Nelle società di calcio giovanile l’attenzione è tutta per le squadre A. Le altre possono vincere, perdere, giocare male o bene. Quello che fanno tanto non interessa a nessuno. Alcune realtà, invero, per evitare differenze riducono per ogni annata le squadre a un numero massimo di due formazioni rinunciando a maggiori incassi con le iscrizioni, ma di fatto le differenze di trattamento tra le squadre persistono e per assurdo in questi casi sono addirittura più evidenti. Se per esempio, una società di calcio ha solo due squadre per la categoria 2002, vuol dire che ha fatto una selezione ma anche che al 99% ha formato una squadra (la A) di soli elementi bravi e l’altra (la B) di giocatori altrettanto talentuosi ma con qualcuno con minori capacità. Il risultato è che la prima squadra è messa nella condizione ottimale per crescere, mentre la seconda parte svantaggiata. Non sarebbe meglio per una società avere due squadri forti dello stesso livello? Meglio poi evitare di addentrarsi in quei strani meccanismi che portano dei ragazzini non dotati nelle squadre A o addirittura in squadre professioniste. Questi forse sono misteri del calcio giovanile, inspiegabili per i profani. Non sempre, infatti, certe politiche sono comprensibili per i genitori ma sicuramente le società avranno le loro valide ragioni per compiere certe scelte. Basta, sono stanco. Sono un papà nel pallone. Vi racconterò altre avventure alla prossima seduta.
Visualizzazione post con etichetta provini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta provini. Mostra tutti i post
lunedì 14 aprile 2014
domenica 7 aprile 2013
Quelli che ti selezionano i pargoli
Non sono un esperto del settore ma credo che sia sbagliato avviare una rigida selezione sui baby calciatori prima del decimo anno di età. Ci sono società che invece la fanno già a partire dai sei - sette anni. Non è troppo presto per prevedere future evoluzioni? Mio figlio Luca è stato già convocato da diverse società professionistiche, insieme con altri piccoli selezionati a livello provinciale e regionale. Non si è trattato di veri e propri provini, bensì di allenamenti particolari e intensi, probabilmente per vedere dal vivo chi magari è finito nel mirino di qualche osservatore. Queste situazioni per ora non mi piacciono, sia perché le ritengo premature, sia perché ho ravvisato che spesso una buona percentuale di bambini è selezionata per ragioni che palesemente esulano dalle capacità di coordinamento, tecnica e visione di gioco. Ma ci vuole pazienza, miei cari. (continua)
Etichette:
allenatore,
partita,
piccoli amici,
provini,
selezione
Iscriviti a:
Post (Atom)