Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio, nelle file della storica Soccer Kids. In questa seduta di terapia voglio condividere con voi la storia del genitore - allenatore, quello che qualunque cosa faccia il Mister non va bene. Questo espertone è convinto di sapere tutto, di poter dare consigli tecnici indispensabili per rendere la squadra più forte e competitiva. Ricordo sempre che stiamo parlando della categoria Pulcini, di bambini di otto anni che hanno la passione del calcio e cercano di fare del loro meglio per crescere e imparare le tecniche basilari. Questo papà “che sa tutto lui”, è pesante come una palla di piombo, disturba gli altri genitori, lascia commenti e consigli non richiesti, critica continuamente mister ma anche i singoli giocatori, tranne suo figlio. Ai suoi occhi gioca sempre bene e anche se dovesse commettere qualche errore, la colpa sarebbe sicuramente di un altro compagno di squadra da usare all’occorrenza come capro espiatorio. (continua)
venerdì 13 dicembre 2013
lunedì 9 dicembre 2013
Una bruttissima giornata di calcio
Piero, il giovane difensore strattonato e offeso da due genitori invasati è rimasto immobile in mezzo al campo tra i propri compagni di squadra, tutti ammutoliti e con la faccia bianca per la paura. Prima che i due pazzi fossero raggiunti e bloccati da un nutrito gruppo di allenatori, dirigenti e qualche genitore, sono riusciti a riempire di schiaffoni il compagno di squadra dei loro figli. In campo poi sono arrivati i genitori di Piero, la madre si è diretta verso il figlio in lacrime e il marito come un treno merci verso i due aggressori. È stata dura riportare la calma, tra insulti, spintoni, sputi e le facce sconvolte dei giovani calciatori e degli altri genitori presenti in campo e negli spalti. È stato necessario l’arrivo dei carabinieri per sedare gli animi. I genitori del ragazzino picchiato hanno sporto querela per lesioni personali. Un’altra giornata di sport è stata rovinata da due adulti idioti, violenti ed esaltati che non hanno esitato ad aggredire un ragazzino perché in campo non avrebbe fatto il suo dovere compromettendo l’esito della partita. È stato un evento molto traumatico per tutti e ci vorrà del tempo per superarlo. Ci aggiorneremo alla prossima seduta
venerdì 6 dicembre 2013
Padri che irrompono in campo
Quando l’arbitro ha fischiato il termine della partita, si è sentito un boato. La finale degli esordienti è terminata 1 a 4. I genitori della squadra vincente hanno iniziato a gridare, sventolare striscioni, intonare cori da stadio. Mentre quelli della squadra sconfitta sono rimasti in silenzio e con la testa bassa, tranne due papà di circa 30 anni che con la faccia rossa, gli occhi a palla e un ghigno sinistro si sono diretti con decisione verso la rete di protezione del campo. Luca ed io siamo stati gli unici a notarli perché ci sono passati davanti. Uno era magro e alto, l’altro un brevilineo di almeno un quintale. Li abbiamo seguiti con lo sguardo attonito. Hanno percorso tutto il perimetro del campo a ridosso della rete fino a trovare un varco. Sono entrati dentro e correndo si sono diretti indisturbati verso i ragazzini chiamando Piero, il difensore con la magia numero 4 della squadra dei loro figli. Tutto è accaduto troppo in fretta. Il papà più grosso l’ha afferrato per la maglietta agitandolo come un peluche e gridando: “Maledetto! Ci hai fatto perdere la partita. Sei negato! Ti sei fatto saltare come un birillo”. (continua)
martedì 3 dicembre 2013
Volano ceffoni per chi gioca male
Ciao, mi chiamo Greg e sono il padre di un bambino che gioca a calcio. Non potete immaginare che cosa è accaduto questa settimana. Sono ancora traumatizzato e mi riesce difficile trovare le parole giuste per iniziare questa seduta. Nei giorni scorsi ho portato Luca a vedere le finali di un torneo prestigioso riservato a diverse categorie delle giovanili. Tutto è andato bene e dopo una lunga serie di partite ci siamo presi una pausa, il tempo di mangiare l’immancabile panino con salamella e sorseggiare una bibita. Con calma siamo poi tornati sugli spalti a seguire l’ultima finale, quella della categoria esordienti. A disputare il primo posto due squadre molto toste e competitive, conosciute e apprezzate nel mondo del calcio giovanile. Il primo tempo è stato equilibrato ed è terminato con un pareggio, un secco uno a uno. Con la ripresa i giocatori della squadra di casa hanno iniziato a innervosirsi, a incepparsi sbagliando anche cose elementari e facendo gonfiare più volte la propria rete dagli avversari. Tutto avrei immaginato, tranne che poco dopo dei genitori invasati avrebbero preso a ceffoni un compagno di squadra dei loro figli, ritenuto reo di aver giocato male e della sonora sconfitta. (continua)
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domenica 1 dicembre 2013
La festa azzurra ed i soliti idioti
Siamo entrati al Meazza e abbiamo raggiunto il nostro settore. Con le facce gongolanti ci siamo goduti per la prima volta lo spettacolo, la bolgia dei tifosi incitare la nazionale italiana. Tutto emozionante ma niente paragonato a quello che accade in occasione delle partite di Serie A, che ho imparato a conoscere nei mesi successivi. La partita contro la Danimarca è stata piacevole e per la gioia del piccolo è terminata 3 a 1 a favore degli azzurri, grazie alle reti di Montolivo, De Rossi e Balotelli. Tutto molto bello. L’unica nota stonata è stata suonata da un gruppo di tifosi che, pur essendo prossimi a un settore pieno di famiglie con bambini, per tutto il tempo della partita hanno cantato cori offensivi e volgari contro diversi giocatori della nazionale, in particolare prendendo di mira la rappresentanza bianconera. Hanno ripetuto infinite volte un ritornello che parlava di un certo Pessotto che finiva sul cruscotto. Essendo un neofita ho chiesto chi fosse questo Pessotto a mio figlio che, in questi anni di attività calcistica nella Soccer Kids è diventato un’enciclopedia vivente sul calcio. Ci ha pensato un attimo e poi mi ha riposto che è stato un giocatore che si è formato nelle giovanili del Milan per chiudere la carriera con la Juventus con cui ha vinto tutto e di cui adesso dovrebbe essere un dirigente sportivo. Dopo la partita ho fatto una ricerca con il mio smartphone ed ho scoperto il dramma di questo giocatore: quello che ha fatto nel 2006 quando tenendo un rosario in mano si è lanciato da una finestra della sede della Juve a Torino atterrando su un’auto posteggiata. È sopravvissuto, di quell'evento non ricorda completamente nulla e oggi conduce una nuova vita come dirigente sportivo. Ho ritenuto non opportuno raccontare questi particolari a Luca e il vero motivo del ritornello sentito allo stadio. Non è ancora il caso di spiegargli fino a che punto possa spingersi l’idiozia di certi (presunti) tifosi. Il vero calcio è un’altra cosa. Non ho voluto rovinare la magia della sua prima partita in uno stadio, per giunta per vedere gli azzurri. Adesso sono stanco, continuerò a raccontarvi altre storie alla prossima seduta.
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