mercoledì 25 aprile 2018

Il bene della squadra prima di tutto

Ciao, mi chiamo Greg e sono il padre di Luca, un ragazzo di 14 anni che gioca a calcio. È incredibile quanto il comportamento di un mister possa influire sull'andamento generale della squadra. Accade nel professionismo con giocatori adulti, grandi e grossi, figuriamoci con dei ragazzini. 
Nel bene o nel male, molto dipende dalle scelte del tecnico, dalle sue capacità di comunicare e di saper tirare fuori il meglio da ogni elemento della squadra. La regola dovrebbe essere: la squadra prima di tutto
Il mister dovrebbe sempre anteporre il bene della squadra a se stesso, ai propri interessi, alla carriera personale. Anche perché chi lavora bene alla fine è premiato. Ci sono dei tecnici che riescono a trasmettere positivamente la loro passione, altri che fanno danni irreparabili che nei casi più gravi fanno perdere autostima e voglia di giocare a qualche ragazzo, fino all'abbandono dell’attività calcistica. 
Poveri ragazzi. Vogliono solo giocare a pallone, imparare, crescere e invece si ritrovano spesso sopraffatti da adulti frustrati e pazzoidi che rendono tutto assai pesante portando la pressione alle stelle e non insegnando nulla. 
Ci sono genitori invadenti, politiche societarie deficitarie, nani e ballerini che fanno leva sulle aspettative smisurate di avere un grande campione in famiglia per guadagnarci. 
La cosa peggiore resta un mister incapace di comunicare nel mondo corretto e di formare. È quello che accade anche nelle scuole o nelle università.
Magari si tratta di figure molto preparate ma incapaci di insegnare o di allenare. Questo è un mondo difficile. (continua)

mercoledì 18 aprile 2018

Le chiacchiere sui vivai

Se ne parla tanto ma di concreto ancora nulla. Di che cosa sto parlando? Dei fiumi di parole consumati sul rilancio dei vivai, sula necessità di scommettere sui propri ragazzi, per farli crescere e salvare il calcio italiano che da troppo tempo ha smesso di brillare, come dimostra la brutta e pesante esclusione dai prossimi mondiali. 
Ci sono delle società professionistiche che rispetto ad altre investono davvero sui propri giovani, categoria dopo categoria li fanno crescere con l’obiettivo di portare poi i più talentuosi in prima squadra. Dovrebbe essere la normalità, anche per favorire il necessario ricambio generale. 
Con il business delle scuole di calcio, i furbastri pronti a lucrare sulle aspettative dei genitori nel pallone, l’invasione di ragazzi stranieri, arrivare al professionismo è al momento molto difficile, probabilmente impossibile. 
La cosa più assurda è che non sembrano emergere nuovi campioni del livello di Totti, Pirlo, e Del Piero. E anche se ci fossero rischierebbero di essere esclusi, non valorizzati perché le logiche e gli interessi sono cambiati. Alla prossima seduta.

mercoledì 11 aprile 2018

Calcia ovunque tu sia

In ogni angolo di strada, nel campetto di un oratorio, in un prato in montagna oppure in riva al mare, ci sarà sempre qualcuno pronto a dare due calci al pallone. 
Una sfera gonfia di aria che fa restare ragazzi per sempre. Puoi avere 10, 20 o 60 anni ma a questa tentazione di calciare non si resiste, come accade nella simpatica scena del film “Tre uomini e una gamba” del 1997 con Aldo, Giovanni e Giacomo in cui si improvvisa una partita sulla spiaggia. 
Questa è la bellezza del calcio, che il sistema che gli ruota attorno per fare business continua a compromettere. Il calcio è prima di tutto divertimento, poi anche sacrificio. (continua)

mercoledì 4 aprile 2018

Il grande circo del pallone

Ciao, mia chiamo Greg e sono il padre di Luca, un ragazzo di 14 anni che gioca a calcio. Amici di terapia in queste sedute vi ho raccontato che attorno al pallone si è creato un circo che non smette mai di stupire, spesso in negativo. 
Da qualche anno, però, si è iniziato a ragionare su quando sia importante che gli adulti esercitino un ruolo positivo, che siano un valido punto di riferimento per i ragazzi. Il problema è che, nonostante gli sforzi, genitori, dirigenti, mister non ci riescono proprio, anzi fanno l’esatto contrario. Così capita che i figli debbano interrompere la partita per correre a separare i loro genitori che si stanno picchiando di santa ragione in tribuna oppure accade che una madre si conceda al mister di turno per fare in modo che il pargolo aspirante campione venga convocato in partita. 
È vero, quello del calcio è diventato un circo di nani, ballerine, furfanti (e a volte anche di zoccole). Mi conforta comunque il lato positivo, quella magia del pallone che provoca vibrazioni di massa che fanno stare bene.  (continua)