Nelle società di calcio giovanile l’attenzione è tutta per le squadre A. Le altre possono vincere, perdere, giocare male o bene. Quello che fanno tanto non interessa a nessuno. Alcune realtà, invero, per evitare differenze riducono per ogni annata le squadre a un numero massimo di due formazioni rinunciando a maggiori incassi con le iscrizioni, ma di fatto le differenze di trattamento tra le squadre persistono e per assurdo in questi casi sono addirittura più evidenti. Se per esempio, una società di calcio ha solo due squadre per la categoria 2002, vuol dire che ha fatto una selezione ma anche che al 99% ha formato una squadra (la A) di soli elementi bravi e l’altra (la B) di giocatori altrettanto talentuosi ma con qualcuno con minori capacità. Il risultato è che la prima squadra è messa nella condizione ottimale per crescere, mentre la seconda parte svantaggiata. Non sarebbe meglio per una società avere due squadri forti dello stesso livello? Meglio poi evitare di addentrarsi in quei strani meccanismi che portano dei ragazzini non dotati nelle squadre A o addirittura in squadre professioniste. Questi forse sono misteri del calcio giovanile, inspiegabili per i profani. Non sempre, infatti, certe politiche sono comprensibili per i genitori ma sicuramente le società avranno le loro valide ragioni per compiere certe scelte. Basta, sono stanco. Sono un papà nel pallone. Vi racconterò altre avventure alla prossima seduta.
Nessun commento:
Posta un commento