giovedì 25 giugno 2015

Questo giocatore è scarso

Nell'ultimo torneo disputato dalla Soccer Kids c’è stato un altro colpo di scena. Nel girone finale un papà di una delle squadre avversarie si è attaccato alla rete di protezione del campo, a poca distanza dal nostro portiere. Dopo un goal subito per una sfortunata serie di rimpalli, questo genio di adulto ha iniziato a fare spiacevoli commenti ad alta voce proprio per farsi sentire, sia dal nostro portiere, sia dagli altri in campo: “Tirate! Hanno un portiere scarso, forza che li battiamo. È cotto dal sole, sfondategli la rete. Forza, è scarsissimo”. A parte l’idiozia di farsi sentire apposta dal ragazzo che c’è rimasto molto male, questo genitore non ha messo in conto di poter avere vicino il papà “dello scarso”. Conosco quest’uomo che è solitamente persona mite e silenziosa, ma probabilmente aver sentito offendere in quel modo il figlio gli ha fatto scattare qualche meccanismo nella parte più selvaggia del cervello. È successo tutto nel giro di pochi secondi. Ha afferrato l’idiota per i capelli e gli ha sbattuto ripetutamente la faccia contro la rete, fino a quando siamo intervenuti per fermarlo. Adesso sono stanco. Vi racconterò altre storie alla prossima seduta.

giovedì 18 giugno 2015

La mamma cronometro

Nel torneo dei giorni scorsi i ragazzi della Soccer Kids si sono classificati terzi, ma non è questo che voglio raccontarvi bensì lo show di una mamma di una squadra avversaria. Durante la lunga pausa tra la sessione mattutina e quella pomeridiana, una signora bionda diversamente bella si è avventata contro il mister della squadra di suo figlio. Con gli occhi spiritati e un timbro di voce cavernoso gli ha urlato: “Non mi freghi più. Questa volta ho cronometrato tutto, il tempo giocato da ogni ragazzo. E lo sai che cosa ho scoperto?”. Il mister è rimasto fermo e bianco in faccia in evidente difficoltà. Lei allora gli ha quasi stampato un grosso cronometro in faccia e gli ha detto scandendo bene le parole: “Tredici minuti e quindici secondi. Hai capito bene? Hai fatto giocare mio figlio tredici minuti e quindici secondi in meno. Adesso basta. Non è diverso dagli altri. Non ci sono campioni. Tutti devono giocare lo stesso tempo. Hai capito imbecille?”. Nel frattempo attorno ai due si era formato un cordone di altri genitori incuriositi. Il mister ha provato a balbettare qualcosa: “Ma io! Ma veramente! Non faccia così e che…”. E la mamma lo ha interrotto: “Fottiti. Chiama il ragazzo che me lo porto via. Non lo vedrete più”. Nel giro di pochi minuti ha ritirato il figlio come un pacco ed è uscita dal campo indignata e con la testa alta. (continua)

mercoledì 10 giugno 2015

Caldo di fine stagione

Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. L’estate è esplosa in largo anticipo con temperature che superano i 36°. In altre parole, cari amici di terapia, si schiatta. Adesso immaginate come possano sentirsi i ragazzi della Soccer Kids in campo per gli allenamenti o per le ultime partite dei tornei. Sudiamo e soffriamo noi genitori che stiamo seduti comodamente all’ombra e immobili come semafori. Figuriamoci loro che corrono da una parte all’altra del campo dietro alla palla. Ogni tre per due interrompono per bere o mettere la testa sotto il rubinetto. Sono gli ultimi colpi di coda della stagione. Ancora qualche settimana e si chiuderanno baracca e burattini. Anzi, no! Prima, in caso di conferma per la prossima stagione, ogni ragazzo dovrà compilare e consegnare i documenti per la nuova stagione, versare un acconto sulla quota di iscrizione e dare anche il nuovo certificato medico che solitamente è meglio farlo in idonei centri di medicina sportiva. Poi, dopo, forse, si potrà dire che la stagione è finita. (continua)

giovedì 4 giugno 2015

Come una grande famiglia

Dopo avere definito tutti i dettagli e versato le relative quote per il mega torneo in Toscana è iniziato il conto alla rovescia per la partenza. Il fatidico giorno è poi arrivato e in gruppo formando un lungo serpentone di auto ci siamo spostati dal Nord verso la Toscana, fermandoci spesso in autogrill per un caffè. Praticamente una festa, qualcosa di simile a una grande e allegra scampagnata. Almeno il clima è stato questo, ma i ragazzi si sono divertiti e affiatati ancora di più. 

L’albergo che ci ha ospitato è stato più che discreto come i pasti serviti. Noi papà in realtà spesso e volentieri abbiamo preferito cenare nelle trattorie toscane del livornese e in generale approfittare del torneo per qualche escursione turistica ovviamente nei momenti di pausa tra un ciclo di partite e l’altro. Con i ragazzi siamo anche riusciti (non tutti per la verità) a fare il primo bagno a mare nelle note spiagge bianche, lungo il litorale di Rosignano Marittimo. Poco sole e acqua un tantino fredda ma niente può fermare i ragazzi e i genitori della Soccer Kids. 

Come avete notato, cari amici di terapia, vi sto raccontando poco dell’aspetto agonistico del torneo.  L’ho fatto di proposito, anche perché la Soccer ha vinto facile conquistando il primo posto dopo tre giorni di partite contro squadre di livello fisico e tecnico assai inferiore. I ricordi che restano infatti riguardano le cose accadute fuori dal campo, come le chiacchierate nel salone dell’albergo fino a notte fonda, le mangiate in trattoria, le corse mattutine lungo il litorale toscano di qualche papà particolarmente sportivo e le risate dei nostri ragazzi. Anche questa esperienza, in questo caso molto positiva, è stata archiviata. È stato come andare in vacanza con una grande famiglia di 50 persone. Alla prossima seduta.

lunedì 25 maggio 2015

Il calcio fa miracoli

A un torneo ogni ragazzo deve essere obbligatoriamente accompagnato almeno da un genitore. Non è invece imposto che sia tutta la famiglia, fino alla settima generazione, a spostarsi in blocco. Alla fine, al torneo in Toscana, la nostra squadra della Soccer Kids ha partecipato con 50 persone, tra aspiranti campioni del pallone e famiglie al seguito con tanto di pargoletti appena nati e anziani nonni che appena riescono a stare in piedi reggendosi con un bastone. 

Non avete, però, idea dell’effetto galvanizzante di un torneo per un vecchietto. È meglio di qualsiasi programma alle terme e di qualsiasi eccitante, comprese le note pasticche blu. Un nonno che vede correre il proprio nipote dietro a una palla ringiovanisce di 20 anni, inizia a urlare per fare il tifo, a gettare il bastone lontano e ad appendersi alla rete muovendola come fanno le scimmie dello zoo. Il calcio fa miracoli, signori miei.

Altro punto nodale del torneo è stato decidere come suddividere i giocatori nelle stanze. Pur essendoci un forte spirito di squadra, ogni ragazzo ha qualcuno con cui lega di più e con cui spera di finire in camera per ridere e magari giocare insieme con qualche dispositivo elettronico (che in realtà sarebbe vietato). Non sempre però è facile accontentare tutti. In ogni modo, i ragazzi sono stati “distribuiti” in stanze da tre e da quattro. 

Poi è toccato anche ai genitori. Ogni famiglia al completo (madre, padre e eventuali fratelli del calciatore) ha avuto una stanza. I nonni e i genitori singoli (mamma o papà) che hanno accompagnato il proprio ragazzo invece sono stati sistemati in singole o doppie. A me, per esempio, è toccato dividere la stanza con il papà del nostro portiere, un logorroico che continuerebbe a parlare senza mai fermarsi per intere settimane, anche se un terrorista islamico gli separasse con un coltello la testa dal corpo. Un incubo. (continua)