venerdì 25 maggio 2018

Il DNA non c’entra niente

Cari amici di terapia, in questo periodo in cui anche il settore del calcio giovanile non è esente da smanie di calcio mercato, con società che cercano a vicenda di fregarsi i giocatori migliori per la prossima stagione, c’è una domanda che mi assilla. Una domanda importante come quelle che riguardano l’esistenza di Dio o di altre forme di vita nell'universo. Ecco il quesito: perché le società professionistiche sono convinte che se un ragazzo è talentuoso a giocare a pallone automaticamente lo deve essere anche il fratello? 
Se ne prendono uno fanno subito scattare la caccia a eventuali fratelli più piccoli o più grandi che praticano la stessa disciplina. Ho visto società anche famose scannarsi tra loro per accaparrarsi un fratellino, a suon di proposte economiche e uno stile borderline che ricorda gli scontri tra bande di delinquenti per il controllo di un quartiere. 
Se il ragazzo Pinco è molto bravo a giocare a pallone, non è detto che il fratellino Pallo lo sia altrettanto. Salvo che il talento si trasferisca tramite DNA e che ciò sia dimostrato scientificamente, lo spettacolo è grottesco. Bisogna farsene una ragione o cambiare programma. (continua)

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