martedì 27 gennaio 2015

Un superboy in campo

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Non deve essere facile trovarsi nei panni del mister. Anche se le società sportive più serie impongono di limitare al minimo i rapporti diretti con i genitori dei ragazzi, non mancano occasioni di essere presi d’assalto dal genitore di turno, dalla madre o dal padre e perfino dal nonno bavoso. Vogliono sapere tutto ma proprio tutto sul loro campione in provetta. Ci sono genitori la cui esistenza ruota attorno alla vita del figlio, ogni suo respiro, ogni suo gesto è un evento unico da raccontare. Ho visto un papà puntualmente bloccare il mister per raccontargli le gesta del figlio che ovviamente è così perfetto che bisognerebbe clonarlo. Il mister, riuscendo a stento a nascondere l’imbarazzo, si assorbe la storia che il papà con voce calda e appassionata tiene a raccontare descrivendo una sorta di superboy: ogni mattina si alza e si veste in un attimo come un militare, a scuola studia tanto e ottiene ottimi voti, è molto intelligente, come lui non c’è nessuno, è un talento in ogni attività che svolge, è destinato a diventare anche un grande calciatore anzi è il futuro della nazionale italiana, anzi di più del mondo, anzi di più dell’intero sistema solare. Anche l’amore eccessivo per i figli, può rendere ciechi ma come spesso racconto in queste sedute di terapia bisogna portare pazienza, tanta pazienza (continua).

mercoledì 21 gennaio 2015

Godersi la pace

Cari amici di terapia, dopo sei anni a seguire il mio Luca, per la prima volta mi gusto un lungo periodo di serenità tra i genitori. È vero che quando le cose vanno bene, leggi si macinano vittorie una dietro l’altra, tutti sono contenti e buoni. Ma è anche vero che l’inizio della stagione 2014 - 2015 è stato fantastico. Spesso ci ritroviamo anche fuori dal campo, per una cena o per altri eventi. Tutte scuse per stare in compagnia. In fondo, quando si hanno dei bambini che corrono dietro ad un pallone, si diventa, se ci sono le premesse, come una grande famiglia. Le ore trascorse insieme per gli allenamenti, le partite del campionato o degli interminabili tornei aiutano a fare gruppo, soprattutto quando non ci sono elementi marci che seminano zizzania e la società impone un minimo di rispetto di regole e di buon senso. In questi anni ho imparato che tutto potrebbe cambiare rapidamente in negativo, ma preferisco godermi il momento. Alla prossima seduta.

martedì 13 gennaio 2015

Una squadra di orfani

Le soddisfazioni in campo sono tantissime e anche quest’anno la Soccer ha portato a casa il primo posto nel campionato invernale, stracciando gli avversari con tecnica e una pioggia di goal spinta da un mister veramente in gamba.  Per altri versi, continua a stupire la decadenza di molti genitori durante le partite, sempre più cattivi, arrabbiati e quasi con la bava alla bocca.  Forse complice la crisi ma sembra che cerchino ogni occasione, anche la più futile, per scatenare la rissa, per tirare fuori tutte le loro frustrazioni fregandosene se fuori e dentro il campo ci sono tanti bambini. Alcuni in evidente stato di alterazione, a causa di alcol o di qualche sostanza stupefacente, sono i più pericolosi pronti a scattare come una molla alla prima occasione che più essere un fallo, un goal subito, il commento infelice di un genitore dell’altra squadra. Ed ecco che iniziano a urlare, a minacciare, a dare calci, ad avventarsi contro, ad addentare la gamba di qualcuno come cani rabbiosi. Uno spettacolo indecente. L’ex giocatore Felice Pulici ha detto che il sogno di ogni mister è allenare una squadra di orfani. Per quanto possa essere assurda la sua affermazione ha maledettamente ragione: i genitori sono la rovina principale del calcio giovanile, la fonte di tutti i problemi. Dovrebbero introdurre dei corsi di formazioni intensivi per i genitori di bambini che giocano a calcio. Questa potrebbe essere una soluzione utile e saggia. (continua)

giovedì 1 gennaio 2015

L'intesa perfetta

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Durante le vacanze come sempre si ha più tempo per riflettere e si tirano le somme, anche sull’attività sportiva svolta dal proprio pargolo che continua a crescere a vista d’occhio manifestando tutti i sintomi positivi e negativi della preadolescenza. Lontano dai campi della Soccer Kids e in generale del campionato giovanile in pausa, superata non senza difficoltà la fase di astinenza di pallone, si torna a essere un tantino più razionali. Da sei anni sono diventato un papà nel pallone, un impegno non indifferente soprattutto all’inizio quando mio malgrado mi è toccato entrare in questo pazzo mondo del calcio giovanile. La cosa positiva è che Luca e i suoi compagni di squadra si sono legati molto fuori e dentro il campo, creando un’intesa perfetta che spesso fa la differenza. (continua)