Alla prima partita il sergente istruttore riesce appena a contenersi anche perché la Soccer Kids vince con un punteggio pieno di 6 a 0. Alla seconda sono sotto di due goal e lui perde il controllo, come sempre. Deve sfogarsi con qualcuno e prende di mira Luca. “Vai avanti. Fermo. Indietro. Gira. Passa. Cambia. Avanti. Indietro. Fermo”. Neanche fosse un giocatore manovrato con il controller della PlayStation. Dopo cinque minuti mio figlio è completamente in tilt. Non riesce più a muoversi autonomamente. Si volta sempre verso l’allenatore per aspettare il suo nuovo comando. Lui gli urla contro con il volto gonfio e rosso per lo sforzo. Luca sembra spaventato e inizia a fare uno sbaglio dopo l’altro. Non è da lui. Vi ricordo che stiamo parlando di un bimbo di sette anni. Il mister dell’altra squadra si avvicina al sergente e gli dice di calmarsi. Lui non la prende bene e inizia anche a bestemmiare. Luca a un certo punto si ferma in mezzo al campo e gli dice: “Tu sei cattivo. Non voglio giocare più”. Il sergente lo afferra per la maglietta e lo strattona bruscamente. “Come ti permetti. Moccioso. Tu fai quello che ti dico io, altrimenti ti prendo a calci nel culo”. Mio figlio è molto orgoglioso e sta facendo di tutto per non scoppiare a piangere. Non ci riesce e si lascia andare e questa cosa lo umilia. Sono sconvolto, riesco a entrare in campo. Sto correndo verso il sergente Hartman con la chiara intenzione di dargli una sonora lezione. Per sua fortuna, mi bloccano in due. Una scena riprovevole, che faccio quasi fatica a raccontarvi ma questa è una terapia. Vengo accompagnato fuori dal campo e calmato dagli altri genitori. Chiedo che mio figlio venga portato nello spogliatoio, che non voglio che continui a giocare sotto la guida di quel pazzo. Tutto questo avviene sotto gli occhi di centinaia di persone. Il sergente Hartman viene prelevato quasi di peso dagli organizzatori del torneo e portato fuori dallo stadio. La squadra viene affidata a uno dei genitori accompagnatori. È l’ultima volta che il sergente allenerà una squadra e per me l’ultima volta che perderò le staffe. Luca è tornato in campo. Lui e gli altri adesso sono più sereni, giocano meglio e si stanno divertendo. Alla fine, la squadra si classifica al terzo posto. I bambini sollevano in aria la coppa e sono felici. Sono sicuro che Luca ha già dimenticato il sergente Hartman. Almeno lo spero. Sono un papà nel pallone. Continuerò a raccontarvi le mie disavventure nel mondo del calcio giovanile alla prossima seduta.
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domenica 17 febbraio 2013
Tu sei cattivo, non voglio giocare più!
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venerdì 15 febbraio 2013
Per favore chiamate la neuro
La squadra è scesa in campo accompagnata dal sergente Hartman. È un torneo impegnativo che prevede per ogni squadra sei partite di 20 minuti ciascuna, divise tra mattina e pomeriggio. La società ospitante è una Scuola Calcio Inter. Tutto è organizzato alla perfezione. In un angolo dello stadio, vicino al campo, è stata già allestita l’area per la premiazione con sopra le coppe per le prime tre classificate e gli scatoloni con dentro le medaglie ricordo per tutti i partecipanti. I bambini della Soccer Kids sono al settimo cielo, carichi di adrenalina. Se non fosse per il loro istruttore, che come al solito sta iniziando a stressarli urlando come un pazzo e gesticolando in maniera convulsa, sarebbe una giornata bellissima. In fase di riscaldamento, lui continua a gridare come un furioso sergente dei Marines: “Più veloci. Scattare. Siete più molli di un budino venuto male. Forza nelle gambe. Correte. Forzaaaaa! Fate veramente schifo!”. Non contento, chiede ai bambini di correre attorno al campo. Alla fine del secondo giro vengono costretti a fare anche degli esercizi molto difficili per la loro età. Non tutti ci riescono e lui urla ancora più forte e con rabbia, quasi con la bava alla bocca. Inevitabilmente, ha attirato l’attenzione di tutte le famiglie che riempiono lo stadio. Qualcuno sta seriamente pensando di chiamare la neuro per farlo portare via o comunque di consigliargli di cambiare spacciatore perché la roba che assume sicuramente non è buona considerando gli effetti collaterali. (continua)
martedì 12 febbraio 2013
Il sergente istruttore Hartman
Ciao, mi chiamo Greg e sono il padre di un bambino che gioca a calcio. Sono un tossico passivo del pallone per conto terzi. Voglio guarire e stare meglio con il vostro aiuto. Vi ho già raccontato del rapporto non sempre idilliaco che esiste tra genitori e allenatori. Ne ho incontrati molti, alcuni eccellenti e preparati o perché ex calciatori o insegnanti di educazione fisica con almeno un master di istruttore svolto in società di calcio professionistiche. I primi anni, però Luca e la sua squadra della Soccer Kids sono stati seguiti alla carlona, qualche volta quasi affidati al primo che passava vicino al campo di calcio o peggio al bar della società. Una volta gli hanno affibbiato, soprattutto in occasione delle partite e dei tornei, un allenatore mediocre e davvero molto strano: giovane e sempre ben rasato, una voce possente, zero pazienza e un atteggiamento eccessivamente duro, cattivo e arrogante come quello che viene riservato nei film americani alle reclute del corpo dei Marines. Per essere più chiari. Vi ricordate il severissimo sergente istruttore Hartman di Full Metal Jacket? Ecco qualcosa del genere. Soltanto un irresponsabile potrebbe affidare a un simile soggetto, potenzialmente pericoloso per se stesso e la società, un gruppo scalmanato di marmocchi di sette anni che corre dietro a una palla. È per colpa sua che sbagliando ho perso di nuovo le staffe in occasione di un torneo e davanti a centinaia di persone. (continua)
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