecnica incredibile. Sono capaci di fare tutto e bene. 
Sono i bravi i mister che riescono, sempre nel rispetto delle regole e degli schemi, a mantenere durante la stagione calcistica, anche a piccole dosi, questa leggerezza che alla fine in campo fa la differenza e in positivo. È vero. Non bisognerebbe mai dimenticare che il calcio è prima di tutto un gioco di squadra, impegnativo ma che deve restare divertente. Cari amici di terapia vi saluto, buone ferie, alla prossima seduta.

martedì 25 luglio 2017

Compiti estivi per il calcio

L’estate prosegue e Luca con i suoi amici si gode il periodo. Iniziano le prime uscite di gruppo, le ragazzine ed i grandi amori di paglia. 
E il Dio del Pallone? Continua a far sentire la sua influenza, dai media attraverso il calciomercato e i grandi colpi estivi delle squadre di Serie A, ovunque in spiaggia o nei mille campi con partite e tornei organizzati per ingannare il tempo. 
Luca non molla. Ogni mattina quando si alza, deve fare una serie di esercizi estivi lasciati come compito dal mister, per iniziare la stagione in perfetta forma fisica. 
Sente ancora forte il richiamo del pallone e alla prima occasione eccolo scendere in campo da qualche parte. Ogni tanto lo guardo e mi vengono in mente i primi anni da baby calciatore, quando era un tappo con le scarpette che rincorreva un pallone più grande di lui. Adesso è più alto di me e continua a crescere ma resterò per sempre il suo papà nel pallone. (Continua)

mercoledì 19 luglio 2017

Non abbandonare tuo figlio

Cari amici di terapia, sono un papà di un ragazzo che gioca a calcio. L’estate come sempre rallenta tutto e si coglie qualsiasi occasione, dall'evento pubblico a quello privato, per ritrovarsi con la famiglia o gli amici e trascorrere dei sani momenti di relax in città o nei luoghi di villeggiatura per i più fortunati. 
La scuola è chiusa. La stagione calcistica è finita e sono state già avviate in massa le iscrizioni alla nuova 2017 - 2018. I Soccer Kids sono pronti a debuttare come Giovanissimi, la rosa ha inevitabilmente subito qualche modifica. Tutto cambierà in campo e fuori. Questo è il momento in cui molti genitori iniziano ad allontanarsi, a non seguire più come prima i pargoli aspiranti campioni.  È sbagliato. Quando non c’era bisogno di loro sono stati presenti in maniera ossessiva, comportandosi da esasperati e a volte pericolosi papà nel pallone. I ragazzi sono entrati nell'adolescenza e mai come adesso hanno bisogno di avere vicino i genitori, nella vita, a scuola e anche nello sport. 
Tutto ovviamente con il dovuto equilibrio. Queste sono generazioni digitali, bombardanti da mille stimoli, fisicamente giganti ma sempre ragazzini di 13 anni, che ogni giorno si trasformano, dalla voce al corpo. In mezzo alla tempesta ormonale è un attimo perdersi, fare scelte sbagliate. (continua)

mercoledì 12 luglio 2017

È tempo di telefonate sgradite

Non si può capire. Tra le telefonate ricevute in questo periodo di “mercato delle vacche” dalle società che cercano di strapparsi a vicenda i giocatori migliori, c’è quella di Massimo. È un mister di cui ho un bruttissimo ricordo e con cui avevo litigato di brutto qualche anno fa. 
Non avrei mai pensato che avesse trovato il coraggio di chiamarmi. È interessato di nuovo a mio figlio. Aveva già tentato in passato, ma senza successo. Non ho mai avuto una buona considerazione del personaggio e della società calcistica che rappresenta. È una realtà che porta all'estremo le competizioni, spreme i ragazzini come limoni già dai sette anni, esaspera gli animi dei genitori che, in ogni partita, sono sempre riconoscibili perché imprecano di continuo e cercano qualsiasi pretesto per litigare e arrivare alle mani con i “nemici” delle squadre avversarie. 
Nonostante questo, avendo un accordo con due importanti professionistiche, continua a macinare iscritti e a “piazzare” qualche ragazzo talentuoso in cambio di soldini
Di ogni annata ha minimo quattro squadre. Questo tizio ogni tanto ci prova, vuole mio figlio ma come sempre il tono della telefonata si fa teso e passando dalle buone alle cattive lo mando a quel paese. Cari amici di terapia vi saluto, alla prossima seduta.

mercoledì 5 luglio 2017

I figli degli amici degli amici

L’altro giorno ho parlato con Aldo, il papà di un ragazzino che ha la stessa età di mio figlio e che come lui da anni condivide la passione del calcio. L’ho trovato davvero molto esasperato. Mi ha tenuto più di un’ora al telefono per raccontarmi quanto è stata brutta la stagione sportiva per colpa di un mister poco professionale e amico degli amici. In sostanza in un anno ha fatto giocare di più i figli degli imprenditori che hanno fatto da sponsor alla società e quelli degli amici con cui è entrato in confidenza trascorrendo con loro serate nei pub del territorio a mangiare e bere fiumi di birra (ovviamente a sbafo). 
Un rapporto sbagliato che ha avuto tutta una serie di effetti collaterali, per esempio gli amici degli amici sono arrivati a decidere la formazione di ogni partita, chi lasciare sempre in panchina e indipendentemente dalle condizioni fisiche, dal comportamento e dal talento. 
Eppure il figlio di Aldo, gioca in una delle società più blasonate del milanese, che fino a qualche hanno selezionava e premiava solo in base ai risultati. Le cose cambiano e oggi basta qualche contributo economico e un bicchiere di birra per vedere il figlio giocare ininterrottamente, perfino quando ha una gamba spezzata o corre controcampo verso la propria porta. Il problema è che il figlio di Aldo, che adesso ha 13 anni, non si può "fregarlo" con qualche storiella per sdrammatizzare. Capisce tutto e dopo una stagione in cui è stato discriminato, lasciato ai margini per favorire gli amici degli amici, ha iniziato a perdere l’amore per il pallone. L’augurio di suo padre è di convincerlo a continuare in un'altra società e a trovare nuovi stimoli. Speriamo bene. (Continua)

mercoledì 28 giugno 2017

Il mercato delle vacche

Cari amici di terapia, sono un papà di un ragazzo che gioca a calcio. È arrivata l’estate e bisogna sbrigare le pratiche per la prossima stagione, partecipare a qualche riunione, portare i giocatori a qualche allenamento straordinario che serve esclusivamente per provare i nuovi arrivati. 
Ma questo è anche il periodo delle lunghe telefonate: da una parte il culmine del mercato delle vacche in cui le società cercano di strapparsi a vicenda i ragazzi migliori; dall'altra genitori e figli stanchi che hanno voglia di cambiare aria o nei casi più critici di fuggire via perché sono stati trattati male o perché i mister non ha bene compreso il loro talento di futuri campioni del pallone. 
Anche il mio cellulare è diventato bollente da qualche mese. Ti chiamano dirigenti di altre società direttamente o tramite qualche genitore che ti conosce per farti le solite domande: «Come si trova il tuo ragazzo nella Soccer Kids? Sei sicuro che lo stanno allenando bene? Non ti interesserebbe portarlo con noi? Abbiamo un programma di alto spessore professionale che può fare solo bene a tuo figlio che è davvero molto bravo. Lo seguiamo da tempo…». 
Il punto è che oramai i ragazzini sono cresciuti e in questi anni di dipendenza di calcio giovanile noi genitori ne abbiamo visti di tutto i colori. Non ci caschiamo più. Adesso una società di calcio si lascia solo per motivazioni serie, come una proposta valida da una professionistica e/o per trovare nuove motivazioni se per qualsiasi ragione si sono perse. (continua)

martedì 20 giugno 2017

La lezione del campo

I genitori hanno avuto la cattiva idea di chiudere la festa di fine stagione con una partita tra papà e i ragazzi della Soccer Kids. Una cosa fatta bene, 90 minuti in un campo a nove e sintetico, con tanto di completi coloratissimi per distinguere le due squadre. 
Adesso immaginate di vedere in campo una squadra di adulti, spesso appesantiti dagli anni e dai riflessi degni di un bradipo, roba da combattenti e reduci. E dall'altra parte uno squadrone di pargoli tredicenni nel pieno delle loro energie, impostati e altissimi. 
Chissà che cosa conteneva il cibo che ha mangiato questa generazione per crescere a dismisura e fare sembrare i propri genitori dei pigmei. Sono stati 90 minuti infiniti e più volte le mamme, sistemate in tribuna a vedere la partita, sono state tentate di chiamare l’ambulanza o di recuperare qualche bombola di ossigeno. In realtà, il risultato non è stato così male. 
I genitori hanno solo subito dieci goal e segnati due, anche grazie al supporto di qualche papà più giovane e sportivo che ha permesso agli adulti almeno di salvare la faccia. 
In ogni modo, ci siamo divertiti e abbiamo imparato la lezione: è facile criticare o incitare i ragazzi fuori dal campo quando si è seduti comodamente in tribuna. Giocare a pallone e correre non è così facile, richiede esercizio, energie e testa. Lo sono bene molti genitori che per diversi giorni hanno avuto dolori in tutto il corpo.  Alla prossima seduta.

mercoledì 14 giugno 2017

La grande grigliata

Nei giorni scorsi c’è stata la tradizionale festa di fine anno nella sede della società. Un gruppo di volontari tra i genitori della Soccer Kids ha allestito una super grigliata di carne di ottima qualità e di una quantità tale da sfamare un quartiere della città. Un bel momento di aggregazione con musica, i ricordi più belli delle partite disputate e risate a non finire per adulti e ragazzi. 
Il calcio giovanile è anche questo, la squadra aiuta a creare una sorta di famiglia allargata che tra allenamenti e partite trascorre insieme dieci mesi su dodici all'anno. Alle feste partecipano ovviamente i calciatori, il mister e il suo secondo, i dirigenti e le famiglie al completo di ogni ragazzo. È una truppa di circa 100 persone. È una situazione molto bella del calcio, soprattutto se alla fine si rientra a casa soddisfatti e sereni. (continua) 

giovedì 8 giugno 2017

Tutto bene, siamo liberi

Cari amici di terapia, sono un papà di un ragazzo che gioca a calcio. La stagione è finita e adesso ogni famiglia inizia ad avere finalmente qualche weekend libero. Viva la libertà, si potrà andare a mare, al lago o semplicemente a fare una gita fuori porta. 
Non è proprio uno stop perché entro i primi giorni di luglio bisognerà ancora partecipare a qualche riunione organizzativa tra dirigenza e genitori, perfezionare le iscrizioni per il prossimo anno e accompagnare i figli a degli allenamenti straordinari che di fatto serviranno solo a provare i nuovi arrivi. 
Ancora una volta qualcuno dei vecchi ragazzi andrà via perché non confermato o per scelta personale o perché ha ricevuto una proposta da una società più blasonata. 
È la solita routine da otto anni a questi parte dietro il mio Luca. Ma sono molto contento e soddisfatto perché si è conclusa, una stagione molto tranquilla, senza eccessi particolari di papà nel pallone. La squadra che aveva molti elementi nuovi mese dopo mese si è amalgamata ed ha raggiunto un buon livello per affrontare la prossima stagione di “Giovanissimi”, facendo così il primo passo nel mondo dell’agonismo. (continua)

mercoledì 31 maggio 2017

Un impegno concreto, mantenere la calma

Ci sono partite impegnative, sudate e sporche che alla fine si perdono o si pareggiano per colpa di errori arbitrali. Non è una cosa positiva . Ma accade spesso nel professionismo, figuriamoci a livello dilettantistico quando in campo scendono ragazzini e arbitri improvvisati, spesso abbondantemente sovrappeso, statici e a tratti non vedenti. Svolgono un compito non facile e in ogni caso finiscono nel mirino dei tifosi, perfino quando gestiscono la gara in maniera eccellente. Che cosa si deve fare in questi casi? Mantenere la calma, evitare di fare montare la bestia nera che è in noi e poi spiegare ai ragazzi amareggiati per un intervento arbitrale non corretto che può succedere e che non è la fine del mondo. Per molti genitori, invece, è la fine dell’universo. Nella maggior parte dei casi, infatti, aizzano di più gli animi già surriscaldati di giocatori, mister, dirigenti e il resto della compagnia.  E il calcio, il gioco più popolare del mondo va a farsi benedire. Alla prossima seduta.

mercoledì 24 maggio 2017

Fai attenzione nonno!

Un clamoroso errore arbitrale, come l’annullamento di un goal già assegnato, ha provocato la dura reazione di un nonno della squadra di mio figlio Luca. Ha iniziato a inveire contro il giudice di gara e per un attimo mi è sembrato che fosse sul punto di avere un infarto per quanto fosse agitato. 
È vero, l’arbitro ha sbagliato ma bisogna farsene una ragione, soprattutto quando si gioca nei campi della provincia dove si verificano situazioni grottesche, con adulti che si impegnano per dare il massimo del cattivo esempio di fair play ai ragazzi. Un vergognoso circo di gente frustrata, violenta e quindi pericolosa. 
La situazione è peggiorata quando un genitore sui 35 anni della squadra avversaria si è avvicinato con fare minaccioso al nonno seduto in tribuna gridandogli a pochi centimetri dal viso: «Adesso devi stare zitto! Mi hai rotto i coglioni! Hai capito? Ringrazia che sei anziano o ti spaccavo la faccia…». A questo punto il nonno si è arrabbiato ancora di più rischiando davvero un infarto. Siamo intervenuti in tempo, da un lato per evitare che il cafone gli mettesse veramente le mani addosso, dall'altro per invitarlo alla calma e continuare a guardare la partita in silenzio. (continua) 

mercoledì 17 maggio 2017

È goal, anzi no, dipende!

Cari amici di terapia, sono un papà di un ragazzo che gioca a calcio. Non c’è pace durante le partite. Quando tutto sembra filare liscio e stai per goderti questo fantastico gioco, ecco che si innesca qualche meccanismo infernale che rovina tutto scatenando spesso vergognose risse davanti ai ragazzini. 
La primavera è la stagione dei tornei, il momento dell’anno in cui si è costretti a seguire il pargolo con le scarpette in decine e decine di campi di calcio. Qualche giorno fa si è svolta una partita degli Esordienti, la prima di un ennesimo torneo di calcio giovanile. 
Ecco la cronaca. Sul finire dell’ultimo tempo, l’arbitro commette l’errore di troppo che scatena i genitori. Il portiere si getta fallosamente sulle gambe dell’attaccante della nostra Soccer Kids che cadendo riesce comunque con il petto a infilare la palla dentro la rete e portando la squadra in vantaggio. L’arbitrio fischia e assegna il goal e i giocatori della Soccer si risistemano al centro campo. Non si sono accorti che il portiere avversario è rimasto a terra. Nel commettere il fallo si è pure fatto male. Urla e si agita. A questo punto il suo mister, i dirigenti sportivi e il settimo reggimento invadono il campo chiedendo di annullare il goal per fallo sul portiere. L’arbitro ci pensa un attimo e poi lo annulla scatenando l’inferno in tribuna. (continua)

mercoledì 10 maggio 2017

Campioni si nasce o si diventa

Com'è possibile scongiurare l’abbandono del calcio? Non si può e basta. I genitori possono solo verificare che la prole frequenti una società seria, con programmi di allenamento e personale qualificati. Non tutti possono diventare campioni. Le scuole calcio non possono fare miracoli. 
Dicono che nella migliore delle ipotesi al professionismo ci arrivi un ragazzo ogni 3000, altri sostengono uno ogni 10 mila. In ogni modo, è cosa veramente difficile. Ma i ragazzi possono continuare lo stesso a giocare e divertirsi. Quello che decide è il campo e spesso la strada. 
Molti dei campioni del calcio provengono dalle periferie, dai quartieri degradati del mondo, dove non ci sono campi in sintetico e scuole di calcio che in cambio di 500 euro di iscrizione a stagione ti promettono la migliore formazione possibile. 
Spesso campioni si nasce o si diventa, dove non c’è nulla, dove a malapena i ragazzi riescono a raccattare un pallone per giocare in una striscia di asfalto o su un campo improvvisato in qualche cortile, magari tra immondizia e carcasse di auto. Come diceva il compianto comico Franco Franchi il mondo si muove o per fame o per paura. Pertanto o nasci campione o lo diventi soltanto se alla base c’è una forte motivazione e ovviamente un minimo di talento. Tutto il resto è fuffa. Adesso devo andare. Ci aggiorneremo alla prossima seduta.

mercoledì 3 maggio 2017

Più attenzione nella preadolescenza

Tornando al fantastico mondo del calcio giovanile, nei giorni scorsi ho partecipato a un incontro di formazione sul calcio, i ragazzi e il ruolo degli adulti, in particolare dei genitori. È stato davvero molto interessante.  
Oramai è chiaro a tutti che il sistema si è inceppato e che occorre mettere ordine nei vivai e iniziare a lavorare in maniera adeguata con il supporto di professionisti, anche perché continua a crescere l’abbandono dei campi di calcio, soprattutto nella preadolescenza. 
Le ragioni dell’addio possono essere tante, tra queste: aspettative di diventare un campione rimaste insoddisfatte, genitori o dirigenti sportivi opprimenti, l’esplosione ormonale e la scoperta del gentil sesso. 
Mi hanno colpito le parole di un dirigente sportivo. Ha detto che i genitori seguono in maniera molto assillante i propri figli nell'attività calcistica dai sei anni fino ai dodici circa, poi praticamente spariscono. In molti casi non vengono più neanche a seguire le partite. 
A suo avviso è tutto sbagliato. I genitori dovrebbero essere meno presenti quando i figli sono piccoli e più presenti quando inizia l’adolescenza, in cui hanno bisogno di maggiore attenzione anche perché è più alto il rischio che prendano strade sbagliate o che comunque facciano scelte non ottimali. 
Tradotto: quando sono piccoli si può stare tranquilli, quando raggiungono i 12 anni sarebbe meglio iniziare a seguirli. (continua) 

giovedì 27 aprile 2017

Il signor Qualcuno era pazzo o ubriaco?

Cari amici di terapia, sono un papà di un ragazzo che gioca a calcio. Sono entrato in questo mondo sette anni fa e sono ancora vivo e abbastanza sano di mente. Non sono in grado di spiegare se la colpa è della crisi che sta esasperando gli animi ma nei campi di calcio vedo e sento tantissima gente fuori di testa. 
Lo scorso weekend, io e gli altri genitori della squadra di mio figlio Luca, stavamo seguendo con infinità tranquillità un torneo, quando un uomo sui 35 anni seduto in tribuna accanto alla sua compagna ha iniziato a inveire inspiegabilmente contro di noi. 
Con gli occhi spiritati ha detto: «Adesso basta. Vedete di smetterla. Basta con questo qualcuno, qualcuno. È meglio chiuderla qua. Capito? Qualcuno, qualcuno…». E la sua donna annuiva. Il punto è che nessuno gli aveva rivolto la parola, nessuno aveva detto qualcosa di negativo contro l’altra squadra o qualsiasi essere vivente nei paraggi. 
Il papà di Edoardo ha tentato di capirci qualcosa: «Scusa, di che cosa stai parlando? Noi stiamo guardando la partita e basta. Nessuno ti ha detto niente. Che problemi hai?». Il tipo si è agitato ancora di più gridando: «Vi prego finiamola qua. Vi prego. Non sono neanche della squadra avversaria alla vostra. Sto solo vedendo la partita. Basta con questo qualcuno, qualcuno. Vi prego». 
Dopodiché “il signor Qualcuno”, come lo abbiamo immediatamente ribattezzato, si è alzato dalla tribuna e con la sua compagna è andato via mormorando qualcosa di incomprensibile. A questo punto la domanda di tutti è stata lecita: questo individuo è forse un pazzo o si è semplicemente bevuto una botte di birra? È molto probabile la seconda ipotesi. (continua)

mercoledì 19 aprile 2017

Sorrisi dal parco al campo

Nei prossimi giorni con Luca, la sua squadra e il resto della banda di pazzi dei genitori, finiremo sequestrati per un’intera giornata presso un campo sportivo vicino a Brusson, per disputare un torneo. Fervono i preparativi e anche gli allenamenti della squadra sono stati intensificati. 
Non li seguo più come una volta, sono quasi riuscito a disintossicarmi e per essere sincero mi diverto di più quando guardo mio figlio giocare a pallone con i suoi compagni di classe e altri amici nel parco. Mi diverto perché lui e gli altri mi sembrano più liberi di esprimersi, di scambiare qualche battuta, di calciare per ore senza pressioni fino ad arrivare a fare delle giocate bellissime. 
Poi sono momenti in cui si confrontano ragazzi di età e società calcistiche diverse, al solo scopo di divertirsi. Più il tempo passa, più raramente si incontra qualcuno di loro che non ha talento. Chi continua a giocare a pallone sale ogni anno di categoria. Il campo rileva sempre la verità e segna il destino di ognuno. Ma sarebbe bello poter vedere giocare i nostri ragazzi sempre con tranquillità, portare qualche sorriso del parco anche in campo, pur non perdendo la concentrazione necessaria. Adesso devo andare via. Ci aggiorneremo alla prossima seduta.

mercoledì 12 aprile 2017

La squadra adesso c’è

La Soccer Kids, sarà anche l’effetto della primavera, è finalmente entrata a pieno regime. La stagione è iniziata con l’innesto di molti elementi nuovi e con caratteristiche diverse. È stato fatto un grande lavoro per amalgamare la squadra, fare in modo che ragazzi pur sempre talentuosi trovassero il giusto feeling in campo. E così è stato, partita dopo partita, settimana dopo settimana. Nonostante ciò la squadra ha sempre fatto la sua figura durante il campionato, per la tranquillità di mamme e papà nel pallone. 
In oltre sei mesi hanno disputato oltre 50 partite, perdendone solo tre e pareggiandone quattro. È un buon risultato, anche se qualche genitore diversamente intelligente continua a storcere il naso e a sostenere anche davanti allo specchio di casa che si sarebbe potuto fare di più. 
La squadra adesso c’è e i tornei di primavera serviranno solo ad apportare qualche piccolo correttivo, nonché a individuare come spesso accade qualche nuovo elemento da inserire. (continua) 

giovedì 6 aprile 2017

E tutti giocarono felici e contenti

Cari amici di terapia, quello del calcio giovanile è un mondo difficile ma questa stagione per fortuna sta passando in fretta. 
Il campionato ha i giorni contati e la Soccer Kids del mio Luca è in alto nella classifica. 
Sono tutti contenti e anche questa volta sono state evitate da parte dei genitori più sensibili le insostenibili scene melodrammatiche di disperazione che tanto caratterizzano i casi di sconfitta o posizioni in classifica da fanalino di coda. 
È un finale “happy end”, cui si può associare la frase: “E tutti finirono di giocare felice e contenti”.  
Adesso non resta che tirare un lungo sospiro di sollievo e poi prepararsi fisicamente e soprattutto mentalmente alla lunghissima fase dei tornei. Appuntamenti che impegneranno genitori e ragazzi da aprile a giugno con singole partire, triangolari, quadrangolari e giornate intere sotto il sole nei tanti centri sportivi che si trovano tra le province di Milano, Novara e Varese. (continua)

mercoledì 29 marzo 2017

Devi stare zitto! Ora ti spacco la faccia

Un attimo dopo il fischio finale dell’arbitro che ha decretato la vittoria della Soccer, negli spalti è scoppiato il finimondo: da un lato le urla di gioia dei genitori dei vincitori, dall'altro le urla rabbiose degli sconfitti contro l’arbitro, il governo ladro e il creatore dell’universo. 
Ancora una volta a passare il segno è stato il solito papà furioso della Superba, squadra già affrontata e sconfitta la mattina. Un uomo sui 45 anni, corpulento, palesemente ubriaco e fuori controllo, che ha puntato Marco, un ragazzo di 18 anni e fratello maggiore di un compagno di squadra del mio Luca. 
«Imbecille che cosa festeggi, avete vinto solo grazie all'arbitro. Devi stare zitto, vergognati. Ora ti spacco la faccia», gli ha detto l’uomo che poi in un attimo si è avvicinato al ragazzo per dargli una testata. Marco, che è un campione di arti marziali, l’ha schivata ed istintivamente per difendersi gli ha dato un pugno centrandolo in pieno viso. 
L’ubriaco ha vacillato un attimo prima di cadere svenuto a terra con il naso sanguinante e probabilmente anche rotto. Un’altra scena pietosa e per fortuna senza altre conseguenze negative. I genitori di entrambe le squadre questa volta hanno collaborato. Un gruppo ha allontanato Marco, un altro ha soccorso il papà sanguinante che dopo qualche minuto si è ripreso ma non urlava più. Dopo le docce dei ragazzi finalmente tutti a casa. Ci aggiorniamo alla prossima seduta, cari amici di terapia. 

mercoledì 22 marzo 2017

Un terzo tempo infernale

Il terzo tempo della partita è stato un vero inferno. I ragazzi della Soccer e della Superba si sono affrontati senza risparmiarsi e portando anche all'estremo gli scontri fisici
Perfino il mio Luca, forse per gli effetti di un’overdose di agonismo, ha spazzato via in aria un avversario entrando con il piede a martello in stile treno merci. 
Brutta cosa da vedere. Non aveva mai fatto una cosa del genere. Lui stesso è rimasto sorpreso e rendendosi subito conto di aver sbagliato è andato a scusarsi ma il problema è stato il solito genitore pazzo della Superba attaccato alla rete che gli ha gridato: «Sporco maiale esci fuori. Ti spacco la faccia, esci fuori. Buttate fuori quel porco». 
Luca lo ha sentito e, cosa che non ha mai fatto, è scoppiato in lacrime. Il mister e i dirigenti, allora, lo hanno subito sostituito e poi cercato di calmare mentre il papà fuori continuava a riempirlo di insulti. 
La partita è terminata con la vittoria di misura della Soccer. Poi per fortuna, è iniziata la pausa pranzo, una tregua di qualche ora prima della ripresa della fase pomeridiana del torneo e la finalissima. (continua)

mercoledì 15 marzo 2017

Il papà della Superba perde la testa

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. In questa seduta vi voglio raccontare le disavventure che con la squadra e gli altri genitori abbiamo dovuto affrontare durante un lungo torneo di domenica scorsa. 
Il primo sole che precede l’arrivo della primavera ha donato a tutti una piacevole sensazione. In qualche soggetto diversamente intelligente, però, ha anche svegliato cattivi istinti primordiali che lo hanno reso particolarmente propenso alla rissa per futili motivi
Nella tarda mattinata si sono svolte le prime finali per poi accedere alle partite pomeridiane. La squadra di Luca ha affrontato la Superba, un’avversaria “rognosa” da battere con giocatori poco dotati tecnicamente ma imponenti fisicamente e capaci di ripartenze fulminati. Alla fine del secondo tempo la Soccer era sotto di 2 goal ma nell'ultima porzione della partita ha rimontato alla grande passando in vantaggio. 
È stato a questo punto che un genitore della Superba è uscito di testa attaccandosi alla rete per urlare come un ossesso contro i nostri ragazzi e non risparmiando parolacce molto pesanti. Inutili sono stati i tentativi di portalo alla calma. Forse sarebbe stato meglio ricorrere al dispositivo lancia siringhe con narcotico che si utilizza per gli elefanti. (continua)

mercoledì 8 marzo 2017

Un Vademecum per comportarsi bene

Non tutti i genitori che hanno un figlio baby calciatore sanno che esiste la “Carta dei diritti dei bambini e dei doveri degli adulti” elaborata dal Settore Giovanile e Scolastico della Figc. Un vademecum con semplici regole da seguire, per fare svolgere l’attività sportiva ai ragazzi in un contesto sereno a 360°. 
A volte non lo sanno neanche le società che in teoria dovrebbero consegnare copia di questa “carta” a tutti i genitori degli iscritti. Sarebbe, quindi, opportuno correre ai ripari e farsi dare questo vademecum oppure scaricarlo semplicemente dal sito della Figc. È stato anche pubblicato, previa autorizzazione, nel libro “Un Papà nel Pallone” (Edizioni La Memoria del Mondo). 
Ecco un semplice esempio dei contenuti, limitatamente ai diritti dei bambini che praticano attività calcistica: 1) Diritto di divertirsi e giocare; 2) Diritto di fare sport; 3) Diritto di avere i giusti tempi di riposo; 4) Diritto di beneficiare di un ambiente sano. E così via. Un vademecum articolato da leggere assolutamente, almeno per tentare di mettere i tanti “papà nel pallone” nella giusta direzione e fare del bene ai ragazzi. Adesso sono stanco, ci aggiorneremo alla prossima seduta.

mercoledì 1 marzo 2017

Aiuto! È arrivato il papà cannibale

A fare più paura nel calcio giovanile sono, da un lato gli adulti violenti e frustrati, dall'altro i numerosi genitori cannibali di ruoli altrui. Chi sono costoro? Sono i papà che creano confusione, mescolano e interpretano tutte le figure che accompagno la crescita dei ragazzi, accentrano tutto. 
Il papà cannibale è quello che si mangia il ruolo di tutti gli adulti che ruotano attorno alle società sportive, per esempio del mister, del dirigente sportivo e perfino del medico. Deve fare tutto lui. È quello che si attacca alla rete e urla a baby giocatori come muoversi durante la partita o gli allenamenti. È quello che critica le scelte del mister e le politiche seguite dalla società sportiva. È quello che sa anche come curare bene il figlio (o altri ragazzi della squadra), quando ha un problema fisico legato alla crescita o a un piccolo infortunio avvenuto sul campo. 
Questo esemplare di uomo si rivolge al medico solo per avere conferma delle sue tesi (spesso sbagliate). Un papà cannibale, comportandosi così, dimentica soprattutto il suo vero ruolo, quello di genitore responsabile che dovrebbe limitarsi ad accompagnare il figlio, a sostenerlo e a collaborare positivamente al suo normale processo di crescita in stretta sinergia con le altre figure delle società sportive. (continua)

mercoledì 22 febbraio 2017

Arriva lo psicologo per i genitori

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Nel 2013 ho iniziato questa terapia web per sopravvivere nel mondo del calcio giovanile. Sono stati quattro anni intensi in cui, attraverso una comunità virtuale, ho potuto raccontare a tratti in chiave ironica, a tratti inevitabilmente drammatica, tanti episodi vissuti in prima persona o da altri genitori che mi hanno contattato condividendo l’iniziativa di sensibilizzazione contro le gravi degenerazioni del comportamento degli adulti nei campi di calcio. Attraverso il blog “un papà nel pallone”, le relative pagine nei social (Facebook e Twitter) e poi perfino un libro edito da “La Memoria del Mondo”, ho dato il mio piccolo contributo per porre l’attenzione sull'importanza del ruolo educativo e formativo degli adulti: mister, dirigenti e genitori. Tutto allo scopo di evitare danni nei ragazzi spesso esasperati così tanto dalle aspettative dei grandi da stare male e lasciare il calcio. In questi anni mi hanno contattato società sportive, sacerdoti, amministratori ma soprattutto ho potuto conoscere diversi professionisti, come Rocco Persampieri che ha creato dei modelli di formazione che, a mio avviso, dovrebbero essere applicati subito in tutte le società sportive, per portare la situazione alla normalità e consentire ai nostri ragazzi di praticare lo sport in un ambiente sano con gente adulta mentalmente stabile e professionalmente capace. In Lombardia la Figc, per la prima volta, sta sperimentando l’intervento diretto di una psicologa per recuperare i genitori che durante una partita hanno provocato una brutta rissa. Non tutto è perduto, uscire dal guado in cui è stato cacciato il calcio giovanile è possibile.(continua)

mercoledì 15 febbraio 2017

Incontro di boxe a bordo campo

Nella parte finale del torneo della scorsa settimana la situazione è peggiorata. Il papà che ha trascorso la giornata a strigliare il figlio durante la partita, ha completamente perso il controllo. La causa è stata la debacle della squadra del figlio nella semifinale. Ha cominciato a offendere tutti, a scuotere la rete del campo come una scimmia impazzita. Un altro genitore si è avvicinato per calmarlo ma si è preso una testata, una botta tanto violenta quanto inaspettata in pieno volto. Ha barcollato per un po’ indietreggiando, poi ha reagito e per l’aggressore è stata la fine. Non sapeva di aver dato la testata a un ex pugile professionista che l’ha letteralmente gonfiato di pugni, prima che ben cinque uomini riuscissero a bloccarlo e a calmarlo. Un brutale incontro di boxe dal vivo, altro che partita di ragazzini. L’aggressore con il volto ridotto a una maschera di sangue si è accasciato a terra. Il torneo è stato interrotto. Sul posto sono arrivate l’ambulanza e le forze dell’ordine. Un’altra brutta giornata di calcio giovanile da cancellare per colpa di adulti idioti. Alla prossima seduta.

mercoledì 8 febbraio 2017

Imbecille, non farti saltare!

Ad un certo punto del torneo abbiamo notato un papà nel pallone attaccato alla rete che, partita dopo partita, ha urlato di continuo al figlio le istruzioni tecniche per muoversi in campo, nell'indifferenza del mister e degli altri dirigenti sportivi. Una situazione insopportabile, a tratti irreale, anche perché il ragazzo pur rilevandosi un bravo giocatore di centrocampo ha iniziato ad essere teso come una corda di violino, a girarsi di continuo verso la rete per trovare l’approvazione del padre e ricevere nuove indicazioni. Quando in uno scontro uno a uno ha perso la palla, il padre ha iniziato a offenderlo senza ritegno: «Imbecille! Non ti fare saltare così. Fatti valere. Devi tenere la palla attaccata al piede. Hai capito?». Il ragazzo ha annuito con la testa e poi alla fine della partita pur avendo segnato anche due goal si è piegato in avanti vomitando l’impossibile. È giusto che un ragazzo di 12 anni che ama il calcio debba essere ridotto in questo stato di stress da un padre diversamente intelligente? (continua)

mercoledì 1 febbraio 2017

Alcolici e clima da stadio per tutti

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Nei giorni scorsi la Soccer Kids ha disputato un torneo intenso, combattuto e a tratti pure snervante (per i genitori ultrà e diversamente sani di mente). 
Tre partite la mattina e tre partite nel pomeriggio, con intermezzo per pausa pranzo. In totale circa 12 ore di passione per vedere dei ragazzi in pantaloni corti correre dietro al pallone ad una temperatura media di 4 gradi centigradi. 
Molti degli altri papà, sin dall'inizio della competizione, hanno occupato il bar bevendo liquore, bianchino e fiumi di birra come se fosse acqua ma almeno sono riusciti a scaldarsi a giudicare dalle guance rosse, dagli occhi lucidi, da un sorriso ebete e dalle giacche completamente aperte. 
In queste condizioni hanno poi seguito le partite con la voce a tratti impastata e soprattutto senza più un briciolo di controllo mentale. Hanno creato un clima da stadio, con cori, schiamazzi e provocazioni continue rivolte ai genitori delle altre squadre in gara. Nonostante ciò, tutto è filato abbastanza liscio. Non si è scatenata la rissa. Almeno nella prima parte della giornata. (continua)

mercoledì 25 gennaio 2017

Punizioni per gli indisciplinati

Mister Lorenzo ha punito severamente due ragazzi che disturbavano e scherzavano durante l’ultimo allenamento. Ha fatto bene, occorre sapersi comportare soprattutto quando si fa parte di una squadra. Gli scalmanati hanno dovuto interrompere gli allenamenti e dopo 10 giri di campo e una strigliata sono stati mandati a fare la doccia. In questo momento i ragazzi non sono né carne, né pesce, né bambini, né adolescenti. Uno stato ibrido che crea confusione e conflittualità ma in fondo sono soltanto dei bambini spesso viziati. Fanno prima a seguire il cattivo esempio del più vivace e indisciplinato, che rispettare le elementari regole di convivenza al servizio della squadra. Anche questo fa parte del pacchetto. Devono crescere anche imparando dai propri sbagli. E una bella strigliata, accompagnata da 10 giri di campo e la mancata convocazione alla partita aiutano parecchio. Adesso devo andare.  Alla prossima seduta.

mercoledì 18 gennaio 2017

Non c’è campo

La ripresa degli allenamenti è stata caratterizzata da una serie di imprevisti. La non disponibilità del campo per lavori di manutenzione straordinaria e il gelo che ha provocato la rottura di un tubo rendendo momentaneamente inagibili gli spogliatoi. Le squadre sono rimaste per una settimana senza casa, cercando di arrangiarsi in campi di fortuna o chiedendo ospitalità momentanea nelle strutture delle società calcistiche limitrofe o ancora affittando dei campi privati a prezzi convenzionati. La squadra di Luca ha optato per l’ultima soluzione, di certo la più comoda e autonoma, che ha però comportato un esborso minimo da parte dei genitori che hanno dovuto contribuire alla spesa. In compenso per una settimana i ragazzi si sono allenati in un centro sportivo nuovo di zecca, così bello e moderno che sarà difficile tornare al proprio che risale agli Anni Settanta. (continua).

martedì 10 gennaio 2017

Non c’è il tempo di annoiarsi

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Le festività natalizie sono già un ricordo lontano. Abbiamo appena fatto in tempo a salutare il nuovo anno che sono iniziati gli allenamenti settimanali, intensi e impegnativi per fare subito recuperare forma e ritmo alla squadra. Questo è il volere del mister e noi genitori ci adeguiamo. Niente di nuovo, a parte il freddo intenso che entra nelle ossa e fa tremare anche l’anima ai genitori diversamente giovani fermi a bordo campo. I ragazzini corrono dietro al pallone, fanno esercizi e come i migliori marines sopportano ogni condizioni atmosferica. Il campionato inizierà non prima della fine di febbraio. Nel frattempo la squadra affronterà una moltitudine di partite amichevoli e tornei. Abbiamo davanti sei mesi, in cui non ci sarà mai il tempo di annoiarsi. (continua)