mercoledì 26 novembre 2014

Lo stadio fa paura ai bambini

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Ci sono domande che sorgono spontanee: per quali ragioni i bambini devono avere paura di andare allo stadio per seguire una partita della nazionale o della squadra del cuore? 
Anche il capitano della Roma e campione del mondo 2006, Francesco Totti, in occasione della consegna del premio intitolato a Giacinto Facchetti a Milano, ha posto l'attenzione sulla necessità che bisogna riportare le famiglie allo stadio e che alle condizioni attuali è vero che i bambini hanno paura
A San Siro, durante la recente partita Italia - Croazia valida per le qualificazione europee 2016, sotto gli occhi esterrefatti di migliaia de migliaia di bambini presenti è successo di tutto, di più: razzi in campo, tafferugli, interruzione della partita. Molte famiglie temendo il peggio hanno subito abbandonato lo stadio. Non è giusto. (continua).

martedì 18 novembre 2014

Genitori a confronto

Quando in campo piove a dirotto o le temperature sono rigide, i genitori si ritirano nel bar della società. La solidarietà ai figli che si stanno allenando nonostante il freddo, il vento e la pioggia va bene fino ad un certo punto. Meglio trovare conforto davanti a una tazza di the, un bicchiere di vino o un punch ad altissima gradazione. È in questi momenti che anche i genitori fraternizzano, fanno gruppo, si raccontano le loro storie andando oltre il pallone. Allora discutere diventa anche l’occasione per capire come sta veramente andando nel nostro Paese, a fronte della terribile crisi economica. Professionisti, artigiani, impiegati mettono a confronto le loro storie personali di lavoro o umane, commentano i temi di attualità, parlano di come sono diverse le nuove generazioni. In sostanza si torna a parlare dal vivo, come una volta, lasciando nella tasca per qualche ora smartphone, tablet, chat e social network. Adesso scusatemi, ci aggiorneremo alla prossima seduta.

giovedì 13 novembre 2014

Inzuppati piace

La cosa più bella è vedere anche quando piove come Dio comanda i ragazzini correre felici. Non capisco ancora per quale ragione ma quando sono inzuppati fradici, si divertono da impazzire. Noi genitori riparati sotto qualche pensilina o protetti dagli ombrelli stiamo a guardare infreddoliti e perplessi. Non si ammalano mai, sono delle rocce. Gli adulti invece a soffiarsi in naso di continuo. Qualcuno ha anche una brutta tosse. È l’età che avanza ma ancora di più gli effetti di una vita spesso sedentaria. I baby calciatori ogni settimana affrontano allenamenti pesanti e partite molto impegnative. In questo senso ben venga lo sport e in particolare il gioco del pallone. (continua)

venerdì 7 novembre 2014

Battaglie nel fango

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. In questa seduta vi voglio raccontare delle condizioni atmosferiche. Non sono diventano un provetto meteorologo. È solo iniziato l’autunno e come oramai accade da qualche anno, siamo passati nel giro di 48 ore direttamente dalle maniche corte ai cappotti, dal sole alla pioggia persistente e al freddo umido che ti entra nelle ossa. Il punto è che anche il calcio giovanile non si ferma mai: l’abbondante nevicata o il più violento dei temporali niente possono contro il pallone. Vince sempre lui. Bisogna solo augurarsi che la società frequentata dal figlio disponga di strutture moderne e in buone condizioni, magari con campi sintetici di qualità. In caso contrario l’allenamento o la partita possono diventare una sorta di battaglia nel fango con aree del campo trasformate in laghetti artificiali in cui si potrebbe fare anche un giro in canoa. (continua)

lunedì 3 novembre 2014

Alla fine decidono i ragazzi

Una volta il pallone era tutto. Dopo i compiti, la sfera magica serviva a riempire intere giornate, in cortile o in qualche angolo di strada. Non è più così e spesso, anche i ragazzini più promettenti, lasciano improvvisamente questa attività sportiva perché hanno a disposizione tante alternative accattivanti, come trascorrere del tempo a divertirsi con i propri amici o dedicarsi al primo amore. Il calcio non perdona perché impone costanza, sacrifici, tempo. 
In questi anni sono tanti i compagni di squadra di Luca, alcuni molto bravi, che hanno mollato tutto. È normale che accada. Per assurdo forse a rimanerci male sono proprio i genitori. Per seguire il figlio sono diventati dei tossici del pallone e dopo anni di dipendenza devono smettere. Qualcuno magari si era creato anche delle aspettative, sognando un giorno di vedere il figlio diventare professionista e giocare in Serie A. 
Una cosa è certa: alla fine a decidere cosa fare saranno sempre i ragazzi. Non possono essere forzati a continuare oppure a smettere. E noi genitori che possiamo fare? Sicuramente godercela fino alla fine. Adesso devo andare, alla prossima seduta.