giovedì 17 maggio 2018

Uno bravo lo è anche in strada o in oratorio

Ciao, mia chiamo Greg e sono il padre di Luca, un ragazzo di 14 anni che gioca a calcio. Ho fatto un altro giro di boa, l’ennesimo.
 La stagione sta chiudendo i battenti. I genitori sono ridotti a stracci per il pavimento, tra ansie per la prestazione dei figli calciatori, attesa spasmodica di conoscere se il pargolo verrà confermato oppure accettato in una società più prestigiosa, quintali di salamelle e fiumi di birra. Sono infatti le ultime settimane di passione, tra amichevoli e tornei
Dopo si potrà staccare la spina per qualche mese. I più agitati sono quelli che non riescono a stare fermi più di un anno nella stessa società e costringono il figlio “campionissimo” e “mai compreso abbastanza” a cambiare alla fine della stagione. 
Questi poveri papà nel pallone non hanno ancora capito che non serve saltare da un post all’altro come se avessero una molla sotto il sedere, indipendentemente dal prestigio di una società. Ha senso solo se a richiedere un ragazzo è una professionistica. Quando un ragazzo è bravo può essere notato e contattato anche se sta giocando in strada o nel cortile di un oratorio di provincia. A parte i millantatori e truffatori di professione che pullulano nel mondo del calcio giovanile, le società professionistiche, se il ragazzo ha talento, prima o poi si faranno avanti da sole. È poi vero che in ogni cosa serve sempre un pizzico di fortuna. (continua)

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