Una volta il pallone era tutto. Dopo i compiti, la sfera magica serviva a riempire intere giornate, in cortile o in qualche angolo di strada. Non è più così e spesso, anche i ragazzini più promettenti, lasciano improvvisamente questa attività sportiva perché hanno a disposizione tante alternative accattivanti, come trascorrere del tempo a divertirsi con i propri amici o dedicarsi al primo amore. Il calcio non perdona perché impone costanza, sacrifici, tempo.
In questi anni sono tanti i compagni di squadra di Luca, alcuni molto bravi, che hanno mollato tutto. È normale che accada. Per assurdo forse a rimanerci male sono proprio i genitori. Per seguire il figlio sono diventati dei tossici del pallone e dopo anni di dipendenza devono smettere. Qualcuno magari si era creato anche delle aspettative, sognando un giorno di vedere il figlio diventare professionista e giocare in Serie A.
Una cosa è certa: alla fine a decidere cosa fare saranno sempre i ragazzi. Non possono essere forzati a continuare oppure a smettere. E noi genitori che possiamo fare? Sicuramente godercela fino alla fine. Adesso devo andare, alla prossima seduta.
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