Ciao mi chiamo Greg e sono il papà di un bambino che gioca a calcio. Sono trascorsi sei anni da quando Luca ha iniziato a tirare calci al pallone. Si sono incrociate molte vite e molte storie. E inizio a non ricordare più tutti. Ogni anno, anche quando si rimane nella stessa società, le formazioni si rinnovano, si perde per strada qualche ragazzo perché ha deciso di cambiare, di smettere o ancora è stato cortesemente invitato ad andarsene. Ne arrivano dei nuovi con la propria chiassosa ciurma di sostenitori: genitori, nonni, zii e perfino vicini di casa. La bellezza del calcio giovanile è che ti fa incontrare tanti genitori, alcuni diversamente simpatici, altri con cui si innescano spontaneamente grandi amicizie. Non sempre però durano nel tempo, soprattutto a causa di forze maggiori. Luca, per esempio, aveva legato in particolare con tre suoi compagni di squadra che adesso non sono più in squadra: uno ha cambiato società e due si sono trasferiti altrove e precisamente in Germania e in America. Le loro famiglie per motivi di lavoro si sono dovute trasferire all'estero, sono emigrate. I social aiutano a mantenersi in contatto, a scambiare ricordi e nuovi momenti di vita ma non è la stessa cosa. Non si è più insieme campo dopo campo per i 10 mesi che dura una stagione calcistica. Non si è più insieme a condividere emozioni, birre e salamelle. Ma i contatti si perdono anche quando un ragazzo si trasferisce in un’altra società calcistica della stessa città. È inevitabile, si entra in un altro girone infernale che detta tempi e regole con nuovi ragazzi, dirigenti e genitori. (continua)
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