giovedì 9 novembre 2017

Figli e figliastri nel calcio giovanile

È inutile negarlo, fare finta di niente, girarsi dall'altra parte, mettere la testa sotto la sabbia. Nel cuore di ogni mister c’è sempre un pupillo o un gruppo ristretto di prediletti. Sono i baciati dalla Dea bendata, coloro che indipendentemente dalle condizioni fisiche e dal comportamento, saranno sempre in campo possibilmente dal primo all'ultimo minuto di ogni partita. In gergo si dice che ci sono ragazzi che il mister non vede e quelli che invece vede benissimo, quelli che a suo avviso sono insostituibili. 

Nel calcio giovanile non vale la massima tutti sono utili, nessuno è indispensabile. Il cruccio settimanale di ogni genitore è la benedetta convocazione alla partita di campionato. La mente viene divorata da mille pensieri che si agitano come i tentacoli di una piovra e che la notte non fanno dormire. Ogni genitore si chiede: mio figlio sarà convocato? Giocherà o resterà in panchina? In che posizione lo metterà questa volta? Pioverà o ci sarà il sole? Qual è il terzo segreto di Fatima? Dio esiste? 

Paturnie a parte, è impossibile fare previsioni. Non conta nulla per i ragazzi essere puntuali ed educati, non perdere mai un allenamento, avere perfino del talento. I prediletti vengono prima di tutto quando si preparano le convocazioni, gli altri seguono a rotazione. 

Ci sono mister che adottano questo criterio con classe, lo motivano e quasi te la danno a bere. Altri invece sono spudorati e mettono in campo il loro pupillo anche quando non è in forma, si è comportato malissimo o addirittura è reduce da una debilitante malattia o peggio ha ancora i postumi di un infortunio. Ho visto mister tenere in campo per tutta la partita, il proprio pupillo anche quando zoppicava vistosamente a causa di un contrasto o di un precedente infortunio. È vero. 

L’Italia non è un paese fondato sulla meritocrazia, ma a volte basterebbe solo un pochino di buon senso. (continua)

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