Il bilancio della stagione non è positivo. La squadra sia nel campionato invernale che in quello primaverile si è piazzata negli ultimi posti. Anche i tornei di fine stagione sono stati un disastro. Il mister ha abbandonato con due mesi di anticipo i baby giocatori. I ragazzi hanno perso fiducia e lo spirito di gruppo. In questi lunghi anni di tossicodipendenza di calcio ho imparato che quello che accade in campo e negli spogliatoi è il riflesso dei comportamenti degli adulti. Se i genitori sono affiatati e senza esagerare fanno del loro meglio per garantire il benessere dei figli anche nello sport, dando buoni consigli, sdrammatizzando le situazioni spiacevoli, inculcando il concetto di unione per fare la forza, allora tutto fila liscio. Ma questo accade raramente e purtroppo non si vive nel mondo dei sogni. I genitori, in particolare quelli convinti di avere i figli campioni, spesso e volentieri si dividono in gruppi e sottogruppi che amano trascorrere il tempo a criticare anche pesantemente i figli dei restanti genitori che a loro volta si organizzano in più tribù e sottotribù fino alla scissione dell’atomo. Il risultato è che le divisioni tra genitori della stessa squadra poi si vedono anche in campo: il figlio di una tribù che non passa più la palla al compagno perché appartiene ad un altro gruppo; risse non solo verbali tra genitori di fazioni contrapposte; aumentano i casi di individualismo esasperato e alla fine si perde la bellezza del gioco. (continua)
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