giovedì 27 giugno 2013

La grande grigliata

L’ultimo atto della stagione è stato una festa con grigliata. I nani in calzoncini corti hanno trascorso ore a rincorrere la palla, ridere e a bere fiumi di bibite con le bollicine. I genitori invece, tra un bicchiere di birra e una salamella, a ricordare i momenti salienti del campionato, le grandi imprese nel campo di calcio (spesso iniziando con la fatidica frase “mio figlio…”). In ogni modo, il bilancino è stato positivo. Tirando le somme, la Soccer Kids ha vinto quasi tutte le partite disputate. È stata una specie di macchina da guerra ma sottovalutata (e in parte ignorata) dalla società che, come spesso accade, è più attenta solo alle categorie superiori. Pertanto, se vinci, perdi o pareggi è relativo. Diversi bambini il prossimo anno non ci saranno più: alcuni cambieranno società; altri si dedicheranno a sport più tranquilli (da ogni punto di vista); in pochi sceglieranno di trascorrere il tempo libero evitando qualsiasi attività fisica magari per dedicarsi agli scacchi o a qualche strumento musicale (chitarra e pianoforte, in primis). È normale: ogni anno la squadra si rinnova. Ne rimane soltanto l’ossatura, formata dai quattro - cinque bambini che hanno la vera passione del pallone. Al momento non c’è ancora alcuna selezione da parte della società. A settembre sicuramente arriveranno dei nuovi bambini e tutto ricomincerà (continua).

domenica 23 giugno 2013

Il bilancino

Ciao, mi chiamo Greg e sono il padre di un bambino che gioca a calcio. È finita. Ultima partita, ultimo torneo, grande vittoria e i piccoli amici della Soccer Kids possono finalmente godersi le meritate vacanze estive. Qualcuno dei genitori prova ad abbozzare un bilancino della stagione 2012 – 2013. Ci sono quelli che “mio figlio è stato bravo ed ha trainato la squadra”, praticamente un fenomeno (incompreso). Quelli che “si potrebbe fare meglio” e quelli che “va bene così”. Quelli che “tuo figlio Luca dovrebbe migliorare ed essere più costante”, anche se ha segnato più goal in assoluto e assicurato un numero infinito di assist vincenti. Credetemi quello che pesa non è il gioco del calcio o l’impegno grandissimo che è richiesto a un genitore per seguire il pargoletto che corre per 10 mesi dietro alla palla, bensì i fastidiosi effetti collaterali come commenti e giudizi non richiesti (soprattutto sui figli degli altri). Pesa anche che i “grandi” spesso dimenticano che il calcio è un gioco di squadra, dove le individualità sono un valore aggiunto ma bisogna avere sempre la mentalità di insieme, di appartenenza a un gruppo. Speriamo che l’estate porti consiglio. (continua)

mercoledì 19 giugno 2013

Lazzaro e il figlio incompreso

Durante l’ultima partita ho incontrato Lazzaro, un papà esaltato e mezzo delinquente. Ha urlato tutto il tempo che il figlio è stato in campo. Non è riuscito a contenersi fregandosene del fatto che vi erano circa 35° gradi e i baby giocatori stavano boccheggiando. Povero figlio. Avreste dovuto vederlo. Sudato, con il viso rosso fuoco e le gambe che tremavano. In prossimità dell’estate le partite dovrebbero giocarsi nelle fasce serali e non di primo pomeriggio. Il bimbo, a prescindere dal caldo non ha mai giocato bene. Secondo Lazzaro, però, la colpa è sempre stata dell’allenatore, della società, del tipo di campo, della crisi economica e perfino degli alieni. Per questa ragione, continua a farlo girare come una trottola da una società sportiva all'altra. Solo negli ultimi sei mesi ha cambiato tre squadre. Qualcuno abbi pietà e salvi questo fanciullo perché vedendolo giocare in campo una cosa è certa: non si diverte più, anzi sembra soffrire. Ci aggiorneremo alla prossima seduta. 

domenica 16 giugno 2013

Nessuna pietà

La Soccer Kids può farcela. La finale è a portata di mano e la tensione sale. Il caldo è micidiale e in campo si fatica non poco. Qualche genitore esagera: “Muoviti, sei fermo! Non puoi giocare così! Scatta adesso! Tira, corri, forzaaaaa”. Nessuna pietà. Cari amici di terapia i genitori di bambini che giocano a calcio non hanno nessuna pietà. Sono cattivi e frustrati dentro. Se ne fottono dello sport come momento di crescita condivisa. Vogliono che la squadra del figlioletto vinca e basta. Le parole d’ordine sono: correre, segnare ed esultare. Altre alternative non sono concesse. Ho visto genitori dopo una “terribile” sconfitta prendere a parolacce il proprio figlio: “Sei peggio di un cane morto. Se non sei capace di giocare lascia stare il pallone e datti alla danza, femminuccia”. La pressione di certe tipologie di genitori, probabilmente con carenza grave di neuroni, è qualcosa che lascia senza parole. (continua)

mercoledì 12 giugno 2013

Io bevo, tu corri

Ciao, mi chiamo Greg e sono il padre di un bambino che gioca a calcio. L'estate tarda ad arrivare ma vi
posso assicurare che nelle poche giornate di tempo stabile il sole picchia che è una bellezza. 
La temperatura passa nel giro di qualche ora dai 14 ai 30 gradi e per i bambini stare in campo diventa ancora più difficile. Stanno disputando le ultime partite. Solitamente loro e gli avversari giocano bene i primi 15 minuti, poi iniziano a rallentare e a sudare vistosamente come se avessero ricevuto delle secchiate d'acqua in faccia. 
A molti genitori seduti comodamente sugli spalti, all'ombra e magari con in mano una granita o una lattina di birra gelata, non frega niente del caldo e incitano con foga i piccoli a darci dentro. I giocatori ci provano ma non c'è niente da fare, anzi a tratti sembrano muoversi a rallentatore. Stanno in piedi solo perché in gioco c'è l’accesso alle finali del torneo. (continua)