Cari amici di terapia, sono il papà di un ragazzo che gioca a calcio.
A volte mi chiedo che cosa passa per la testa dei ragazzi. Una generazione al 100% digitale con nuovi linguaggi e strumenti di comunicazione, bombardata da ogni angolo da milioni di stimoli 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno.
A volte mi chiedo che cosa passa per la testa dei ragazzi. Una generazione al 100% digitale con nuovi linguaggi e strumenti di comunicazione, bombardata da ogni angolo da milioni di stimoli 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno.
Vivono in una grande comunità virtuale, sanno cosa fare e cosa evitare, anche se in molti ritengono il contrario.
Tutto questo, però, inevitabilmente intacca la loro capacità di concentrazione, di cui si abbisogna in diverse attività, compresa quella sportiva calcistica.
Tutto questo, però, inevitabilmente intacca la loro capacità di concentrazione, di cui si abbisogna in diverse attività, compresa quella sportiva calcistica.
Mi accorgo che non sempre riescono a staccare del tutto e si vede durante gli allenamenti o quando il mister spiega tattiche, tecniche varie o semplicemente lezioni di vita utili per farli crescere come ragazzi e come squadra.
Ecco perché si dovrebbe assolutamente vietare di usare smartphone e tablet prima degli allenamenti o prima di una partita. E in generale sarebbe sempre molto meglio lasciarli a casa per evitare tentazioni. Devono arrivare in campo "sconnessi" e pronti per giocare bene e con attenzione. La concentrazione deve essere massima. Un sacrificio di qualche è possibile da fare per tutti. La dipendenza è forte ma si deve provare altrimenti si rischia di finire come il ragazzo di quella storiella che, dopo un lungo black out in casa della connessione internet, ha scritto: “Ho scoperto che ci sono delle persone in casa, dicono di essere i miei genitori”. (continua)
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