Ciao, mi chiamo Greg e sono il padre di un bambino che gioca a calcio. Sto provando a disintossicarmi ma è un’impresa difficile. Quella cosa sferica che chiamano pallone mi segue ovunque come la luna nel cielo quando sono in macchina. Luca lo porta sempre dietro. Ogni momento, ogni posto è buono per tirare due calci, provare una finta, dribblare avversari inesistenti. Io lascio fare anche perché il bimbo onora un patto che abbiamo fatto all’inizio di questa avventura: prima la scuola e poi tutto il resto, calcio compreso. Lui lo rispetta. I risultati scolastici sono più che positivi. Generalmente chi gioca a pallone è considerato quasi un ritardato mentale e, in effetti, sentendo le dichiarazioni di certi giocatori professionisti, viene la pelle d’oca. Non tutti per fortuna sono così. Almeno, lo spero. Ci sono tanti giocatori che non rinunciano agli studi e arrivano a laurearsi: solo per fare un esempio si pensi al difensore della nazionale e della Juventus Giorgio Chiellini che nel 2010 ha conseguito a Torino la laurea in Economia e Commercio con un voto finale di 109/110. È quindi possibile coniugare studio e pallone. (continua)
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