Ad un certo punto del torneo abbiamo notato un papà nel pallone attaccato alla rete che, partita dopo partita, ha urlato di continuo al figlio le istruzioni tecniche per muoversi in campo, nell'indifferenza del mister e degli altri dirigenti sportivi. Una situazione insopportabile, a tratti irreale, anche perché il ragazzo pur rilevandosi un bravo giocatore di centrocampo ha iniziato ad essere teso come una corda di violino, a girarsi di continuo verso la rete per trovare l’approvazione del padre e ricevere nuove indicazioni. Quando in uno scontro uno a uno ha perso la palla, il padre ha iniziato a offenderlo senza ritegno: «Imbecille! Non ti fare saltare così. Fatti valere. Devi tenere la palla attaccata al piede. Hai capito?». Il ragazzo ha annuito con la testa e poi alla fine della partita pur avendo segnato anche due goal si è piegato in avanti vomitando l’impossibile. È giusto che un ragazzo di 12 anni che ama il calcio debba essere ridotto in questo stato di stress da un padre diversamente intelligente? (continua)
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