Il padre ha iniziato a picchiare Mario, a umiliarlo, a destabilizzarlo emotivamente. In molti nella sua squadra se ne sono accorti perché il ragazzo più volte è entrato in campo, magari tra una partita e l’altra di un torneo, con il segno rosso fuoco di una manata sul vivo. Nessuno però ha sentito l’obbligo di intervenire, di fare qualcosa e la situazione è andata peggiorando. Il genitore, sempre più frustrato e dopo una finale molto combattuta ma persa, lo ha perfino schiaffeggiato davanti a tutti all’uscita degli spogliatoi, accusandolo di non avere tirato fuori le palle e soprattutto di aver sprecato delle nitide occasioni da gol davanti alla porta. Solo a questo punto sono intervenuti altri due genitori che lo hanno ripreso in malo modo, spintonato e minacciato di denunciarlo se avesse continuato a trattare così il figlio. Il risultato è stato che il folle ha immediatamente lasciato la società. Il problema, però, non è stato risolto. Prima di settembre iscriverà il figlio altrove e continuerà a fargli del male. L’augurio è chi di dovere, partendo dalla nuova dirigenza che si ritroverà questo elemento, intervenga in modo drastico rivolgendosi alle autorità competenti. Alla prossima seduta
giovedì 21 luglio 2016
giovedì 14 luglio 2016
Confusione di ruoli
Il padre di Mario riprende con la telecamera tutti gli allenamenti e le partite. Qual è lo scopo? A casa, come mi è stato confermato da chi lo ha conosciuto, poi obbliga il figlio per ore a rivedere più volte tutti i singoli movimenti in campo per correggere errori, anche con il supporto di una lavagnetta, schemi tattici e altre amenità. Tutto questo anche al costo di sacrificare studio e tempo libero del ragazzo. È un padre padrone che sbagliando si sostituisce ad altre figure chiave di questo sport diventando all'occorrenza nei confronti di Mario il suo allenatore privato con stressanti sedute di allenamento extra, preparatore atletico, massaggiatore, medico, consigliere. La situazione è peggiorata da circa un anno, da quando il figlio anche per i normali disturbi legati alla crescita, ha iniziato a non essere sempre in forma, a non rendere come il genitore avrebbe voluto. (continua)
venerdì 8 luglio 2016
Un padre molto violento
Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. In questa seduta estiva, in cui la calura non perdona, vi voglio raccontare una brutta storia che mi ha profondamente sdegnato, quella di Mario, un ragazzino di 12 che da anni subisce violenze psicologiche e anche fisiche (continue percosse) da parte del suo genitore. Una storia che ho appreso solo per caso e che grida vendetta e sicuramente anche una denuncia alle autorità competenti. Il protagonista è un papà, uno stimato professionista milanese, che ha la fissa del calcio che ha praticato per tanti anni senza riuscire a fare carriera. Adesso, alla soglia dei 50 anni, sfoga tutte le sue frustrazioni sul figlio, un promettente attaccante che però rischia di disinnamorarsi di questo splendido sport e forse anche della vita. (continua)
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