Nei giorni scorsi ho incontrato Filippo, un vecchio amico ed ex calciatore semi professionista, il cui figlio oggi dodicenne gioca in una rinomata società di calcio della provincia. Lui ha le idee chiare e mi ha detto delle cose che mi hanno un po’ fatto riflettere: “Non c’è storia. Questo è il mondo del calcio. Lo devi accettare così. In campo i nostri ragazzi se avranno talento e anche un po’ di fortuna saranno ricompensati. Non ti devi preoccupare per questo. Ci sono i favoriti, i raccomandati, i sopravvalutati ma alla fine il campo sistema tutto anche per i ragazzini. Vedrai. Per il resto ti devi mettere l’anima in pace. In qualunque società giocherà tuo figlio, seria o meno, le situazioni negative potranno solo peggiorare nel tempo. Aumenta l’agonismo e di pari passo la stronzaggine dei genitori. Le rose dei giocatori sono sempre più ampie. Per questa ragione trovare un punto di equilibrio tra tante teste, spesso vuote, diventerà sempre più difficile, quasi impossibile. Fattene una ragione. Spera solo che a tuo figlio continui la voglia di giocare”. (Continua)
martedì 26 gennaio 2016
mercoledì 13 gennaio 2016
Sempre più in basso
Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Cari amici di terapia le feste sono andate, il circo degli allenamenti e delle partite ha iniziato a girare ai soliti ritmi ed io non mi sento molto bene. Il rovescio della medaglia del periodo di riposo appena consumato è che permette, ovviamente solo in caso di presenza di un numero sufficiente di neuroni in testa, di fare delle considerazione più oggettive sulla vita di un papà nel pallone. Che sia un mondo difficile lo sanno tutti. Il problema è che quando credi averci fatto il callo, di aver visto e superato tutte le avversità provocate da genitori indemoniati con gli occhi a palla infuocati e le fauci allargate a dismisura, si passa immediatamente ad un livello inferiore, sempre più in basso. (Continua)
giovedì 7 gennaio 2016
È difficile comportarsi da santi
Cari amici di terapia bisogna avere pazienza ed essere propensi alla santificazione per non reagire, per lasciare correre quando un altro genitore della squadra supera i limiti diventando insopportabile e criticando soprattutto con insistenza il gioco dei figli degli altri. Quando le cose vanno bene assumere questo atteggiamento è davvero molto facile, ma quando inevitabilmente la squadra attraversa una fase negativa le cose cambiano. I nervi salgono a molti dei genitori supertifosi che credono di avere figli campioni. In questa situazione un elemento come il nostro Ugo Grissino, che va in giro a buttare benzina del fuoco, provoca facilmente tensioni che alla fine rovinano il clima generale fuori e dentro il campo. Ho provato inutilmente a fare ragione questo soggetto. I problemi vanno eliminati alla radice o prima del nascere. Abbiate fiducia. Se vostro figlio volesse improvvisamente giocare a calcio in qualche squadra, dovreste glissare con eleganza e mandarlo subito a sfogarsi in cortile, prima che sia troppo tardi. Non iscrivetelo da nessuna parte. Ponete resistenza fino all’inverosimile. Nessun papà nel pallone esce immune da questa esperienza. Alla prossima seduta
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