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giovedì 4 giugno 2015

Come una grande famiglia

Dopo avere definito tutti i dettagli e versato le relative quote per il mega torneo in Toscana è iniziato il conto alla rovescia per la partenza. Il fatidico giorno è poi arrivato e in gruppo formando un lungo serpentone di auto ci siamo spostati dal Nord verso la Toscana, fermandoci spesso in autogrill per un caffè. Praticamente una festa, qualcosa di simile a una grande e allegra scampagnata. Almeno il clima è stato questo, ma i ragazzi si sono divertiti e affiatati ancora di più. 

L’albergo che ci ha ospitato è stato più che discreto come i pasti serviti. Noi papà in realtà spesso e volentieri abbiamo preferito cenare nelle trattorie toscane del livornese e in generale approfittare del torneo per qualche escursione turistica ovviamente nei momenti di pausa tra un ciclo di partite e l’altro. Con i ragazzi siamo anche riusciti (non tutti per la verità) a fare il primo bagno a mare nelle note spiagge bianche, lungo il litorale di Rosignano Marittimo. Poco sole e acqua un tantino fredda ma niente può fermare i ragazzi e i genitori della Soccer Kids. 

Come avete notato, cari amici di terapia, vi sto raccontando poco dell’aspetto agonistico del torneo.  L’ho fatto di proposito, anche perché la Soccer ha vinto facile conquistando il primo posto dopo tre giorni di partite contro squadre di livello fisico e tecnico assai inferiore. I ricordi che restano infatti riguardano le cose accadute fuori dal campo, come le chiacchierate nel salone dell’albergo fino a notte fonda, le mangiate in trattoria, le corse mattutine lungo il litorale toscano di qualche papà particolarmente sportivo e le risate dei nostri ragazzi. Anche questa esperienza, in questo caso molto positiva, è stata archiviata. È stato come andare in vacanza con una grande famiglia di 50 persone. Alla prossima seduta.

giovedì 7 maggio 2015

30 partite in 30 giorni

Ai ragazzi si chiede un ultimo sforzo che coincidenze con l’ultimo mese di scuola e lo svolgimento di cerimonie per comunioni e cresime. Allora non si finisce mai. 
I tornei primaverili sono il momento più impegnativo della stagione. Nell'arco di 40 giorni i ragazzi della Soccer Kids disputeranno oltre 30 partite, spesso e volentieri sotto un solleone che annunciando l’arrivo dell’estate farà sudare tutti dentro e fuori il campo. 
Alcuni tornei si esauriranno in mezza giornata, altri dureranno giornate intere e altri addirittura si articoleranno con due incontri a settimana. Un pesantissimo tour de force. 
Molti papà si ingozzeranno di salamelle e affogheranno nella birra tra una partita e l’altra. Qualcuno si stenderà sull'erba o dove capiterà per la prima tintarella ma soprattutto per recuperare energie. Qualche mamma esibizionista esagererà mettendo in mostra più del dovuto. Ma anche questo fa parte dello spettacolo del calcio giovanile. (continua)

mercoledì 17 settembre 2014

Stati di agitazione dei genitori

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. In questa seduta di terapia vorrei parlarvi degli stati di agitazione dei genitori in campo. I ragazzini giocano, si allenano, disputano tante partite ma soprattutto si divertono. Anche una sconfitta, un richiamo del mister se ben fatto viene elaborato e assimilato in fretta. Non è la stessa cosa per molti papà che, in merito alle prestazioni calcistiche dei figli, sono diventati più apprensivi delle mamme.  Il pupo dovrebbe dare sempre il massimo, non deludere le loro aspettative trattandosi ovviamente di un “campioncino in erba”. La realtà è diversa. Per quanto un giocatore o un’intera squadra possano avere già buone doti tecniche e resistenza, si parla sempre di ragazzini in fase di crescita. È normale che abbiano alti e bassi, momenti di massimo rendimento e altri in cui scendono in campo e sembrano lenti e impacciati, in poche parole delle schiappe. (Continua)

lunedì 1 settembre 2014

Mio figlio ha più talento di tutti

L’ultimo giorno di vacanza il campo di calcio del Villaggio è stato invaso da un genitore con un forte accento veneto che ha iniziato a inveire contro i ragazzini colpevoli di non passare la palla a suo figlio. «Che bravi che siete, tutti campioni! - ha urlato - Voi capite tutto di calcio. Vergognatevi! Dovete passare la palla a mio figlio, altrimenti non giocate più. È piccolino ma ha sicuramente più talento di voi». In realtà, suo figlio ogni volta che ha ricevuto la palla si è dimenticato della squadra correndo a testa bassa verso la porta. I ragazzi più grandi hanno cercato di tranquillizzare il genitore esagitato e alla fine la partitella è ripresa con l’impegno di passare di più la palla al figlio solista. Stessa storia, una volta ricevuta ha continuato praticamente a giocare da solo. Alla fine, sopraffatti da una noia mortale, tutti i giocatori hanno abbandonato la partita. Anche durante le vacanze non si riesce a stare lontano dal campo e da queste situazioni. Ancora qualche giorno di pseudo libertà e inizierà la stagione 2014 - 2015 della Soccer Kids di Luca. Incrociamo le dita. Sono un papà nel pallone e vi racconterò altre storie alla prossima seduta di terapia.

domenica 30 marzo 2014

Fare squadra fuori dal campo

Avere un figlio che gioca a calcio significa anche imparare ad aprirsi di più, convivere non solo “obbligatoriamente” per ore con estranei in occasione di allenamenti, singole partite o interminabili tornei. La cosa migliore è cercare di instaurare un “minimo sindacale” di rapporto sociale, anche quando ci sono genitori che manifestano un’insana tendenza a creare dissapori. 
Nei giorni scorsi con altri papà abbiamo attentamente osservato i genitori di una squadra vicina alla nostra, il loro campo non solo ci appare più verde del nostro ma ci sorprende il buon livello di socializzazione che hanno raggiunto. 
Ai nostri occhi sembrano andare tutti d’amore e d’accordo e questo non può che riflettersi positivamente sui loro ragazzi. Forse esagerano un pochino, ma come “genitori nel pallone” sono riusciti a fare squadra anche fuori dal campo organizzando momenti conviviali, feste e perfino delle gite fuori porta. (Continua)

giovedì 7 novembre 2013

Lancio della sedia

Quella maledetta domenica non ho saputo resistere. Una sorta di figura mitologica ha iniziato a insultarmi con frasi molto volgari ed io non sono rimasto indifferente. Gli ho risposto per le rime alzando progressivamente il tono della voce e gesticolando. Il tipo, sempre più frustato perché nel frattempo la sua squadra aveva preso un altro goal, ha afferrato una sedia di plastica lanciandomela contro. Non mi ha colpito ma la situazione è precipitata. Io ho iniziato a chiamarlo animale, cavernicolo e poi cerebroleso. Un fiume in piena. Lui rosso come un pomodoro stava per saltarmi addosso quando è stato placcato e messo violentemente a terra come nel rugby da un gruppo di genitori che hanno cercato di calmarlo. Secondo me sarebbe stato necessario anche sedarlo con qualche potente sostanza chimica. Una scena vergognosa. A quel punto mi sono reso conto di tutta la tristezza della situazione e con la testa bassa sono andato via verso il bar, ad aspettare che finisse la partita. (continua)

lunedì 21 ottobre 2013

Sindrome ossessivo - compulsiva

Ci sono i genitori che scattano centinaia di fotografie o girano filmati brevi durante le partite dei figlioletti. A volte lo faccio anche io, ma senza esagerare. In ogni cosa servirebbe un minimo di buonsenso, questo sconosciuto. È bello poter condividere certi momenti, anche facendo ricorso ai social network che oramai sono le uniche piazze (virtuali) dove la gente si incontra (e scontra). Voi non ci crederete ma c’è un tipo che per ogni partita della squadra del figlio pubblica, in maniera ossessiva - compulsiva, minimo venti foto e altrettanti video, con tanto di commenti da ultrà. Neanche nei profili ufficiali delle squadre di Serie A o delle tifoserie organizzate si arriva a tanto. Credetemi, non capisco cosa possa spingere un genitore a eccedere in questo modo? Frustrazione? La speranza che almeno il figlio combini qualcosa di buono nella vita? La semplice carenza di neuroni? Non ho idea. Adesso devo andare. Sono sempre un papà nel pallone. Vi racconterò altre storie alla prossima seduta.

venerdì 11 ottobre 2013

Se non uccide fortifica

Come spesso accade siamo passati dall'estate direttamente all'inverno. Il tempo è molto instabile, così come la salute dei nostri bambini che corrono dietro al pallone nel campetto di allenamento. Le società sportive devono arrangiarsi con quello che hanno. Non possono fare miracoli. Spesso non dispongono di adeguate strutture coperte, dove far giocare i bambini in caso di maltempo o temperature rigide. La Soccer Kids, per esempio, non ha neanche un campo coperto. I piccoli atleti giocano sempre all'aperto secondo la filosofia che quello che non uccide fortifica. Adesso sono stanco, il raffreddore non mi dà tregua. Sono sempre un papà nel pallone. Vi racconterò altre storie alla prossima seduta.