Sono Greg, il papà di un ragazzo che gioca a calcio. “La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”, amava ripetere il personaggio cinematografico Forrest Gump. Lo stesso concetto si potrebbe estendere anche alle società dilettantistiche di calcio, soprattutto per quanto riguarda l’assegnazione annuale del mister a una squadra.
Qual è il problema? Nelle società più strutturate e professionali tutto avviene secondo rigidi schemi prestabiliti, elaborati da esperti tenendo conto di diversi e importanti fattori. Ogni mister ha un programma settimanale di allenamenti da seguire alla lettera. Deve segnare tutto, dal trend del singolo ragazzo ai risultati della squadra. Niente può essere lasciato al caso. Le verifiche sono continue e rigide.
In molte altre realtà, purtroppo, non è così e, di fatto, ad ogni mister viene lasciata la più ampia libertà, in sostanza la facoltà di allenare come meglio crede i ragazzi. Ai genitori non resta che affidarsi alla Madonna e a tutti i santi e pregare senza sosta per intere settimane, per ottenere la grazia di avere assegnato un mister capace di educare e allenare. Quando questo non succede è un disastro. Le giovanili si reggono sul volontariato ma certi errori possono avere effetti molto negativi sulla crescita di un ragazzo. (continua)
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