Sono ovunque. Li trovi nei bar della società di calcio, sulle tribune in modalità corvo, nel parcheggio e perfino dentro la tazza del cesso quando alzi la tavoletta per fare quello che devi fare. Di chi vi sto parlando?
Dei papà che sono ancora assolutamente convinti di avere creato, attraverso atto riproduttivo istintivo con organismo pluricellulare di sesso opposto, un futuro campione del calcio mondiale. Posso capire quando un papà nel pallone si trova all'inizio del tunnel del calcio giovanile.
Non ha ancora esperienza e non riesce facilmente a controllare le emozioni, le colossali aspettative e soprattutto quella irresistibile voglia di dire cazzate. Ma dopo 5 o 10 anni che segue suo figlio, che pur girando come una trottola da una società all'altra causa presunta incomprensione dei vari mister non è emerso, deve farsene una ragione, stare calmo e rilassarsi.
Suo figlio non è un campione, non ha neanche talento e da un po’ di tempo sembra più interessato ad andare a trovare la compagna di scuola (quando i genitori di lei non sono in casa), piuttosto che andare al campo a tirare calci al pallone.
Dopo tutto questo tempo, il povero papà nel pallone dovrebbe avere capito che, anche nel caso in cui effettivamente suo figlio dovesse avere talento e testa, difficilmente riuscirebbe ad andare avanti, a fare carriera.
Per “esplodere” dovrebbe essere un fenomeno eccezionale veramente o come dicono le persone educate “avere una grandissima botta di culo”. Quindi a questo papà diamo tutti una affettuosa pacca sula spalla e diciamogli in coro: “Rilassati, goditi le partite e smetti di raccontare di quanto sia bravo tuo figlio a giocare a pallone”. (continua)
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