mercoledì 31 maggio 2017

Un impegno concreto, mantenere la calma

Ci sono partite impegnative, sudate e sporche che alla fine si perdono o si pareggiano per colpa di errori arbitrali. Non è una cosa positiva . Ma accade spesso nel professionismo, figuriamoci a livello dilettantistico quando in campo scendono ragazzini e arbitri improvvisati, spesso abbondantemente sovrappeso, statici e a tratti non vedenti. Svolgono un compito non facile e in ogni caso finiscono nel mirino dei tifosi, perfino quando gestiscono la gara in maniera eccellente. Che cosa si deve fare in questi casi? Mantenere la calma, evitare di fare montare la bestia nera che è in noi e poi spiegare ai ragazzi amareggiati per un intervento arbitrale non corretto che può succedere e che non è la fine del mondo. Per molti genitori, invece, è la fine dell’universo. Nella maggior parte dei casi, infatti, aizzano di più gli animi già surriscaldati di giocatori, mister, dirigenti e il resto della compagnia.  E il calcio, il gioco più popolare del mondo va a farsi benedire. Alla prossima seduta.

mercoledì 24 maggio 2017

Fai attenzione nonno!

Un clamoroso errore arbitrale, come l’annullamento di un goal già assegnato, ha provocato la dura reazione di un nonno della squadra di mio figlio Luca. Ha iniziato a inveire contro il giudice di gara e per un attimo mi è sembrato che fosse sul punto di avere un infarto per quanto fosse agitato. 
È vero, l’arbitro ha sbagliato ma bisogna farsene una ragione, soprattutto quando si gioca nei campi della provincia dove si verificano situazioni grottesche, con adulti che si impegnano per dare il massimo del cattivo esempio di fair play ai ragazzi. Un vergognoso circo di gente frustrata, violenta e quindi pericolosa. 
La situazione è peggiorata quando un genitore sui 35 anni della squadra avversaria si è avvicinato con fare minaccioso al nonno seduto in tribuna gridandogli a pochi centimetri dal viso: «Adesso devi stare zitto! Mi hai rotto i coglioni! Hai capito? Ringrazia che sei anziano o ti spaccavo la faccia…». A questo punto il nonno si è arrabbiato ancora di più rischiando davvero un infarto. Siamo intervenuti in tempo, da un lato per evitare che il cafone gli mettesse veramente le mani addosso, dall'altro per invitarlo alla calma e continuare a guardare la partita in silenzio. (continua) 

mercoledì 17 maggio 2017

È goal, anzi no, dipende!

Cari amici di terapia, sono un papà di un ragazzo che gioca a calcio. Non c’è pace durante le partite. Quando tutto sembra filare liscio e stai per goderti questo fantastico gioco, ecco che si innesca qualche meccanismo infernale che rovina tutto scatenando spesso vergognose risse davanti ai ragazzini. 
La primavera è la stagione dei tornei, il momento dell’anno in cui si è costretti a seguire il pargolo con le scarpette in decine e decine di campi di calcio. Qualche giorno fa si è svolta una partita degli Esordienti, la prima di un ennesimo torneo di calcio giovanile. 
Ecco la cronaca. Sul finire dell’ultimo tempo, l’arbitro commette l’errore di troppo che scatena i genitori. Il portiere si getta fallosamente sulle gambe dell’attaccante della nostra Soccer Kids che cadendo riesce comunque con il petto a infilare la palla dentro la rete e portando la squadra in vantaggio. L’arbitrio fischia e assegna il goal e i giocatori della Soccer si risistemano al centro campo. Non si sono accorti che il portiere avversario è rimasto a terra. Nel commettere il fallo si è pure fatto male. Urla e si agita. A questo punto il suo mister, i dirigenti sportivi e il settimo reggimento invadono il campo chiedendo di annullare il goal per fallo sul portiere. L’arbitro ci pensa un attimo e poi lo annulla scatenando l’inferno in tribuna. (continua)

mercoledì 10 maggio 2017

Campioni si nasce o si diventa

Com'è possibile scongiurare l’abbandono del calcio? Non si può e basta. I genitori possono solo verificare che la prole frequenti una società seria, con programmi di allenamento e personale qualificati. Non tutti possono diventare campioni. Le scuole calcio non possono fare miracoli. 
Dicono che nella migliore delle ipotesi al professionismo ci arrivi un ragazzo ogni 3000, altri sostengono uno ogni 10 mila. In ogni modo, è cosa veramente difficile. Ma i ragazzi possono continuare lo stesso a giocare e divertirsi. Quello che decide è il campo e spesso la strada. 
Molti dei campioni del calcio provengono dalle periferie, dai quartieri degradati del mondo, dove non ci sono campi in sintetico e scuole di calcio che in cambio di 500 euro di iscrizione a stagione ti promettono la migliore formazione possibile. 
Spesso campioni si nasce o si diventa, dove non c’è nulla, dove a malapena i ragazzi riescono a raccattare un pallone per giocare in una striscia di asfalto o su un campo improvvisato in qualche cortile, magari tra immondizia e carcasse di auto. Come diceva il compianto comico Franco Franchi il mondo si muove o per fame o per paura. Pertanto o nasci campione o lo diventi soltanto se alla base c’è una forte motivazione e ovviamente un minimo di talento. Tutto il resto è fuffa. Adesso devo andare. Ci aggiorneremo alla prossima seduta.

mercoledì 3 maggio 2017

Più attenzione nella preadolescenza

Tornando al fantastico mondo del calcio giovanile, nei giorni scorsi ho partecipato a un incontro di formazione sul calcio, i ragazzi e il ruolo degli adulti, in particolare dei genitori. È stato davvero molto interessante.  
Oramai è chiaro a tutti che il sistema si è inceppato e che occorre mettere ordine nei vivai e iniziare a lavorare in maniera adeguata con il supporto di professionisti, anche perché continua a crescere l’abbandono dei campi di calcio, soprattutto nella preadolescenza. 
Le ragioni dell’addio possono essere tante, tra queste: aspettative di diventare un campione rimaste insoddisfatte, genitori o dirigenti sportivi opprimenti, l’esplosione ormonale e la scoperta del gentil sesso. 
Mi hanno colpito le parole di un dirigente sportivo. Ha detto che i genitori seguono in maniera molto assillante i propri figli nell'attività calcistica dai sei anni fino ai dodici circa, poi praticamente spariscono. In molti casi non vengono più neanche a seguire le partite. 
A suo avviso è tutto sbagliato. I genitori dovrebbero essere meno presenti quando i figli sono piccoli e più presenti quando inizia l’adolescenza, in cui hanno bisogno di maggiore attenzione anche perché è più alto il rischio che prendano strade sbagliate o che comunque facciano scelte non ottimali. 
Tradotto: quando sono piccoli si può stare tranquilli, quando raggiungono i 12 anni sarebbe meglio iniziare a seguirli. (continua)