martedì 11 agosto 2015

Guardate che bravo mio figlio

Ci vuole poco a fare scattare l’astinenza: un pallone che rotola sulla sabbia, una notizia sul calciomercato della Serie A in televisione, rivedere nel telefonino una foto del proprio pargolo in azione sul campo. Gli unici che riescono a staccare veramente sono i figli che si godono la pausa con gli amici, tra piscina, escursioni e mare. Non sentono la mancanza del pallone, a parte qualche sporadica partitella. È in queste occasioni che i loro papà trovano un attimo di sollievo e si godono ogni azione come se fosse la finale del campionato del mondo. Non ha importanza se i figli stanno giocando in spiaggia, in un cortile o in un qualsiasi campo di patate di un qualsiasi villaggio turistico. Allora ecco che i neuroni si spengono e risale la bestia e iniziano commenti ad alta voce non richiesti: “Guarda che bravo mio figlio, si vede che ha il calcio nel sangue. Gli altri sono dei brocchi” o “Forza dai, saltali tutti e segna, fai vedere chi sei, un calciatore della Soccer Kids” oppure “Passategli la palla che mio figlio vi fa vedere come si gioca a pallone” e altre amenità del genere. I genitori normali iniziano a guardare questi esaltati, spesso in costume e ciabatte e la panza bene in evidenza, come se fossero dei pericolosi malati di mente. Qualcuno, infatti, impaurito richiama il proprio pargolo sussurrando: “Vieni andiamo via. Smetti di giocare con la palla. Non vedi che c’è gente strana in giro?”.  (continua)

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