Se ne parla tanto ma di concreto ancora nulla. Di che cosa sto parlando? Dei fiumi di parole consumati sul rilancio dei vivai, sula necessità di scommettere sui propri ragazzi, per farli crescere e salvare il calcio italiano che da troppo tempo ha smesso di brillare, come dimostra la brutta e pesante esclusione dai prossimi mondiali.
Ci sono delle società professionistiche che rispetto ad altre investono davvero sui propri giovani, categoria dopo categoria li fanno crescere con l’obiettivo di portare poi i più talentuosi in prima squadra. Dovrebbe essere la normalità, anche per favorire il necessario ricambio generale.
Con il business delle scuole di calcio, i furbastri pronti a lucrare sulle aspettative dei genitori nel pallone, l’invasione di ragazzi stranieri, arrivare al professionismo è al momento molto difficile, probabilmente impossibile.
La cosa più assurda è che non sembrano emergere nuovi campioni del livello di Totti, Pirlo, e Del Piero. E anche se ci fossero rischierebbero di essere esclusi, non valorizzati perché le logiche e gli interessi sono cambiati. Alla prossima seduta.
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