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sabato 17 ottobre 2015

La mamma più buona del mondo

Ricordo il caso particolare di una mamma di un ragazzo che ha lasciato un vuoto incolmabile nello stomaco dei componenti della squadra, allenatori genitori e dirigenti compresi. Ad ogni occasione si presentava con manicaretti irresistibili. Preparava torte e pizze di una bontà estrema. Una mamma/moglie così ognuno la vorrebbe per sempre. Il problema per assurdo è stato il figlio, un discreto giocatore che ad un certo punto ha detto basta a scarpette e pallone. Abbiamo fatto l’impossibile per non farlo andare via (ed egoisticamente per non perdere le delizie che ci preparava la madre). Siamo riusciti a trattenerlo fino al termine della stagione ma dopo l’estate come previsto ha voluto cambiare sport. Ancora oggi, quasi ci commuoviamo quando parliamo di lui, dei suoi passaggi perfetti al centro del campo per servire le fasce. Ma soprattutto si bagnano le nostro papille gustative nel ricordare le delizie che ci preparava la madre. La mamma più buona del mondo. È tutto per questa seduta. Alla prossima.

giovedì 18 giugno 2015

La mamma cronometro

Nel torneo dei giorni scorsi i ragazzi della Soccer Kids si sono classificati terzi, ma non è questo che voglio raccontarvi bensì lo show di una mamma di una squadra avversaria. Durante la lunga pausa tra la sessione mattutina e quella pomeridiana, una signora bionda diversamente bella si è avventata contro il mister della squadra di suo figlio. Con gli occhi spiritati e un timbro di voce cavernoso gli ha urlato: “Non mi freghi più. Questa volta ho cronometrato tutto, il tempo giocato da ogni ragazzo. E lo sai che cosa ho scoperto?”. Il mister è rimasto fermo e bianco in faccia in evidente difficoltà. Lei allora gli ha quasi stampato un grosso cronometro in faccia e gli ha detto scandendo bene le parole: “Tredici minuti e quindici secondi. Hai capito bene? Hai fatto giocare mio figlio tredici minuti e quindici secondi in meno. Adesso basta. Non è diverso dagli altri. Non ci sono campioni. Tutti devono giocare lo stesso tempo. Hai capito imbecille?”. Nel frattempo attorno ai due si era formato un cordone di altri genitori incuriositi. Il mister ha provato a balbettare qualcosa: “Ma io! Ma veramente! Non faccia così e che…”. E la mamma lo ha interrotto: “Fottiti. Chiama il ragazzo che me lo porto via. Non lo vedrete più”. Nel giro di pochi minuti ha ritirato il figlio come un pacco ed è uscita dal campo indignata e con la testa alta. (continua)

venerdì 9 maggio 2014

Chiamate un esorcista

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Il campionato primaverile è finito. L'ultima partita è stata bellissima sotto il profilo agonistico ma ancora una volta i genitori hanno rovinato tutto. Una mamma della squadra avversaria ha iniziato a roteare la testa e ad urlare frasi incomprensibili con gli occhi a palla. Sembrava di assistere dal vivo a un remake dell'esorcista. Soltanto che questa donna era più brutta dell'indemoniata interpretata dall'indimenticabile Linda Blair e neanche il migliore dei preti sarebbe riuscito a sedarla. Roba da fare rizzare i peli delle braccia. La sua manifestazione sulfurea è iniziata quando la Soccer Kids ha segnato il quinto goal di fila. Gli avversari arrancavano fermandosi a una sola rete, tra l’altro fortuita perché frutto di una serie spettacolare di rimpalli tra pali, schiene e terreno fangoso. (continua)

martedì 29 ottobre 2013

La tipa diversamente intelligente

Durante la partita sono stato preso di mira da una mamma tifosa e diversamente intelligente della squadra avversaria della Soccer Kids. Ha iniziato a richiamare la mia attenzione dandomi del tu e invitandomi urlando a spostarmi prima a destra, poi a sinistra, poi ancora avanti e infine indietro. Sosteneva che le coprivo la visuale. In realtà la signora ci vedeva benissimo ma non voleva nessuno davanti. Avrebbe anche potuto salire di un gradino degli spalti e cambiare sedile per seguire meglio la partita ma ha preferito infastidirmi. Ricordo ancora le sue parole: “Senti bello, ti togli davanti?”, “Tu con la giacca marrone, spostati”, “Allora? Hai sentito o sei sordo? Ti devi togliere subito, anzi dei proprio andare via. Non vedo niente”. E poi alla fine con eleganza ha sbottato: “Fai il bravo e togliti dai coglioni”. Ho evitato di risponderle e lentamente mi sono spostato dall'altra parte del campo, lontano anni luce pur di non sentirla più (continua).

giovedì 24 ottobre 2013

Lamentela contro il numero 11

Ciao, mi chiamo Greg e sono il padre di un bambino che gioca a calcio. Ho appena superato un week end turbolento e stancante. La Soccer Kids ha disputato quattro partite ed è successo di tutto. Ma sono rimasto particolarmente colpito da un gruppo agguerrito di mamme, che ha provocato interrottamente dall'inizio alla fine del torneo, coprendo d'ingiurie alternativamente i figli e i genitori delle squadre avversarie. Una di loro, più larga che alta, con capelli ricci, gonfi e disordinati come se in testa le fosse scoppiato un petardo, improvvisamente si è alzata per attaccarsi alla rete. Ha roteato la testa un paio di volte (come si fa in palestra) e poi assumendo un’espressione sinistra ha iniziato a ripetere rivolgendosi a un giocatore della Soccer Kids: "Numero 11 ti devi vergognare, ti devi vergognare. Numero 11, ti devi vergognare. Sei un macellaio. Numero 11 ti devi…". Il bimbo a suo modo di vedere era colpevole di giocare in maniera troppo cattiva, aggressiva. Non smetteva di lamentarsi e di muovere come una gallina impazzita avanti e indietro la testa. Sembrava di ascoltare una fastidiosa nenia. Se avesse indossato uno scialle nero avrebbe ricordato un personaggio dei film vecchi e grotteschi sul Sud e precisamente una di quelle donne che piangono disperatamente accanto alla bara del defunto. (continua)

giovedì 6 giugno 2013

Allo stadio senza vergogna

Ora vi racconto che cosa ha fatto questa mamma. È andata fuori di matto. Si è alzata dal suo posto per raggiungere il gruppetto dei genitori della squadra avversaria e vincitrice del torneo. Ha messo le mani ai fianchi e si è piegata verso di loro iniziando a inveire come se al posto della bocca avesse un altoparlante super amplificato: «Siete delle merdacce come i vostri figli. Non meritavate il primo posto. Ci sono stati troppo falli e nessuno ha detto niente. Quel grassone del numero 4 ha quasi spezzato una gamba a mio figlio. Vi siete comprati il torneo? Dite la verità e vergognatevi. Merde! Fottutissime merde…». A questo punto c’è stata una timida reazione da parte di un’altra mamma: «La metta. Non è questo il modo di comportarsi. Si vergogni lei. Sono solo bambini e una partita si può vincere o perdere perché…». Non ha avuto il tempo di finire che mamma Tsunami le si è lanciata addosso con tutto il peso del suo corpo. È scoppiata una rissa generale tra alcuni genitori con pugni, calci, sputi e parolacce. È dovuta arrivare la Polizia locale per sedare gli animi, non senza difficoltà. Sono un papà nel pallone molto stanco. Ci aggiorneremo alla prossima seduta.

lunedì 3 giugno 2013

Mamma Tsunami allo stadio

La mamma è sempre la mamma ma quando è esperta nel provocare risse meglio perderla che trovarla. Tsunami vista da lontano, seduta sulle gradinate con le gambe unite e i capelli raccolti a coda con un elastico rosa, all'inizio sembrava una perpetua, una creatura insignificante come un pasto insipido. È bastato il fischio di inizio gara per vederla trasformare in un mostro, agitarsi e urlare tutte le cattiverie possibili contro i bambini della squadra avversaria e contro i loro genitori seduti a poca distanza da lei. È stato come vedere versare un tanica di benzina sul fuoco. Le prime partite sono andate bene. La pazienza dei presenti ha prevalso evitando il peggio ma quando la squadra del figlio di Tsunami è stata battuta e pesantemente due volte di seguito è iniziata la tragedia. (continua).

mercoledì 29 maggio 2013

Laureata in provocazione di massa

Ciao, mi chiamo Greg e sono il padre di un bambino che gioca a calcio. È iniziato il conto alla rovescia per chiudere la stagione. Mio figlio Luca è stanco, come lo sono tutti i suoi compagni di squadra. Per i bambini e per noi genitori resta ancora da affrontare qualche estenuante torneo e poi basta perché partirà la pausa estiva. Per almeno due mesi usciremo tutti dal tunnel del pallone, almeno lo spero. Intanto, stiamo raschiando il fondo del barile per raccogliere le ultime energie e andare avanti. I tornei, a cui sta partecipando la Soccer Kids, sono stati finora davvero pesanti, incredibili, grotteschi. In un torneo giornaliero ho osservato dagli spalti il comportamento impetuoso di una madre, subito da me ribattezzata Tsunami, molto probabilmente laureata a pieni volti nell'arte della provocazione di massa per scatenare risse violente negli stadi.  (continua)

lunedì 13 maggio 2013

La mamma che non dorme


La scorsa settimana la squadra di Luca ha disputato una partita. È finita con un pareggio (2 a 2) interrompendo così una lunga serie di vittorie. Dopo qualche giorno una delle mamme si è avvicinata e facendo una faccia truce mi ha confidato: “Non sono stata bene. Il pareggio della squadra non mi ha fatto dormire per due notti di seguito. Pensa come starei in caso di una sconfitta”. L’ho guardata con gli occhi sbarrati e la bocca aperta, come se avessi davanti una creatura mostruosa di un altro pianeta. Le ho solo risposto di riprendersi e di non preoccuparsi. Avrei voluto aggiungere di farsi controllare con urgenza il cervello da uno specialista ma sarei stato un tantino eccessivo. Meglio evitare e andare avanti. Tutto questo è sconvolgente ma Luca si diverte, corre dietro al pallone ed è il bambino più felice del mondo. Ed io non posso farci nulla. Alla fine per resistere mi sono affidato a voi, a questa terapia di gruppo. Sono un papà nel pallone. Continuerò a raccontarvi queste storie alla prossima seduta.

domenica 3 marzo 2013

Peggio degli ultras


Nello stadio è scoppiato il caos. In campo i bambini stanno disputando gli ultimi minuti della finale. Sugli spalti invece due mamme di opposti schieramenti si stanno azzuffando senza risparmiarsi borsate, parolacce e tirate di capelli. Luca segna un altro goal e chiude la partita. Evento questo che complica la situazione. I mariti intervengono per sedare le due donne, ma sono così carichi di adrenalina che a loro volta vengono alle mani.  Interviene un altro genitore urlando contro i supporter della squadra avversaria, poi un altro ancora. Non ci capisce più nulla. Peggio degli ultras. Soltanto l’arrivo della polizia locale riesce a sedare gli animi. Intanto, nel campo è iniziata la cerimonia di consegna dei trofei e delle medaglie. I bambini, almeno questa volta, non si sono accorti di nulla. Adesso devo scappare per accompagnare mio figlio all'allenamento. Continuerò a raccontarvi queste storie alla prossima seduta.

venerdì 1 marzo 2013

Mamme, risse e altre catastrofi


È la finale del torneo. La squadra di Luca è imbattuta. I palchi sono pieni di genitori esagitati. C’è un rumoroso gruppo dell’altra squadra che improvvisa cori da stadio, un papà che ogni tre per due suona un’assordante tromba e, non molto distanti dalla mia posizione, tre mamme all'apparenza molto tranquille rispetto al resto della comitiva. Sono sedute sui gradini in silenzio tenendo le ginocchia congiunte con la borsa sopra. È iniziato l’ultimo tempo. Le squadre sono in una situazione di parità. Bisogna vincere per conquistare il primo posto. Luca segna il goal del vantaggio. La situazione si surriscalda. Una delle tre mamme si volta verso di me e gli altri genitori della Soccer Kids. “Certo che i vostri figli sono troppo aggressivi”. Nessuno le dà retta, pur provando un certo senso di fastidio, qualcosa che si muove nello stomaco. Lei insiste. “Il numero 10 è proprio un animale, dovreste mandarlo a fare rugby. È ovvio che con un fisico così nessuno riesca a fermarlo. Lo riempite di anabolizzanti?”. Sta parlando di mio figlio, ma faccio finta di niente. Non voglio cadere nella provocazione. Lei insiste. “Il numero 5 invece sembra un paraplegico. Guardate che impacciato, ci vuole coraggio a farlo giocare in una squadra”. Sta parlando di uno dei difensori della Soccer Kids, la cui mamma ha sentito tutto. Infatti, si volta verso di lei e le urla: “Brutta stronza, ripeti ancora quello che hai detto. Paraplegico ci sarà tuo figlio”. L’altra afferra la borsa come un’arma, la ruota nell'aria e la colpisce a un fianco. È la fine. (continua)

martedì 26 febbraio 2013

Creature che scatenano l’inferno


Ciao, mi chiamo Greg e sono il padre di un bambino che gioca a calcio. In questa seduta terapeutica vorrei parlarvi di un altro trauma che spesso colpisce il genitore inconsapevole (che è entrato suo malgrado nel mondo del calcio giovanile). Ci sono delle creature di varie forme che si manifestano negli spalti dei centri sportivi, non solo in occasione delle partite. A volte sembrano inoffensive. Nei modi di fare, parlare e vestire. Addirittura ricordano tanto certe perpetue del profondo Nord. Altre invece appaiono subito trasgressive, cloni di star televisive dedite a eccessi. Non fatevi ingannare. Le più pericolose sono sicuramente le prime. Sto parlando delle mamme che seguono i loro pargoli aspiranti calciatori. Le mamme che non si contengono, dicono sempre la parola di troppo e innescano pericolose scintille. Non ha importanza se la categoria è quella dei piccoli amici. Il buonsenso dovrebbe prevalere sempre. Nessuno, per esempio, rischierebbe di accendere un fuoco all'interno di magazzino di esplosivi. Queste mamme lo fanno un attimo dopo il fischio d’inizio di una partita e scatenano l’inferno. (continua)