venerdì 22 marzo 2013

Scuola calcio o baby parking?


In una squadra di piccoli amici ci possono essere bambini molto portanti al gioco del calcio. Hanno delle qualità che possono essere adeguatamente sviluppate attraverso gli insegnamenti mirati di un buon allenatore, che a sua volta dovrebbe ricevere adeguate istruzioni dal dirigente sportivo della società. 
Altri bambini invece sono palesemente indietro e non riescono a tenere il ritmo della squadra. Quando sono così piccoli, soprattutto le società dilettantistiche non fanno un minimo di selezione. Anzi, molte realtà prendono tutti a prescindere, senza alcun criterio. L’unico obiettivo è di fare business con le iscrizioni. Più bimbi si iscrivono meglio è per le casse delle società. In questo modo però si creano situazioni strane, un calderone confuso che non serve a nessuno. 
Ci sono tanti bambini che hanno passione e talento, altri solo la passione. E altri infine che sembrano capitati nel campo di gioco per caso, quasi abbandonati. I loro genitori infatti hanno solo bisogno di posteggiarli da qualche parte. Non ha importanza l’attività svolta. Piscina, palestra, danza, calcio, sono per loro sono la stessa cosa. Spesso questi bambini “costretti e abbandonati” saltano gli allenamenti, spariscono per settimane e poi come se niente fosse rientrano in squadra con inevitabili effetti negativi. Gli altri sono cresciuti da più punti di vista, loro invece sono rimasti molto indietro e questa situazione compromette l’equilibrio generale della squadra. 
I bambini ovviamente non hanno colpa. I responsabili sono sempre i genitori che dovrebbero prestare più attenzione alle reali esigenze dei figli, cercando di trovare per loro l’attività più congeniale da svolgere nel tempo libero. Il calcio, bello o brutto che sia, è un gioco di squadra. (continua)

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