martedì 31 maggio 2016

Esseri diversamente intelligenti

I ragazzi devono imparare, divertirsi, crescere e poter sviluppare in maniera sana emozioni e tecniche. I problemi sorgono, come mi ha confermato il mio amico, quando i mister indiavolati prendono di mira uno o più ragazzini. Non c’è storia che tenga, sono sempre degli adulti contro ragazzini di 12 anni. Come a scuola, se un’insegnante si fissa che un ragazzino vale 4 nella sua materia, anche se fino al mese prima con un altro insegnante aveva la media del 10, farà il possibile per distruggere l’autostima del ragazzo e portarlo come aveva stabilito al 4. Lo stesso nel calcio. Se un giocatore non piace perché non bravo o perché ha un carattere spigoloso poco accondiscendente, un mister diversamente intelligente invece di trovare il modo giusto per valorizzarlo inizia a demolirlo, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita. il modo per farlo sono tanti, con effetti spesso davvero devastanti per un baby calciatore. In questi casi la speranza è che i genitori e/o la società intervengano in tempo, prima che un ragazzo perda completamente la voglia di giocare e decida di abbandonare uno degli sport più belli del mondo. Sono un tantino stanco, ci aggiorneremo alla prossima seduta.

mercoledì 18 maggio 2016

Come distruggere l’autostima dei ragazzi

Un amico mi ha raccontato che suo figlio per colpa di un mister ha perso l’amore per il pallone e l’autostima. Adesso ha paura di affrontare qualsiasi sfida. Mi ha spiegato che non è stato il solo. L’allenatore in un anno ha mietuto più della metà della squadra, nel senso che ha mandato in crisi un bel gruppo di baby giocatori. Il risultato è che perdendo completamente le motivazioni qualcuno ha perfino deciso di appendere le scarpette al chiodo, altri invece andranno avanti ma cambiando aria e spostandosi in un'altra società. Forse il figlio del mio amico verrà nella stessa squadra di Luca e la cosa mi farebbe molto piacere. Nella Soccer Kids si troverà bene. Resta da capire perché il mister che ha distrutto emotivamente metà della squadra sia rimasto al suo posto. Per curiosità sono andato anche a vederlo in azione, in occasione di un lungo torneo domenicale. Ha urlato ininterrottamente dal primo all’ultimo secondo di ogni partita per dare ordini, rimproverare spesso senza motivo, bestemmiare in aramaico. Muoveva i ragazzi come i giocatori della playstation. È un metodo che può funzionare, ma alla fine si inceppa qualcosa e si finisce a ramengo.  Nelle cose serve equilibrio. (Continua)

lunedì 9 maggio 2016

Bastone, carote e altri disastri

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. A volte le situazioni che si verificano tra mister e squadra o un singolo baby giocatore mi ricordano i tempi della scuola con luci ed ombre. Un mister dovrebbe essere prima di tutto un bravo formatore come un insegnante: non troppo amico dei ragazzi e neanche troppo rigido. Dovrebbe capire di calcio e questo non sempre è scontato. Il suo lavoro è contribuire alla crescita del singolo giocatore e della squadra nel suo complesso. Dovrebbe poi essere imparziale, non fare differenze. È giusto che usi la tecnica del bastone e della carota, purché agisca con cognizione di causa: la carota quando serve la carota e il bastone quando serve il bastone, altrimenti è un disastro. Non sempre ci riesce. Non è una macchina, ma un uomo e come tale è sacrosanto che possa commettere qualche errore. Come per un maestro di scuola, giriamola come vogliamo, anche il mister ha i suoi preferiti e quelli per cui invece nutre una certa insofferenza. Emozioni negative che a volte riesce a nascondere, altre meno. Il punto è che un ragazzo più cresce, più comprende cosa gli accade attorno e non c’è storia che tenga. Non c’è papà, ovviamente faccio riferimento a quelli che hanno almeno più di due neuroni nel cervello, che riesca a sdrammatizzare le situazioni spiacevoli. Capisce davvero tutto, anche quando un mister non gli dà fiducia e anzi alimenta a dovere certi processi negativi il cui unico scopo sembra demotivarlo e basta. È pur sempre la storia di un adulto “contro” un bambino, in cui il primo vince facile e il secondo perde. Situazioni queste che spesso sono la causa prima dell’abbandono del calcio. Alcune società, professioniste e non, si stanno attrezzando introducendo adeguate figure professionali, come formatori per adulti e motivatori per i ragazzi, che possono intervenire per arginare in tempo eventuali problemi. (continua)