domenica 10 marzo 2013

Assalto all'arbitro


L'arbitro richiama solo verbalmente l'allenatore della Soccer Kids e indica il dischetto. Il numero 10 si prepara a tirare il rigore. Libera un calcio potente e la palla si infila in basso, nell'angolino sinistro. Il portiere si è tuffato dal lato giusto ma non ci è arrivato. La squadra avversaria esulta. Faccia di Topo invece invade il campo, si scaraventa contro l'arbitro e lo riempie di pugni. Quando riescono a staccarglielo è troppo tardi, il giudice di gara è una maschera di sangue. Il topo è immediatamente licenziato dalla società. Oggi me lo ritrovo responsabile del settore giovanile di un'altra società calcistica. Vi rendete conto? Faccia di Topo è il responsabile dei ragazzini. Come avrà fatto? Un tipo così dovrebbe essere rinchiuso in un centro di cura mentale permanente. Invece, gli hanno affidato la gestione dei più piccolini. Questo è uno dei tanti misteri del calcio. Continuerò a raccontarvi queste storie alla prossima seduta.

venerdì 8 marzo 2013

Per un calcio di rigore


Le imprese di Faccia di Topo sono indimenticabili. Due anni fa durante una partita domenicale della categoria Juniores ha toccato il fondo. In campo ha sempre urlato, strapazzato i suoi giocatori, insultato pesantemente avversari, arbitri, genitori. In sintesi: chiunque gli capitasse a tiro. Spesso e volentieri è stato espulso dal campo, sospeso e perfino minacciato. Ma quella volta ha superato se stesso. 
Vi racconto il fattaccio. Un giocatore della squadra avversaria sta per ricevere un cross e si coordina per calciare al volo verso la porta. Non riesce a colpire la palla perché un difensore della Soccer Kids gli entra in scivolata con i piedi a martello facendolo saltare in aria. L’arbitro espelle il difensore e assegna un calcio di rigore. Faccia di Topo non ci sta e gli urla che il fallo è avvenuto poco fuori dall'area. Si agita, bestemmia, sbatte con violenza a terra la cartella con tutti i suoi appunti. Non si preoccupa delle decine di bambini dei Pulcini che stanno guardando la partita perché dopo toccherà a loro entrare in campo. (continua)

martedì 5 marzo 2013

Il terribile Faccia di Topo


Ciao, mi chiamo Greg e sono il padre di un bambino che gioca a calcio. Questa è la nona seduta di terapia. La scorsa domenica ho avuto un incontro poco piacevole. La Soccer Kids ha giocato una partita in un stadio sperduto della provincia. Una struttura imponente ma vecchia. Nell'attesa dell’ingresso in campo dei bambini per la fase di riscaldamento, sono andato al bar a prendere un caffè e mi sono ritrovato davanti il terribile “Faccia di Topo”, un ex allenatore della Soccer Kids. Un personaggio viscido, violento e pericoloso che per mia fortuna ha sempre allenato le squadre dei ragazzi più grandi. Un fisico asciutto, abbronzatura color aragosta anche in pieno inverno, qualche tatuaggio di troppo e quell'inconfondibile faccia di ratto con baffi lunghi e sottili. Insomma, un tipo che ricorda tanto gli sgherri disegnati da Walt Disney. Mi ricordo benissimo di lui e soprattutto che cosa ha fatto. (continua)

domenica 3 marzo 2013

Peggio degli ultras


Nello stadio è scoppiato il caos. In campo i bambini stanno disputando gli ultimi minuti della finale. Sugli spalti invece due mamme di opposti schieramenti si stanno azzuffando senza risparmiarsi borsate, parolacce e tirate di capelli. Luca segna un altro goal e chiude la partita. Evento questo che complica la situazione. I mariti intervengono per sedare le due donne, ma sono così carichi di adrenalina che a loro volta vengono alle mani.  Interviene un altro genitore urlando contro i supporter della squadra avversaria, poi un altro ancora. Non ci capisce più nulla. Peggio degli ultras. Soltanto l’arrivo della polizia locale riesce a sedare gli animi. Intanto, nel campo è iniziata la cerimonia di consegna dei trofei e delle medaglie. I bambini, almeno questa volta, non si sono accorti di nulla. Adesso devo scappare per accompagnare mio figlio all'allenamento. Continuerò a raccontarvi queste storie alla prossima seduta.

venerdì 1 marzo 2013

Mamme, risse e altre catastrofi


È la finale del torneo. La squadra di Luca è imbattuta. I palchi sono pieni di genitori esagitati. C’è un rumoroso gruppo dell’altra squadra che improvvisa cori da stadio, un papà che ogni tre per due suona un’assordante tromba e, non molto distanti dalla mia posizione, tre mamme all'apparenza molto tranquille rispetto al resto della comitiva. Sono sedute sui gradini in silenzio tenendo le ginocchia congiunte con la borsa sopra. È iniziato l’ultimo tempo. Le squadre sono in una situazione di parità. Bisogna vincere per conquistare il primo posto. Luca segna il goal del vantaggio. La situazione si surriscalda. Una delle tre mamme si volta verso di me e gli altri genitori della Soccer Kids. “Certo che i vostri figli sono troppo aggressivi”. Nessuno le dà retta, pur provando un certo senso di fastidio, qualcosa che si muove nello stomaco. Lei insiste. “Il numero 10 è proprio un animale, dovreste mandarlo a fare rugby. È ovvio che con un fisico così nessuno riesca a fermarlo. Lo riempite di anabolizzanti?”. Sta parlando di mio figlio, ma faccio finta di niente. Non voglio cadere nella provocazione. Lei insiste. “Il numero 5 invece sembra un paraplegico. Guardate che impacciato, ci vuole coraggio a farlo giocare in una squadra”. Sta parlando di uno dei difensori della Soccer Kids, la cui mamma ha sentito tutto. Infatti, si volta verso di lei e le urla: “Brutta stronza, ripeti ancora quello che hai detto. Paraplegico ci sarà tuo figlio”. L’altra afferra la borsa come un’arma, la ruota nell'aria e la colpisce a un fianco. È la fine. (continua)