giovedì 29 marzo 2018

Quelli che lavorano e poi i furbetti del palloncino

In questi anni di cammino nell'oscuro tunnel del calcio giovanile ho incontrato diverse categorie di genitori dirigenti. Ci sono quelli super operativi e organizzati che pianificano tutto, delle vere e proprie macchine da guerra efficienti e indistruttibili. 
Probabilmente hanno delle cartelle con documenti e statistiche dettagliate sul il trend di ogni ragazzo, quello della squadra e quello delle altre squadre coinvolte in un campionato o in un torneo. Sanno tutto e per certi aspetti fanno davvero paura. 
Poi ci sono quelli professionalmente più soft, che svolgono bene i loro compiti ma senza farsi prendere da particolari manie, sono positivi e collaborativi, segnalano eventuali criticità e danno dei pareri se richiesto. 
E infine ci sono i furbetti, quelli che accettato l’incarico per non pagare il biglietto di ingresso o soprattutto per seguire fino allo spogliatoio e poi dentro il campo il proprio pargolo. Cercano anche di favorirlo in qualunque modo, influenzando le scelte del mister al momento di preparare le formazioni o di effettuare delle sostituzioni in partita o quando si devono fare delle selezioni per gare o tornei particolare che possono diventare una buona occasione per mettersi in vetrina. 
Conoscevo un genitore che con questo sistema era riuscito a piazzare il figlio, che non era particolarmente talentuoso, in eventi organizzati da società professionistiche o in importanti selezione di livello provinciale e regionale. Si è fatto tardi, devo andare. Alla prossima seduta.

mercoledì 21 marzo 2018

Il ruolo delle formiche operaie

È dura la vita dei dirigenti accompagnatori, dei genitori che mettono volontariamente a disposizione del loro tempo per svolgere diverse funzioni al servizio di una o più squadre. Non sono né carne, né pesce. Non sono considerati dai genitori dei loro pari e non sono presi in considerazione nelle scelte della dirigenza. 
Svolgono un semplice ruolo di formiche operaie e di parafulmine tra genitori e società. Devono lavorare, tacere e mediare ove possibile tra sensibilità diverse. In effetti, si occupano di un sacco di cose, delle maglie, della pulizia, delle distinte, delle previsioni meteo. 
Nelle realtà più serie si evita accuratamente che un genitore svolga la funzione di dirigente per la squadra dove gioca il figlio, al fine di evitare favoritismi veri o presunti e quindi sterili polemiche. Insomma, può accadere la stessa situazione negativa che si verifica nelle scuole, dove ci sono delle mamme che si strappano le vesti per fare le rappresentanti di classe, ma con il solo scopo egoistico di curare gli interessi del proprio pargolo e di fare le super ruffiane con le insegnanti. 
Come al solito, c’è sempre qualcuno che non agisce per la squadra, un gruppo o una comunità, bensì solo per pensare ai propri fattacci. 
Il problema è che nella maggioranza delle società calcistiche giovanili, la scelta è di nominare dirigenti di una squadra i genitori di ragazzi che ne fanno parte. E tutto così può diventare più complicato. (continua)

mercoledì 14 marzo 2018

Alla ricerca del senso civico perduto

Ciao, mia chiamo Greg e sono il padre di un ragazzo che gioca a calcio. Ogni stagione è caratterizzata da altri e bassi, anche sotto il profilo dei rapporti sociali. Come si usa scrivere nei social ci sono anche relazioni più o meno complicate tra i genitori, tra dirigenti accompagnatori e mister, tra mister e dirigenza della società. 
È ovvio che quando le cose vanno bene si procedere con più leggerezza, quando invece sorge un problema o peggio una serie di problemi tutto diventa più pesante di una pietra che affonda in uno stagno nero e melmoso. Basta un granellino di sabbia per inceppare un grande meccanismo. 
Ecco perché ogni società, dilettantistica o professionistica che sia, dovrebbe garantire una buona gestione, una serie di regole che tutti dovrebbero rispettare dal primo all'ultimo della catena. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, pensare e agire nell'interesse della società, del gruppo e soprattutto dei ragazzi. Come spesso accade, invece, gli adulti non danno esempi positivi. 
In Italia in particolare, ognuno pensa a sé stesso, al proprio figlio, alla propria posizione, alla cura del proprio orticello. Il punto è che senza un minimo di senso civico alla fine tutto va in rovina e anche chi sta meglio o è favorito prima o poi si troverà in fondo allo stagno.  (continua) 

mercoledì 7 marzo 2018

Spendere migliaia di euro per tornei del kaiser

Un altro modo per fare soldi nel calcio giovanile è organizzare i tornei. Cari amici di terapia non faccio riferimento a quelli che ogni società che si rispetti organizza periodicamente per raccogliere fondi e restare in piedi, bensì a quei mega tornei che si giocano lontano da casa, in un’altra regione o addirittura all'estero. 
Che senso ha per una società dilettantistica per quanto blasonata, partecipare a questi eventi chiedendo ad ogni genitore di spendere anche qualche migliaio di euro per un torneo di pochi giorni (dipende dal numero di accompagnatori. Il ragazzo non può essere mandato da solo). Tutto questo quando a pochi metri da casa invece si organizzano tornei di livello che richiedono solo il costo di iscrizione. 
Diverso è poi il caso delle professionistiche che giustamente si sobbarcano le spese (o limitano la richiesta di contributi) e non obbligano i genitori a seguire la prole. Non posso dimenticare di aver conosciuto un modesto operaio che aveva speso 2500 euro per fare andare il figlio a un torneo all'estero, seguendolo con il resto della famiglia. 
È quanto può accadere quando si ha la testa nel pallone e si è disposti a tutto per dare qualche possibilità (spesso fasulla) al proprio pargolo di crescere e di mettersi in mostra. Davvero tutto molto allucinante. Alla prossima seduta, vado via, ho bisogno di relax.