venerdì 17 maggio 2019

Grazie, ma il fegato è nostro

Un altro campionato è finito. È rimasta una sensazione negativa. Non per il pallone. Non per la posizione in classifica. Non per i ragazzi della squadra. Non per la difficoltà delle gare. Non per la tempesta ormonale dell’adolescenza. 
Tutta colpa degli adulti, dai genitori all'ultimo dirigente della società, che soprattutto nelle realtà più periferiche riescono sempre, settimana dopo settimana, mese dopo mese, a dare il peggio sé, dentro e fuori il campo
Niente di nuovo. Ma all'inizio di ogni stagione si spera sempre che le cose vadano un tantino meglio della precedente. Invece, spesso per colpa di alcuni personaggi incompetenti e privi di etica, si finisce tutti inghiottiti in un buco nero. 
E quando alla fine in qualche modo si esce fuori, ci si ritrova cambiati e sempre meno tolleranti. E anche con il fegato rovinato dalle brutte situazioni.
Anche se non si spegne la fiammella della speranza che la FIGC prima o poi faccia la sua parte per garantire ovunque degli standard minimi di qualità tecnica ed etica, soprattutto quando in mezzo ci sono minorenni. Alla prossima seduta.

mercoledì 20 febbraio 2019

Calcio giovanile, brutte storie e nessun controllo

Ciao, mia chiamo Greg e sono il padre di Luca, un ragazzo di 14 anni che gioca a calcio. Cari amici di terapia devo ammettere che questo è l’anno più difficile di sempre, fatto di brutte storie che mi hanno fatto capire meglio quanto i ragazzi che giocano a calcio, soprattutto quelli che attraversano la delicata fase dell’adolescenza, siano spesso abbandonati nelle mani di gente inadeguata. 
Nelle società organizzate dei capoluoghi di provincia è garantito un minimo di controllo, in quelle più periferiche tutto ma proprio tutto dipende dal caso e ogni anno sperare di lasciare i ragazzi ad adulti responsabili è come riuscire a beccare un terno a lotto. 
C’è chi da anni raccoglie materiale, crea a sue spese dettagliati dossier per denunciare le falle educative e comportamentali del sistema e chiedere alle autorità competenti l’istituzione di commissioni di controllo. 
I ragazzi non possono essere lasciati nelle mani di gente non adeguata o peggio pericolosa da più punti di vista, con l’omertà vergognosa di dirigenti sportivi e spesso anche di di genitori che si fanno andare bene proprio tutto alla sola condizione che il proprio figlioletto sia trattato bene e fatto giocare di più rispetto agli altri, indipendentemente dalle qualità e dall'impegno. (continua)

giovedì 7 febbraio 2019

Siete tutti ignoranti e presuntuosi

Campi di calcio del settore giovanile.  Quelli che io sono il dio del pallone e ho sempre ragione. Quelli che gli altri sono tutti ignoranti e presuntuosi, soprattutto se non condividono le mie strategie e non mi applaudono fino a fare sanguinare le mani. 
Quelli che considerano ignoranti e presuntosi i genitori dei ragazzi della propria squadra, i dirigenti sportivi, il presidente della società e i membri del suo staff, gli altri allenatori, i cittadini del mondo e perfino i bastardi alieni verdi, quindi extracomunitari, che con la loro tecnologia presuntuosa viaggiano in pochi secondi da una galassia all'altra. 
Quelli che sono più intelligenti di tutti, che si vantano di ottenere tutto quello che vogliono, di aver sposato il loro capo, di essere dei grandi manager, di essere i migliori. 
Quelli che alla fine, tolta la maschera, si rilevano dei poveri frustrati di provincia che, con la bava alla bocca per aver trovato un senso alla loro vita di merda, si ritrovano a gestire decine di ragazzini perbene e inconsapevoli di essere finiti nelle mani di gente cafona, stupida, cattiva e pericolosa. 
Perché in questa seduta di terapia di un papà nel pallone stiamo parlando di questi miseri personaggi? Sicuramente perché, come sostengono loro, siamo tutti ignoranti e presuntuosi. Alla prossima seduta.

mercoledì 30 gennaio 2019

Il pallone gira, come la fortuna

Una cosa è certa: prima o poi si uscirà dal tunnel del calcio giovanile, salvo che il pargolo vinca la lotteria, ossia per una serie di congiunture astrali, talento e un pizzico abbondante di fortuna finisca in quel numero molto misero di giocatori che entrano nel mondo del professionismo. Non è facile, anzi è impossibile e ogni tanto qualche esperto sposta l’asticella più in alto. Adesso si afferma che ci riesce un ragazzo ogni 15 mila. 
Se magari le società sportive professionistiche investissero seriamente sui propri vivai, come più volte auspicato negli ultimi anni anche ai piani alti della Figc, qualcosa cambierebbe di sicuro in positivo e l’asticella inizierebbe ad abbassarsi. 
In questi anni ho visto tanti ragazzi pescati dalle dilettantistiche e inseriti, dall'oggi al domani, in società importanti, come Atalanta e Milan. Riuscire ad arrivarci, possibilmente solo con le proprie gambe, è già un grande risultato perché consente di maturare comunque una esperienza di alto livello. Il problema vero è restarci in questo mondo e andare avanti. 
Al momento buona parte dei ragazzi che hanno approdato alle professionistiche, chi prima chi dopo, non sono stati più confermati e sono dovuti tornare indietro. Alcuni hanno preferito smettere e dedicarsi ad altro. 
Poi ci sono quelli che non avevano più voglia, che dopo anni di sacrifici a correre dietro la palla, volevano appendere le scarpe al chiodo. Invece, improvvisamente, appuntato per una serie di fortunate coincidenze, sono finiti in una professionistica e ci sono rimasti. Il pallone gira, come la fortuna. (continua)

giovedì 24 gennaio 2019

Turpiloquio estremo come metodo educativo

Ciao, mia chiamo Greg e sono il padre di Luca, un ragazzo di 14 anni che gioca a calcio. Il 2019 è iniziato con una grottesca lezione di vita. 
Delle persone illuminate mi hanno spiegato, trattandomi come un appestato rompiscatole, che il turpiloquio estremo a sfondo sessuale, la scoreggia libera e le urla di un allenatore nei confronti di giocatori minorenni servono a creare empatia, fare squadra e ottenere migliori prestazioni. Poi con un colpo di cultura a basso costo hanno aggiunto dandosi un tono che comunque “il fine giustifica i mezzi”. 
Pertanto, non mi devo scandalizzare di questo innovativo metodo educativo – sportivo e poi tutto quello che succede nello spogliatoio, ma proprio tutto, deve rimanere nello spogliatoio. Ho risposto che non sono d’accordo e come me la pensano educatori, psicologi ed esponenti delle Forze dell’Ordine ma per gli illuminati non ha importanza. 
Ecco perché nel mondo del calcio giovanile servono urgentemente delle commissioni di controllo. Ed i genitori devono stare più attenti e segnalare comportamenti scorretti, personaggi sopra le righe, metterci la faccia anche al costo di avere ritorsioni. Altrimenti, anche nel calcio giovanile, come accade nelle storie di mafia, prevale lo spirito di omertà. (continua)