La tecnica di Ugo, meglio conosciuto come Grissino, è oramai chiara a tutti nella Soccer Kids: pur di distrarre l’attenzione da suo figlio che non è un fenomeno, trascorre il tempo a fare casino e a provocare tensioni a destra e a manca prendendo di mira con battutacce una dopo l’altro i genitori e gli altri ragazzi della squadra. La scorsa settimana, per esempio, ha afferrato per un braccio il papà del portiere e gli ha detto con il suo fastidioso vocione che si sente a chilometri di distanza: “Tuo figlio non mi è piaciuto. Non ha giocato bene. Mettilo a posto. Si è cagato sotto. Si è fatto prendere dalla paura ed è stato incapace di parare per tutta la partita. Gli devi fare un bel discorsetto, altrimenti inizieremo a perdere tutte le partite”.
L’altro genitore, che è anche un po’ timido e balbuziente, era in evidente difficoltà e incapace di accennare un minimo di reazione. Ugo allora ha rincarato la dose continuando a mortificarlo per tanto tempo intervallando le sue battutacce con risate ed energiche pacche sulle spalle a qualche stupido sodale.
Nessuno è intervenuto. Alla fine, mi sono preso di coraggio, come quando ai tempi della scuola si affrontava il bulletto di turno, e gli ho detto: “La smetti. Andrea ha giocato benissimo ed ha anche fatto delle parate eccezionali. Se riesci a essere obiettivo, devi ammettere che se esiste qualche problema bisogna guardare più avanti della porta. Nelle ultime partite spesso uno o più avversari si sono ritrovati con troppa facilità da soli davanti al portiere. Evitiamo poi i commenti contro i ragazzi, che non fanno bene a nessuno. Anzi sosteniamoli quando sono in difficoltà”. Non lo avessi mai detto. Indirettamente ho spostato l’attenzione su suo figlio (che secondo lui nella peggiore delle ipotesi diventerà il più grande giocatore della nazionale). Il richiamo a Ugo mi è costato settimane di rottura di scatole, battutacce volgari e attacchi gratuiti contro mio figlio, la mia persona e perfino la mia famiglia. (Continua)