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mercoledì 9 maggio 2018

La storia di mister Modestino

In questi anni mi è capitato di tutto, ma non nel mondo del calcio giovanile le sorprese non finiscono mai. Mi hanno raccontato di un mister, detto ironicamente “Modestino”, convinto di essere allo stesso livello di Guardiola, Conte, Mourinho o Allegri, pur allenando una squadra di marmocchi nell'estrema periferia romana. 
Un mister coatto, creativo e capace di cambiare tutto ogni settimana, di fissare regole che poi è il primo a non rispettare perdendo di credibilità. Un mister che è certo di fare carriera e che i ragazzini sono esclusivamente il mezzo per raggiungere questo obiettivo. Un mister che fa differenze, emarginando completamente alcuni giocatori che non vede nei suoi disegni astratti di squadra. Un mister che mette un ragazzo contro l’altro, nello spogliatoio e nel campo. 
Un mister che rimprovera, offende, causa disagi piscologici e non incoraggia mai. Insomma, uno a cui dovrebbero vietare di mettere piedi in una società di calcio (e non solo) e soprattutto di affidargli dei ragazzini. Alla prossima seduta.

mercoledì 18 maggio 2016

Come distruggere l’autostima dei ragazzi

Un amico mi ha raccontato che suo figlio per colpa di un mister ha perso l’amore per il pallone e l’autostima. Adesso ha paura di affrontare qualsiasi sfida. Mi ha spiegato che non è stato il solo. L’allenatore in un anno ha mietuto più della metà della squadra, nel senso che ha mandato in crisi un bel gruppo di baby giocatori. Il risultato è che perdendo completamente le motivazioni qualcuno ha perfino deciso di appendere le scarpette al chiodo, altri invece andranno avanti ma cambiando aria e spostandosi in un'altra società. Forse il figlio del mio amico verrà nella stessa squadra di Luca e la cosa mi farebbe molto piacere. Nella Soccer Kids si troverà bene. Resta da capire perché il mister che ha distrutto emotivamente metà della squadra sia rimasto al suo posto. Per curiosità sono andato anche a vederlo in azione, in occasione di un lungo torneo domenicale. Ha urlato ininterrottamente dal primo all’ultimo secondo di ogni partita per dare ordini, rimproverare spesso senza motivo, bestemmiare in aramaico. Muoveva i ragazzi come i giocatori della playstation. È un metodo che può funzionare, ma alla fine si inceppa qualcosa e si finisce a ramengo.  Nelle cose serve equilibrio. (Continua)

lunedì 9 maggio 2016

Bastone, carote e altri disastri

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. A volte le situazioni che si verificano tra mister e squadra o un singolo baby giocatore mi ricordano i tempi della scuola con luci ed ombre. Un mister dovrebbe essere prima di tutto un bravo formatore come un insegnante: non troppo amico dei ragazzi e neanche troppo rigido. Dovrebbe capire di calcio e questo non sempre è scontato. Il suo lavoro è contribuire alla crescita del singolo giocatore e della squadra nel suo complesso. Dovrebbe poi essere imparziale, non fare differenze. È giusto che usi la tecnica del bastone e della carota, purché agisca con cognizione di causa: la carota quando serve la carota e il bastone quando serve il bastone, altrimenti è un disastro. Non sempre ci riesce. Non è una macchina, ma un uomo e come tale è sacrosanto che possa commettere qualche errore. Come per un maestro di scuola, giriamola come vogliamo, anche il mister ha i suoi preferiti e quelli per cui invece nutre una certa insofferenza. Emozioni negative che a volte riesce a nascondere, altre meno. Il punto è che un ragazzo più cresce, più comprende cosa gli accade attorno e non c’è storia che tenga. Non c’è papà, ovviamente faccio riferimento a quelli che hanno almeno più di due neuroni nel cervello, che riesca a sdrammatizzare le situazioni spiacevoli. Capisce davvero tutto, anche quando un mister non gli dà fiducia e anzi alimenta a dovere certi processi negativi il cui unico scopo sembra demotivarlo e basta. È pur sempre la storia di un adulto “contro” un bambino, in cui il primo vince facile e il secondo perde. Situazioni queste che spesso sono la causa prima dell’abbandono del calcio. Alcune società, professioniste e non, si stanno attrezzando introducendo adeguate figure professionali, come formatori per adulti e motivatori per i ragazzi, che possono intervenire per arginare in tempo eventuali problemi. (continua)

giovedì 23 aprile 2015

Alzati e corri

In partita certi genitori cerebrolesi non risparmiano commenti duri e cattivi contro i giocatori della squadra che non stanno andando bene, anziché incitarli a prescindere come andrebbe fatto. Quante volte al primo sbaglio di un baby calciatore ho sentito qualche genitore urlare: “Mister buttalo fuori, cambialo. Oggi non c’è proprio” o “Allora stai giocando o passeggiando? Datti una mossa schiappa”.
Che conseguenze possono avere queste frasi su un ragazzino già in difficoltà in campo? Non credo proprio che possano essergli di aiuto. Solo il mister è autorizzato a riprendere un ragazzo in campo, a incitarlo e se è intelligente a spiegargli le motivazioni del richiamo sempre con il fine di aiutarlo a migliorare e crescere, a correggere eventuali errori.
A volte però un bambino è semplicemente “non in forma” o distratto per tante ragioni che spesso sfuggono al mondo degli adulti. Può accadere perché cosa normale. Tutto questo per molti genitori è invece inconcepibile. Ogni giocatore deve dare sempre il massimo, anche se dovesse ricevere un brutto fallo durante la partita e cadere a terra, dovrebbe alzarsi di scatto e continuare a giocare come se fosse Rambo o Terminator.  Vi racconterò altre storie, alla prossima seduta.

martedì 17 marzo 2015

Quel pugile di presidente

In campo è stato il caos. Mancavano pochi minuti al termine partita falchi Neri contro Soccer Kids con il risultato di 0 a 3 per i secondi. Genitori infuriati sugli spalti, mister della squadra avversaria acciaccato per terra dopo aver tentato di travolgere il nostro, ragazzi immobili in mezzo al campo ad aspettare un segnale qualsiasi sulla possibile esistenza del Dio del calcio per poter riprendere la partita. Nel campo è poi entrato un signore distinto di mezza età, poi identificato come il presidente della A.S.D. Falchi Neri. Ad ogni suo passo diminuiva la confusione attorno al campo fino a quando ha raggiunto nel silenzio assoluto il nostro mister. Tutti abbiamo ingenuamente pensato che fosse intervenuto per sedare gli animi e fare finalmente riprendere la partita e poi andare di corsa via. Invece, senza pronunciare verbo, ha prima fissato negli occhi il mister e poi, come se fosse un pugile navigato, gli ha mollato un potente destro in pieno volto stendendolo a terra. Solo quando sono intervenuti i carabinieri è tornata la calma. Tutto questo avrà delle conseguenze. Per i ragazzi non è stato un buon esempio di civiltà sportiva. Alla prossima seduta.

martedì 3 marzo 2015

Il volo fantozziano

La partita contro i Falchi Neri non è finita bene. Il loro mister di età avanzata al terzo goal segnato dalla Soccer è andato definitivamente fuori di testa e rivolgendosi all’altro allenatore ha gridato: “No! cazzo! Non si può giocare così. Siete troppo fallosi. E poi alcuni ragazzi sembrano maggiorenni. Fermiamo la partita. Voglio controllare distinta e carte di identità”. Il mister della Soccer senza battere ciglio gli ha risposto: “Pensa a giocare. I ragazzi sono in regola. Se non sai allenare la tua squadra e accattare le sconfitte vai a casa”. Apriti cielo! Il tizio dei Falchi è diventato rosso in volto per poi attraversare di corsa il campo come un bufalo inferocito, diretto verso il mister della Soccer Kids con la chiara intenzione di travolgerlo. Ad un certo punto tra gli sguardi esterrefatti dei ragazzi è inciampato su una zolla di terra facendo un volo fantozziano per poi atterrare e strisciare sull’erba fino a fermarsi con la faccia a pochi centimetri dalle scarpe del suo obiettivo. Ma troppo consumato e dolorante per portare a termine la missione punitiva. (continua)

sabato 21 febbraio 2015

Il mister che fa l’arbitro

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Non capitava da tempo: ho vissuto una di quelle situazioni che sconvolgono emotivamente mettendo in dubbio che l’uomo sia l’animale più intelligente del pianeta terra. La definizione di animale è certa, ma sull’aggiunta della parola “intelligente” è meglio lasciar perdere. Domenica i ragazzi della Soccer Kids, che stanno crescendo a dismisura in ogni senso, hanno disputato la prima partita del campionato primaverile giovanile, quello che terminerà ad aprile inoltrato. Grande tensione da parte di tutti, soprattutto nella teste dei genitori raccolti come un gruppo di criceti uno sopra l’altro in un angolo della tribuna centrale del campo. Il primo tempo è andato bene, con qualche momento di difficoltà e tante ripartenze, incitate a squarciagola dal mister, che sono state premiate da un goal fantastico di Luca all’angolino sinistro. Dal secondo tempo la situazione è cambiata perché l’allenatore dei Falchi Neri, la squadra avversaria, ha perso le staffe arrivando anche a improvvisarsi arbitro ma molto parziale perché ovviamente sempre a favore dei suoi. Nel calcio giovanile dovrebbero essere gli stessi bambini a regolarsi. Non è sempre così. (continua)

venerdì 13 dicembre 2013

Il papà che ne sa più del Mister

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio, nelle file della storica Soccer Kids. In questa seduta di terapia voglio condividere con voi la storia del genitore - allenatore, quello che qualunque cosa faccia il Mister non va bene. Questo espertone è convinto di sapere tutto, di poter dare consigli tecnici indispensabili per rendere la squadra più forte e competitiva. Ricordo sempre che stiamo parlando della categoria Pulcini, di bambini di otto anni che hanno la passione del calcio e cercano di fare del loro meglio per crescere e imparare le tecniche basilari. Questo papà “che sa tutto lui”, è pesante come una palla di piombo, disturba gli altri genitori, lascia commenti e consigli non richiesti, critica continuamente mister ma anche i singoli giocatori, tranne suo figlio. Ai suoi occhi gioca sempre bene e anche se dovesse commettere qualche errore, la colpa sarebbe sicuramente di un altro compagno di squadra da usare all’occorrenza come capro espiatorio. (continua)