Nel mondo del calcio giovanile ci sono tanti papà del pallone che sono diventati grandi professionisti nel gioco del neurone.
Allo stato normale ognuno di loro ne possiede nel cervello uno solo, che si muove sconfortato in uno spazio vuoto ribaltando contro le pareti della scatola cranica. Questa situazione comporta uno stato di rincretinimento tipico da tifoso di stadio, azioni istintive e prive di senso a volte anche violente.
Il gioco consiste nel mettere a loro disposizione una scatola speciale contenete un neurone. Chi riesce a pronunciare il proprio nome, ricordarsi il giorno del compleanno della moglie o del matrimonio oppure a scoprire il colore del cavallo bianco di Napoleone, si accaparra per un giro il neurone che mettendosi in connessione con l’altro che possiede già, gli fa provare l’ebrezza di pensare e di esprimere un concetto sensato che non necessariamente riguarda il calcio.
Il più fortunato alla fine si porta il neurone a casa e nel tempo inizia a ragionare e a comportarsi bene in occasione delle partite (e in generale nella vita) come dovrebbe fare un genitore serio e responsabile. Alla prossima seduta.
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