Come sempre in tutte le cose serve un minimo di equilibrio: un campo di calcio non può trasformarsi in un ring, dove i giocatori se le danno di santa ragione. Va bene lo scontro fisico. Va bene usare anche espressioni colorite e tribali come “è stata una partita maschia” o “si sono fatti valere e li hanno schiacciati”. Non ritengo giusto però esagerare, insegnare a colpire duro gli “avversari” per fare male. Non capisco una mazza di calcio ma questo modo di fare non mi piace. Il vero calcio è tutta un’altra storia, un mix di sudore, talento e sacrifici. Amici di terapia a volte penso a cosa farei se mio figlio Luca dovesse subire un brutto fallo? La risposta è che probabilmente reagirei molto male, soprattutto se fosse stato compiuto volontariamente? Farei un casino pazzesco. La colpa non è dei ragazzi, ma ancora una volta degli adulti che spesso portano dei piccoli giocatori sulla cattiva strada pur di ostacolare e fermare gli avversari, quando non ci riescono con le proprie capacità di gioco. In ogni modo, il mondo come il pallone sul campo continua a girare e quindi andiamo avanti. Alla prossima seduta.
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