sabato 21 febbraio 2015

Il mister che fa l’arbitro

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Non capitava da tempo: ho vissuto una di quelle situazioni che sconvolgono emotivamente mettendo in dubbio che l’uomo sia l’animale più intelligente del pianeta terra. La definizione di animale è certa, ma sull’aggiunta della parola “intelligente” è meglio lasciar perdere. Domenica i ragazzi della Soccer Kids, che stanno crescendo a dismisura in ogni senso, hanno disputato la prima partita del campionato primaverile giovanile, quello che terminerà ad aprile inoltrato. Grande tensione da parte di tutti, soprattutto nella teste dei genitori raccolti come un gruppo di criceti uno sopra l’altro in un angolo della tribuna centrale del campo. Il primo tempo è andato bene, con qualche momento di difficoltà e tante ripartenze, incitate a squarciagola dal mister, che sono state premiate da un goal fantastico di Luca all’angolino sinistro. Dal secondo tempo la situazione è cambiata perché l’allenatore dei Falchi Neri, la squadra avversaria, ha perso le staffe arrivando anche a improvvisarsi arbitro ma molto parziale perché ovviamente sempre a favore dei suoi. Nel calcio giovanile dovrebbero essere gli stessi bambini a regolarsi. Non è sempre così. (continua)

giovedì 12 febbraio 2015

Ciao pallone ciao

Il bambino che è pressato troppo dal padre inevitabilmente inizia a giocare male, perde la gioia di stare in campo con i suoi compagni e di correre dietro alla palla. L’attività sportiva inizia a diventargli troppo pesante e più il padre lo stressa, più lui vorrebbe appendere le scarpette al chiodo. Il ragazzino non vuole diventare un campione, non vuole essere perfetto. Al momento il suo sogno è divertirsi e se possibile ogni tanto riuscire a gonfiare la rete degli avversari. Certo il calcio, anche a livello giovanile, comporta dei sacrifici ma quando si ha sulla gobba un padre frustrato che vuole riscattarsi attraverso i successi del figlio, la situazione si complica e spesso si finisce con l’abbandonare il pallone. E questo succede anche quando si possiede un innato talento che un genitore dovrebbe lasciare crescere restando dietro le quinte, in silenzio. Il buonsenso non è una virtù diffusa. Adesso sono stanco, alla prossima seduta.

martedì 3 febbraio 2015

Cabbasisi crack

Il mister deve anche sopportare il genitore in crisi esistenziale e che vede tutto nero. L’allenamento non va bene, così come le partite, il sistema di gioco, la posizione dei giocatori in campo, il fatto che sia la terra a girare attorno al sole. C’è di peggio. Fino a quando il papà depresso e insoddisfatto rende partecipe delle sue paranoie il mister o altri genitori in qualche modo si riesce a sopravvivere. Il problema è quando prende di mira uno dei bambini o addirittura lo stesso figlio che ovviamente non è mai all'altezza delle sue aspettative. Uno di questi esemplari di papà l’ho incrociato lo scorso week end in occasione di una partita.  Per 45 minuti ha psicologicamente torturato il figlio rimproverando senza motivo: “Devi essere più deciso. Corri, scatta, fatti passare la palla e segna. No! Così non va bene, mister lo faccia uscire che me lo porto a casa”.  Un’insostenibile rottura di cabbasisi come direbbe il commissario Montalbano. (continua)